CUPRA MARITTIMA – Li scavi archeologici dell’appena trascorso ottobre hanno svelato tanti misteri e curiosità sulla Pieve di San Basso a Cupra Marittima, anello di congiunzione tra la città romana di Cupra Maritima e il borgo di Marano. Ad opera del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, gli scavi sono stati condotti dal direttore scientifico Sauro Gelichi e dagli archeologi Alessandro Alessio Rucco e Margherita Ferri. Già uno studioso del territorio, Giovanni Ciarrocchi aveva approfondito con un dettagliato studio la storia della Pieve di San Basso, ora gli scavi appena effettuati confermano e ribadiscono una continuità cultuale precedente al periodo romanico della struttura. Abbiamo intervistato l’archeologo Alessandro Rucco che ci ha confermato che la Pieve, appunto romanica e che quindi risalirebbe alla fine del X secolo, ha presentato una antichità precedente, ancora da approfondire e studiare. “Abbiamo trovato murature più antiche della chiesa romanica – ha specificato l’archeologo- diciamo risalenti ad un periodo pre-romanico, intorno all’VIII secolo dopo Cristo. La campagna di studio – ha proseguito Rucco – è nata nel 2017 dalla volontà del nostro direttore scientifico Sauro Gelichi di comprendere i processi di spostamento della popolazione sulla fascia costiera ed il primo incastellamento”. In pratica sotto la Pieve di san Basso, pur molto antica, vi è un’altra “chiesa” o comunque una “struttura” più vecchia, vi sono delle murature non coerenti che devono essere approfondite e che anticipano senz’altro la datazione della Pieve. “Sono anche state trovate tante sepolture – ci ha spiegato l’archeologo – di varie fasce di età, dai neonati, ai bambini, ai giovani, adulti ed anziani in una sovrapposizione temporale e quindi continuità cultuale che arriva fino alla metà del 1600”. “Sono emersi quotidianamente frammenti litici lavorati di epoca romana e altomedievale, con tutta probabilità pertinenti all’antico arredo ed anche numerose sepolture che le analisi del Carbonio 14 datano all’VIII secolo”. Tra le altre curiosità che abbiamo chiesto all’archeologo, soprattutto nelle sepolture più recenti, del ‘500 e ‘600, sono stati trovati frammenti lignei di bare, che verranno analizzati per capire di che legno sono che ci testimonierebbe il tipo di boscaglie presenti nel territorio all’epoca, il fatto che i defunti – anche molto giovani- indossassero tutti la fede nuziale all’anulare costituita da leghe di rame, perfino frammenti di stoffe e vestiti coevi ma soprattutto rosari tra le dita e tante, tantissime medagliette votive soprattutto raffiguranti la Madonna di Loreto a testimonianza di una profonda fede mariana. “Vi sono anche – ci ha spiegato Rucco – corpi mescolati in ossari, forse a testimonianza di una classe sociale più povera oppure di qualche tragedia epidemica ..tutta da scoprire”. Ribadiamo che tutto verrà analizzato presso l’ Università Foscari con processi scientifici e chimici: anche le malte che legano le murature antiche scoperte, ciò allo scopo di fornirne una esatta datazione ma non solo: anche per capire il tipo di materiale costruttivo usato all’epoca. Ma proseguiranno gli scavi o si fermeranno qui? “Proseguiranno – ci ha ribadito l’archeologo – probabilmente ad anno nuovo, quando avremo le risultanze delle analisi chimiche delle malte e quindi una datazione precisa, ora solamente intuibile”. La cautela in questi casi è d’obbligo, ma alcuni frammenti romani, provenienti sicuramente dalla Civita di Marano e riutilizzati nella Pieve, come le murature ritrovate sottoterra ancora tutte da studiare, lasciano pensare a tante interessanti scoperte che la Pieve di San Basso ancora nasconde e non ha mai rivelato.
Ringraziamo per le foto gli archeologi Rucco e Ferri ed il Giornalista Marcello Iezzi che sul Resto del Carlino proporrà un interessante articolo sugli scavi.