M. Chiara Biagioni
“Da quello che si vede dalle dichiarazioni separate delle due amministrazioni, sembra che ci sia stato non un avvicinamento ma un incanalamento del rapporto reciproco per evitare spirali incontrollate verso il basso. È molto importante perché si è instaurato un sistema di frenaggio che prima non c’era”. È un’analisi positiva quella delineata oggi al Sir da Francesco Sisci, esperto di Cina e corrispondente per anni e per diverse testate italiane da Pechino, in merito all’incontro coronato da una “stretta di mano” che il presidente Usa Joe Biden e il presidente cinese Xi Jinping hanno avuto ieri a Bali, in Indonesia nell’ambito del G20. Oltre tre ore di negoziati, nessun comunicato congiunto e dichiarazioni separate, eppure convergenti su molti punti. “La cosa positiva – sottolinea Sisci – è che entrambi dicono che il colloquio è stato candido e in profondità, il che vuol dire che si sono parlati chiaramente.È importante che ci si parli chiaramente e soprattutto che lo facciano le più grandi potenze perché solo con la chiarezza, si possono evitare fraintendimenti che a loro volta possono degenerare in disastri”.In effetti i due leader nel corso del colloquio hanno toccano temi cruciali come Taiwan, Ucraina ed economia. Si è parlato anche di Corea del Nord. Biden ha anche fatto sapere a Xi che gli Stati Uniti continueranno a “competere” con la Cina in modo “vigoroso”, precisando però di essere anche pronti a porre dei “limiti” e delle regole chiare a questa competizione perché “non diventi conflitto”. “Gli americani – commenta Sisci – dicono che si tratta di una competizione. I cinesi invece non la dichiarano così anche se dicono che la Cina ha diritto di perseguire le sue mire in tutto il mondo. È evidente che c’è un contrasto”, commenta Sisci. “È chiaramente un rapporto tra avversari in quella che è la seconda guerra fredda. Siamo però passati da un momento di confusione che c’era fino adesso a un momento in cui la situazione dei rapporti bilaterali è rientrata in qualche modo su dei binari. Nei prossimi mesi, vedremo concretamente cosa significa questo incanalamento e cosa significa per la Cina perseguire la sua agenda, nel rispetto delle norme internazionali. Vediamo”.
Non succedeva da anni e quello di Bali è stato il primo incontro di persona da quando Biden e Xi sono entrambi presidenti. Il tutto è avvenuto in uno scenario internazionale segnato da mesi dalla guerra tra Russia e Ucraina, dalla crisi climatica e dalle conseguenze economiche della pandemia da Covid-19. “L’altra cosa positiva di questo inocntro – sottolinea Sisci – è che in questo dialogo sono stati trovati punti comuni in cui si collaborerà, come per esempio sull’ambiente e punti di vicinanza e di vedute come per esempio contro l’uso delle armi atomiche e contro la minaccia dell’uso delle armi atomiche.
Vuol dire che da questo colloquio Putin ne esce più isolato.
Non credo però che questo incontro sia stata concesso dagli americani in cambio di un isolamento di Putin. Penso piuttosto che la Cina stia cercando un modo per uscire da un angolo in cui si sente. Infatti nella dichiarazione cinese, c’è anche l’accenno al rispetto delle regole internazionali, al rispetto dell’ordine mondiale, al fatto che la Cina non vuole scalzare il ruolo dell’Amarica nel mondo. Sono tutti elementi di comunicazione che tentano di stemperare gli angoli e le asperità”.
L’incontro di Bali però non apre a prospettive nuove nei rapporti diplomatici tra super potenze. “La Cina vuole stare con la Cina, che non significa stare con la Russia ma nemmeno stare con l’America. La Cina sta con la Cina. Non vuole essere schiacciata dagli Stati Uniti e non vuole essere schiacciata sulla Russia. Significa che pensa di avere una sua agenda politica e che questa agenda non coincide con la Russia.Non dobbiamo fare l’errore di pensare però che se la sua agenda non coincide con la Russia, significa che coincide con gli Usa. No, non è questo il messaggio che la Cina vuole dare. La Cina sta semplicemente con se stessa”.