Durante la celebrazione Eucaristica, presieduta dal Vescovo Carlo Bresciani, si sono ricordati i sacerdoti defunti e in modo particolare Mons. Giuseppe Chiaretti che è sepolto proprio presso la Cattedrale.
Durante l’omelia il Vescovo Carlo Bresciani ha affermato: “Quello che stiamo compiendo è un gesto di carità.
Pregare per i defunti e per coloro che hanno contribuito alla costruzione della chiesa diocesana – vescovi, sacerdoti e diaconi – è un gesto di carità e di gratitudine.
È riconoscere il bene, non che abbiamo fatto, ma di cui godiamo e che dobbiamo conservare.
Nella lettera di San Paolo Apostolo, Paolo interpella la libertà di Filemone e nella carità gli fa la richiesta di perdonare e accogliere lo schiavo, che è fuggito, come un fratello.
Questo ci presenta il senso della libertà, che deve essere guidata dalla carità. Solo cosí restituisce la pace.
Poteva essere occasione di conflitto, di divisione; invece, quando c’é la Carità si salva la comunione.
San Paolo ci interpella, sottolineando come la libertà debba essere attraversata dalla carità.
La carità ha criteri superiori di giudizio, la carita chiede di andare oltre in tante cose. In questo caso chiede di non punire lo schiavo, ma di accoglierlo come fratello.
Ecco come la carità costruisce la fraternità.
“La seconda riflessione – ha proseguito il Vescovo Bresciani – prende spunto dal brano del Vangelo in cui troviamo questa domanda: ‘Quando verrà il regno di Dio?’
Gesù ci invita a vedere che il regno di Dio è già in mezzo a noi. Questa é parola di Gesù. Certamente il Regno non è completo, ma è ora in mezzo a noi.
Dobbiamo cercare e capire che il Regno di Dio è già in mezzo a noi.
Anche i farisei chiedono quando arrivi il Regno di Dio. Questo rispecchia anche il nostro desiderio di sapere. Vogliamo sapere il quando oppure il come entrare nel Regno di Dio?
Il quando è secondario e, quando ce ne preoccupiamo troppo, viviamo in maniera alienata e preoccupata.
Gesù tutte le volte che viene interrogato, riporta l’attenzione su ciò che conta: vivi il Regno di Dio nel presente. Vivilo ora!
Altrimenti lo attendiamo invano.
Altrimenti possiamo vivere la nostalgia del passato o l’ansia del futuro.
L’evasione del presente non è evangelica.
Inoltre creerebbe soltanto delusioni. Le cose che aspettiamo non sono mai le cose come le attendiamo e non rispondono sempre ai nostri desideri.
Gesù ci dice che la verità è nascosta nei dettagli.
Ciò che conta non è quello che attira l’attenzione, come sui media o i social.
A volte noi nel presente seguiamo dettagli che sono insignificanti. Siamo invece chiamati a vivere il presente.
Come ad esempio quando pensiamo a pastorali proiettate in un futuro che non esiste o in un passato che se ne è andato.
Gesù anche su questo ci avverte, sul can can della folla, dei consensi.
Per capire Gesù dobbiamo seguirlo ogni giorno, portando anche la croce, stando anche nelle parrocchie che non ci piacciono.
Noi siamo chiamati a passare attraverso la strettoia.
Il presente a volte è difficile e pesante. A volte facciamo fatica. Ma il Regno di Dio è li!
Le aspettative troppo superficiali, piccole, mondane e di comodo, in cui a volte cadiamo, dobbiamo farle da parte per qualcosa di nuovo.
La sofferenza purifica quando la viviamo nella prospettiva di Gesù.
Questo è costruire il Regno di Dio nell’oggi.
Questo hanno fatto i Vescovi i sacerdoti e i diaconi che ci hanno preceduto.
Come i santi della porta accanto che hanno vissuto tra noi, perché questa è la carità vera.
È questa la carità di Cristo che siamo chiamati a vivere, fin quando non saremo nel Regno di Dio, che fa parte della promessa di Dio.
Preghiamo per i nostri cari e per coloro che ci hanno preceduto, affinché siano accolti nel Regno di Dio”.