Paolo Annechini
La missione crea legami, la missione apre confini e prospettive. Può essere sintetizzata così l’esperienza di un gruppo di giovani legati a due sacerdoti fidei donum di Gubbio (don Leonardo Giannelli e don Antonio “Topio” Zavatarelli) e ai missionari bergamaschi. Gestendo un rifugio sul monte Alben in alta Val Seriana nel Bergamasco, questi giovani raccolgono fondi per sostenere i progetti nella parrocchia di Peña e sulle sponde del lago Titicaca in Bolivia. Per fare questo hanno costituito l’associazione La Cordillera (www.lacordillera.org). Il rifugio è stato inaugurato ad inizio estate, dopo due anni di lavoro, trasportando quasi tutti i materiali a mano.
Andandoli a trovare – due ore di cammino, 600 metri di dislivello da Cornalba, dove si lascia l’auto – questi giovani ti raccontano volentieri le loro esperienze in Bolivia e, soprattutto, cosa stanno facendo adesso per sostenere i loro progetti di solidarietà. “Sono stato volontario fisioterapista a Peñas in un progetto sanitario che aiuta le persone con difficoltà motorie, con malattie croniche e patologie acute”, racconta Francesco Villa. Continua Luca Barelli: “Tanti che hanno costruito questo rifugio hanno avuto esperienze con persone povere in Bolivia e questo ha creato connessione e solidarietà”. Anche Luca Persico dice: “Il rifugio l’abbiamo sistemato in quasi totale autocostruzione, usando materiali del luogo, come si faceva una volta. Questo ci ha permesso di rafforzare il rapporto tra noi, abbiamo capito fin da subito che finché non scattava tra noi un’alchimia fatta di intesa, che ci permetteva di raggiugere livelli alti di comprensione vicendevole, non potevamo portare a nessuno questa esperienza. È stato faticoso, però ci ha unito tantissimo”.
A queste voci fa eco Marta Palvarini: “La Cordilliera unisce giovani da tutta Italia, alcuni hanno fatto esperienza in missione in Bolivia, altri si sono avvicinati con questo progetto del rifugio mettendo a disposizione il proprio tempo. Sono arrivati dicendo: ‘Mi fermo un giorno’, poi invece dopo due settimane erano ancora qui”.
Anche Giacomo Lanaro, Miriam Sanvito ed Ester Campoleoni aggiungono le loro testimonianze che parlano di dare voci ai più deboli, riconnettersi alla natura che dà vita, imparare dalla gente che in Bolivia vive con semplicità e grandi valori che qui si rischia di perdere.
Tra gli assidui frequentatori del rifugio c’è anche Luca Vistalli, sindaco di Cornalba: “Ho la pelle d’oca: qui era tutto morto, sono arrivati questi giovani e hanno rivitalizzato tutto”. Passiamo dal Centro missionario diocesano di Bergamo, da don Massimo Rizzi, direttore, coinvolto nel progetto anche come espressione dei 60 anni di attività missionaria della Chiesa di Bergamo in Bolivia, e ci dice: “Di cosa parlano queste vite? Io penso che parlino di vita quotidiana, dell’impegno giorno per giorno, della capacità di mettere a frutto competenze nella più totale gratuità. Ci mostrano il volto di Dio, la loro è certamente missione”.