Andrea Zaghi
La ragazzina ha un panda sotto braccio e una scatola di biscotti in mano, un sorriso appena tracciato sul volto; accanto, una bambina dai capelli biondi stringe un altro pupazzo con una mano e ancora una scatola di dolci con l’altra e anche lei sorride. È una delle immagini che documentano il lavoro, che ormai dura mesi, di don Hryhoriy Shved e don Oleh Ladnyuk della vice-provincia salesiana di “Maria Ausiliatrice” di rito greco-cattolico in Ucraina: due messaggeri di pace e di cibo che, di fatto dall’inizio della guerra, percorrono in lungo e in largo le zone più pericolose dell’Ucraina.
Gli scatti che adesso arrivano in Italia – per tramite delle Missioni Don Bosco -, sono stati realizzati il 19 ottobre a Lyman, nella regione di Kharkiv. Un mese fa questa zona era occupata. Sfidando tutto e tutti, Hryhoriy e Oleh due volte alla settimana visitano i sopravvissuti alla conquista e all’occupazione portando aiuti umanitari come cibo, vestiti caldi e altri beni essenziali per la vita. Le immagini arrivate dalle zone di guerra documentano una costante azione di carità e vicinanza, di pacchi alimentari in arrivo che significano sopravvivenza e sostentamento, sprazzi di vita che sgomitano circondati dalla morte. Ed è proprio don Oleh che, in una chiamata al telefono a tratti disturbata e interrotta, racconta al Sir quello che viene fatto ormai da mesi.
“Nei primi due o tre mesi di guerra abbiamo portato via dalle zone del fronte i più giovani, i bambini, le donne. In questo momento invece portiamo aiuti alimentari alle persone che sono rimaste e anche medicinali. Aiutiamo anche gli ospedali con i farmaci”.
Il pensiero torna ai primi tempi di guerra. “Nelle prime settimane – dice don Oleh -, non si capiva nulla. La gente non capiva perché tutto era iniziato e non sapeva nemmeno come comportarsi. E anche noi abbiamo dovuto imparare a muoverci. Adesso è tutto diverso. Ed è peggio”. Quanto riportato dai media delinea solo in parte la realtà. “Adesso – spiega -, non c’è elettricità, non c’è acqua e nemmeno gas. I negozi che prima cercavano di rimanere aperti, adesso non ci sono più. Adesso, le città che attraversiamo sono completamente distrutte. Adesso è tutto distrutto”.
Ma cosa chiede la gente che vive ancora dove si combatte? “Quanto serve per sopravvivere. E non solo cibo ma anche quanto occorre per accendere un fuoco, candele, generatori per l’elettricità”. E un conforto, un’attenzione umana. Che vale anche per i militari. Don Oleh è anche cappellano militare e dice: “Quando è possibile, incontro i soldati appena tornano dal fronte, parlo con loro, celebro una messa, li ascolto”.
E i russi? “Abbiamo sempre cercato di tenerli a distanza. Sappiamo di volontari che sono stati rapiti e per i quali è stato chiesto un riscatto”.
Ma quali previsioni si possono fare? “È difficile farne”, dice Oleh che subito aggiunge: “Ci saranno certamente ancora due mesi di battaglie, poi l’inverno porterà un rallentamento. Io temo molto che la guerra continuerà fino alla prossima estate. Quello che mi preoccupa è però la crisi economica che sta creando difficoltà ovunque, anche negli aiuti”. Poi arriva una dura previsione: “Più questa guerra va avanti e più cresce il pericolo di un terzo conflitto mondiale. Dobbiamo renderci conto che il mondo è cambiato. Quello di prima non esiste più”. Mentre, si può star certi, i viaggi della pace di Oleh e Hryhoriy non si fermeranno mai.