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Papa Francesco: no all’”aggettivismo”, “porre attenzione ai sostantivi, cioè alle persone”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Incontro, ascolto e parola”. E’ questo, per il Papa, l’”a-b-c del buon comunicatore, perché è la dinamica che sta a fondamento di ogni buona comunicazione”. Ricevendo in udienza i partecipanti al all’Incontro promosso dal Coordinamento delle Associazioni per la Comunicazione (Copercom), in occasione del 25° anniversario di fondazione, Francesco ha raccomandato, anzitutto, l’incontro con l’altro, che “significa aprire il proprio cuore, senza finzioni, a chi si ha davanti. L’incontro è il presupposto della conoscenza”. “Se non c’è l’incontro, non c’è comunicazione: ma perché c’è l’incontro ci vuole la sincerità, far finta di incontrarsi, quello è brutto”, ha proseguito a braccio: “Poi viene l’ascolto”. “Molto spesso ci accostiamo agli altri con le nostre convinzioni, fatte di idee preconfezionate, e rischiamo di rimanere impermeabili alla realtà di chi abbiamo di fronte”, la denuncia del Papa: “Invece, si tratta di imparare a fare silenzio, prima di tutto dentro di sé, e a rispettare l’altro: rispettarlo non formalmente, ma effettivamente, ascoltandolo, perché ogni persona è un mistero. L’ascolto è l’ingrediente indispensabile perché ci sia un dialogo vero. Solo dopo l’ascolto, arriva la parola”. “La parola, uscita dal silenzio e dall’ascolto, può diventare annuncio, e allora la comunicazione apre alla comunione”, ha spiegato Francesco: “Incontrare, ascoltare e poi parlare. Il vostro lavoro sia sempre guidato da queste azioni, ponendo sempre l’attenzione ai sostantivi, cioè alle persone, più che agli aggettivi che distraggono”. “Noi stiamo in una cultura che è caduta nell’aggettivismo”, il monito ancora a braccio del Papa: “solo aggettivi, si perde la sostanzialità delle cose. Questa stessa dinamica può imprimere anche una svolta per le diverse conflittualità che sembrano voler fagocitare questo tempo”.