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Popolazione mondiale, la crescita diseguale

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Mario Pollo

Secondo le stime dell’Onu il 15 novembre 2022 la popolazione mondiale ha raggiunto gli 8 miliardi di persone. Si tratta di una cifra impressionante soprattutto per la rapidità con cui è stata raggiunta. Basti pensare che settanta anni fa nel 1950 la popolazione mondiale era di 2,5 miliardi.
Oltre alla rapidità della crescita colpisce la sua disomogeneità. Infatti, c’è una fascia, definita del tramonto, formata da Paesi economicamente sviluppati e che si estende dall’Europa centrale sino alla Cina e al Giappone, passando per la Russia e i Paesi dell’ex Urss, nella quale vi è un calo della popolazione che appare in molti Paesi irreversibile. Una delle conseguenze di questo andamento demografico sarà nel prossimo anno la sostituzione della Cina da parte dell’India quale Paese più popoloso del pianeta. Parallelamente l’Africa subsahariana nel 2050 raddoppierà la propria popolazione e diverrà il continente che da solo coprirà la meta dell’incremento mondiale della popolazione. Da questi dati emerge che i Paesi con il maggior tasso di incremento della popolazione sono in grandissima parte quelli con le economie più fragili e con il reddito pro capite più basso.A questo punto sorge spontanea la domanda circa le cause di questa crescita diseguale della popolazione nel nostro pianeta. Le ipotesi che si possono fare sono molteplici, ma per i limiti di spazio mi soffermerò solo su alcune di tipo socioculturale.
Prima di affrontare queste ipotesi, è necessario evidenziare che secondo le Nazioni Unite l’aumento della popolazione è il risultato di un graduale aumento dell’aspettativa di vita, grazie ai progressi della sanità pubblica, nutrizione, igiene personale e medicina, così come sul rallentamento della crescita della popolazione influisce significativamente l’aumento dell’istruzione femminile e delle pari opportunità.
Questa considerazione di carattere generale spiega però solo parzialmente le differenze dei tassi di crescita e di decrescita tra i Paesi più ricchi e quelli più poveri.Una prima ipotesi è che nei Paesi più poveri, dove vi è sovente rispetto ai Paesi più ricchi un’elevata mortalità infantile, un’aspettativa di vita più ridotta e una maggiore insicurezza del futuro, siano maggiormente presenti quelle forze istintuali finalizzate a salvaguardare la presenza della vita attraverso l’incremento delle persone viventi. Occorre poi considerare che in questi contesti, come avveniva in un non lontano passato anche nel nostro Paese, il fatto che un numero elevato di figli garantiva maggiormente il futuro della famiglia e in particolare la vecchiaia dei genitori.Nei Paesi più ricchi l’istinto e il bisogno di sicurezza riguardo il proprio futuro sono stati sostituiti da politiche volte alla creazione di servizi di protezione sociale, sanitaria e previdenziale.Il passaggio della protezione della vita dalla sfera istintuale a quella socioculturale ha avuto tra gli altri effetti quello di separare la generatività dalla sua funzione più profonda, volta a consentire la sopravvivenza e lo sviluppo della vita sia degli individui sia delle società e della loro cultura.Questo ha favorito il trasferimento della generatività nel dominio della cultura consentendo che essa fosse funzionale alla soggettività delle scelte individuali. Occorre anche considerare che la generatività, volta alla conservazione e allo sviluppo della vita, si collocava in una concezione del tempo noetica, ovvero in un tempo in cui il presente ha radici nel passato e consente al futuro di essere presente in esso con i sogni e i progetti, mentre quella volta a garantire la realizzazione soggettiva si colloca in una concezione spazializzata del tempo, in cui questo è tessuto dai momenti del presente che si accostano l’uno all’altro senza una trama che consenta loro di essere parti di una storia.In questo tempo spazializzato, funzionale a una economia basata sull’incremento senza fine dei consumi, le scelte delle persone devono garantire, più che l’unitarietà e la coerenza della loro identità, la loro possibilità di vivere ogni momento del presente nel modo più gratificante e funzionale alla loro soggettività. Tra queste scelte, come è ampiamente dimostrato, la scelta della generatività è una delle molteplici possibili e non necessariamente la più importante.

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