Di Domenico Luciani
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – La comunità parrocchiale di Santa Maria della Marina, in San Benedetto del Tronto, è in festa perché festeggia e rende grazie al Signore per i 90 anni del suo parroco emerito don Luciano Paci. Oggi pomeriggio, dopo la Santa Messa delle ore 18.00, la comunità della Parrocchia Santa Maria della Marina, invita tutti a vivere un bel momento di festa in onore di Don Luciano Paci.
Don Luciano – ricordiamo a tutti – è stato ordinato presbitero nel 1956, ha ricevuto diversi incarichi di vicario parrocchiale e nel suo percorso ricorda momenti altrettanto importanti come primo parroco della comunità “Madonna del Suffragio” appena edificata la sua chiesa e successivamente parroco della parrocchia e Cattedrale di “Santa Maria della Marina” dal 1995 al 2007. Ha accolto nella comunità diocesana, in qualità di parroco della Chiesa Cattedrale, il vescovo Mons. Gervasio Gestori, nel 1996, quando prendeva possesso canonico della diocesi, che succedeva al compianto Mons. Giuseppe Chiaretti all’epoca promosso alla sede metropolita di Perugia – Città della Pieve, successore di Mons. Antonelli. Ha ricoperto l’incarico di Vicario Foraneo dal 2007 al 2013 della forania “Padre Giovanni dello Spirito Santo”, è stato membro del Consiglio Presbiterale dal 2007 al 2013 e assistente adulti di Azione Cattolica dal 2002 al 2005.
Don Luciano, c’è un ricordo particolare della tua giovinezza e della tua infanzia che vuoi raccontarci?
Sono diventato sacerdote a 24 anni, quindi posso parlare della mia vita da sacerdote. Della mia giovinezza non posso fare altro che ricordare gli anni come viceparroco. Prima sono stato a San Pio V a Grottammare e ricordo, come un dono speciale, il mio parroco di allora don Mario Cocci Grifoni; poi sono passato nella parrocchia Santissima Annunziata di Porto D’Ascoli con il caro don Marino Ciarrocchi; in seguito a San Basso di Cupra Marittima con l’allora parroco e arciprete don Emidio Lanciotti, i primi anni e gli ultimi anni con Mons. Gerardo Di Girolami; infine da Cupra Marittima nel 1966 sono ritornato per una seconda esperienza come vice parroco ancora a San Pio V. Erano gli anni della giovinezza presbiterale, dove l’entusiasmo alimentato e nutrito dall’amore di Dio e per la Chiesa, ci spingeva ad un servizio generoso e gratuito verso i ragazzi e i giovani. Era un lavorare senza sosta e spendere la nostra vita per il bene della comunità.
Della mia infanzia ricordo il servizio nella chiesa parrocchiale di San Nicolò di Bari a Ripatransone dove io sono originario, ero il chierichetto della parrocchia e assiduo frequentatore della celebrazione della messa. Ricordo il mio primo parroco, don Ernesto, e in seguito il suo successore don Ugo Capriotti.
Sei diventato sacerdote da giovane. I tuoi parenti come hanno accolto la tua vocazione?
La mia vocazione è stata accolta bene, la nostra era una famiglia cristiana e legata ai valori della fede e degli insegnamenti della Chiesa. Ho frequentato il seminario minore prima a Montalto Marche e poi il ginnasio nel seminario di Ripatransone, per concludere i miei anni di seminario in preparazione al presbiterato presso il seminario di Fano.
Raccontaci dell’esperienza dei tuoi primi anni di sacerdozio
Io sono molto vecchietto quindi ho un ricordo importante che custodirò per sempre: la mia prima messa. E per molto tempo ho celebrato secondo il rito del Concilio tridentino. Ma poi alla Chiesa tutta è arrivato un grande dono, il Concilio Vaticano II, che già da allora si riuscì ad intuire che avrebbe segnato – come poi d’altronde è stato – un profondo rinnovamento. Ricordo l’entusiasmo che ancora oggi conservo, nonostante gli anni: noi giovani sacerdoti eravamo esortati a conoscere i documenti nati da questo Concilio, a studiarli e meditarli per poi viverli. Questo passaggio è stata per me l’esperienza più bella che io ho vissuto nel mio sacerdozio. Ho avuto la fortuna di poter frequentare i due anni di teologia pastorale all’Università Lateranense di Roma per approfondire l’innovazione portata dal Concilio, approfondendo i documenti che venivano pubblicati all’epoca.
Oltre a questo, voglio ricordare un fatto veramente molto bello e semplice della mia esperienza di sacerdote. Quando ero viceparroco a Cupra Marittima e seguivo il cammino di A.C.R., un ragazzo delle scuole medie, tornando a casa dalla mamma, disse: “Mamma, io mi voglio fare prete come don Luciano!”.
Raccontaci della tua esperienza di parroco
Ricordo il dono del servizio per ben vent’anni, come parroco della nuova comunità parrocchiale “Madonna del Suffragio”. Anni indimenticabili nei quali posso dire di avere, con semplicità e fiducia nel Signore, dato tutto me stesso, per fare della nuova comunità parrocchiale una vera famiglia dove l’ideale era costruire insieme una comunione di vita intorno all’Eucaristia, fonte e culmine della Chiesa.
Buona parte della mia vita presbiterale è stata accompagnata dal servizio ad Azione Cattolica, prima come assistente del settore adulti e poi come assistente unitario, anche di questo rendo grazie al Signore, perché il contatto ravvicinato e prolungato nel tempo con tanti laici mi ha fatto crescere umanamente, oltre alla partecipazione a tanti convegni a Roma che erano una ricchezza per le figure che ho incontrato all’epoca.
Infine, su richiesta di S.E. Mons. Giuseppe Chiaretti, sono diventato parroco della Chiesa Cattedrale della diocesi nel 1995, dove ho vissuto, insieme alla comunità, l’esperienza del grande Giubileo del 2000 e vissuto esperienze importanti anche accogliendo il nuovo pastore di questa diocesi.
Ho poi ceduto il passo nel 2007 a don Armando, un giovane sacerdote che da fratello mi ha permesso di rimanere a servizio in questa comunità parrocchiale insieme a lui e i viceparroci che si sono susseguiti nel tempo. Comunità parrocchiale, insieme alla quale, oggi rendo grazie al Signore per la grazia che in modo abbondante ha riversato sul mio cammino di presbitero e chiedo perdono di non aver saputo sempre corrispondere alla sua generosità con altrettanto amore e donazione.
Infine un pensiero a Mons. Romualdo Scarponi e don Patrizio Spina, vicario generale, che mi hanno accolto come parroco emerito e con i quali sto ancora oggi, alla mia “tenera età”, condividendo la vita presbiterale e il servizio a questa comunità parrocchiale.