M. Chiara Biagioni
“Con ferma convinzione diciamo: basta con la guerra! Fermiamo ogni conflitto. La guerra porta solo morte e distruzione, è un’avventura senza ritorno nella quale siamo tutti perdenti. Tacciano le armi, si dichiari subito un cessate il fuoco universale. Si attivino presto, prima che sia troppo tardi, negoziati capaci di condurre a soluzioni giuste per una pace stabile e duratura. Si riapra il dialogo per annullare la minaccia delle armi nucleari”. Si apre così l’Appello di Pace di Roma che è stato letto da una giovane al Colosseo al termine dell’Incontro Interreligioso promosso dalla Comunità di Sant’Egidio nello spirito di Assisi.
Il testo è stato firmato sul palco da Papa Francesco e da tutti i leader religiosi. Sul palco Edith Bruck, scrittrice sopravvissuta alla Shoah, ha poi personalmente consegnato alle giovani generazioni il messaggio della pace che lo hanno poi distribuiti alle autorità politiche seduti in prima fila come rappresentanti di tutte le Nazioni del mondo. “Siamo di fronte a un bivio – scrivono i leader religiosi -: essere la generazione che lascia morire il pianeta e l’umanità, che accumula e commercia armi, nell’illusione di salvarsi da soli contro gli altri, o invece la generazione che crea nuovi modi di vivere insieme, non investe sulle armi, abolisce la guerra come strumento di soluzione dei conflitti e ferma lo sfruttamento abnorme delle risorse del pianeta”. “Il mondo, la nostra casa comune, è unico e non appartiene a noi, ma alle future generazioni. Pertanto, liberiamolo dall’incubo nucleare. Riapriamo subito un dialogo serio sulla non proliferazione nucleare e sullo smantellamento delle armi atomiche. Ripartiamo insieme dal dialogo che è medicina efficace per la riconciliazione dei popoli.
Investiamo su ogni via di dialogo. La pace è sempre possibile! Mai più la guerra! Mai più gli uni contro gli altri!”.
Per tre giorni, leader religiosi, autorità politiche, rappresentanti del mondo della cultura e della società civile si sono confrontati sui grandi temi che attraversano il mondo. Dalle guerre, alle migrazioni, al ruolo delle religioni. Questo pomeriggio, si sono divisi ed in punti diversi della città, hanno pregato ciascuno secondo la propria tradizione di fede. A condurre la preghiera cristiana, con papa Francesco in prima fila, è stato Mar Awa III, Patriarca-Catolicos della Chiesa Assira d’Oriente, che ha esortato i cristiani a “divenire autentici operatori della pace di Gesù nel nostro tempo”, “anche quando ci fosse richiesto il dono della nostra vita, nell’amore reciproco l’uno per l’altro”.
Giunti poi tutti al Colosseo, è stato Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, ad aprire la cerimonia finale. “Dal mondo percorso da venti di guerra si alzano grida e invocazioni di pace. Milioni di persone esprimono in modi diversi una volontà: basta con la guerra. Dall’Ucraina bombardata, dalle trincee del Donbass si alza il grido dei feriti, dei morenti, il lamento dei familiari e degli amici. Le stesse urla di dolore, le stesse implorazione si alzano dalla Siria, dal Caucaso, dall’Afghanistan , dallo Yemen, dalla Libia, dall’Etiopia, dal Sahel, dal Nord del Mozambico”. “Quante grida, quante invocazioni. Chi accolta queste voci, chi ascolta le voci di chi non c’è più?”, ha detto Impagliazzo. “Il rumore e l’indifferenza sono la maniera per tacitare i vivi e dei morti. Si soffocano la voce dei morti a tal punto che non sappiamo nemmeno il loro reale numero. Si spegne il lamento dei feriti, dei sofferenti, degli affamati, dei profughi.I faziosi a servizio delle ragioni della guerra ci spiegano che esistono le guerre giuste e le guerre sante. Ma noi siamo qui, perché abbiamo scelto di ascoltare il grido di tanti, fratelli e sorelle in umanità.Noi, provenienti da ogni parte del mondo, non abbiamo voluto chiudere le orecchie e inchinarci alle ragioni della guerra. Abbiamo scelto invece di ascoltare il grido di pace che sale da tutti i continenti”.
“Le strade di pace ci sono. Si tratta di intravederle, indicarle, aprirle, percorrerle”.
Su un grande schermo, sono state poi riproposte le immagini di guerre e sofferenze vissute dai popoli in ogni punto della terra accompagnate da un lungo minuto di silenzio e da un abbraccio di pace.