MARCHE – Meno burocrazia, più sostegno alla multifunzionalità in agricoltura, azioni di contenimento della fauna selvatica e due grandi no al consumo di suolo e al cibo sintetico. Sono i cinque punti programmatici che Coldiretti Marche ha sottoposto questa mattina all’assessore regionale all’Agricoltura, Andrea Maria Antonini, alla suo primo incontro pubblico con i vertici regionale della Federazione dei Coltivatori Diretti.
L’occasione è stata data dal convegno, organizzato in collaborazione con Campagna Amica, Filiera Italia e Camera di Commercio delle Marche, dal titolo “Quale futuro per il comparto agroalimentare tra politiche europee, cambiamenti climatici e cibo sintetico” ospitato all’auditorium Tamburi della Mole Vanvitelliana di Ancona. “L’agricoltura oggi nelle Marche fattura 2 miliardi di euro – ha detto la presidente Gardoni – e anche alla luce dei cambiamenti epocali legati al mondo agricolo nazionale e internazionale abbiamo voluto presentare alcune linee programmatiche urgenti, la cui attuazione è ritenuta prioritaria per il settore agricolo e forestale marchigiano”. Sullo sfondo c’è la grande battaglia nazionale contro il cibo sintetico. Nei giorni scorsi è partita anche nelle Marche la petizione per chiedere una legge che vieti la “costruzione”, la commercializzazione e il consumo di cibo sintetico e oggi, nelle mani del vicepresidente nazionale di Coldiretti, David Granieri, e del segretario generale Vincenzo Gesmundo, sono state consegnate oltre 6mila sottoscrizioni raccolte tra i marchigiani. “Abbiamo dalla nostra parte la forza e il coraggio dei numeri – ha spiegato Luigi Scordamaglia – amministratore delegato di Filiera Italia – e andiamo in Europa per dare pareri negativi ben ragionati. Siamo anche andati all’Onu per spiegare che la Dieta Mediterranea non è solo un insieme di alimenti ma oltre a essere giudicata universalmente come la migliore soprattutto dal punto di vista della salute dell’organismo è capace di generare il maggior valore aggiunto – oltre 65 miliardi in Europa – con le più basse emissioni”. Lo stesso presidente della Camera di Commercio delle Marche, Gino Sabatini, si è detto “contrario al cibo sintetico che rischia di cancellare migliaia delle nostre imprese. Secondo Granieri “abbiamo un grande patrimonio, che può essere paratia contro questi mostri pieni di soldi, multinazionali che puntano a fare soldi a scapito di tutto, dall’economia alla salute. Un patrimonio fatto di prossimità che ci consente la possibilità di essere in ogni comune a intercettare e risolvere i problemi. Saranno i territori a dare la spinta affinché il nostro Paese possa essere libero dal cibo sintetico. È la battaglia della vita”. All’incontro hanno preso parte anche il presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, il sindaco di Ancona, Valeria Mancinelli e Carmelo Troccoli, direttore Fondazione Campagna Amica.
“Non esiste agricoltura senza legame con il territorio e costruita solo nei laboratori – ha detto Acquaroli – Le Marche, l’Italia intera, vantano una storia e una tradizione che cozzano contro i cibi costruiti in laboratorio”. “L’agricoltura – gli ha fatto eco l’assessore Antonini nel sottoscrivere il documento programmatico – è un settore determinante che rappresenta il vero patrimonio della nostra regione, gli agricoltori non si sentano abbandonati perché la Regione con tutti gli strumenti che ha a disposizione, politici e amministrativi, è a sostegno e presente per tutto ciò che può servire. “Il cibo sintetico? Il NO non è solo battaglia sul cibo ma una battaglia di civiltà. Per quanto mi riguarda adotterò tutti gli strumenti normativi e persuasivi per oppormi”. Presente anche Francesco Vincenzi, presidente dell’Anbi (Associazione nazionale Bonifiche Irrigazioni Miglioramenti Fondiari). “Oltre l’80% del cibo italiano di qualità – ha detto Vincenzi – dipende dalla disponibilità d’acqua, pregiudicata da una crisi climatica, destinata a perdurare come dimostrano le 7 siccità registrate in 19 anni. Sono necessari perciò interventi di adattamento, tra cui il Piano Laghetti multifunzionali per trattenere le acque di pioggia, presentato da ANBI e Coldiretti. In Spagna trattengono al suolo almeno il 35% delle risorse meteoriche, in Italia appena l’11%. C’è bisogno di un nuovo modello di sviluppo con il territorio al centro: lo dobbiamo alle future generazioni”.
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