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Viaggio tra le tradizioni: Santa Barbara

Nelle barche dei marinai di un tempo, vi era sempre una immagine devozionale con un lumino acceso che ardeva tutte le notti. Il fuoco a bordo si sa, da sempre ha costituito un pericolo, eppure il marittimo piceno non rinunciava mai al lumino acceso davanti alla Madonna o a Santa Barbara. Analogamente, le mogli, sulla terraferma facevano ardere un lumino davanti alla stessa Immagine, finchè il proprio caro non fosse tornato,, Ciò rivela la tenerezza ma anche l’angoscia e la paura nei confronti del mare , fonte di vita ma spesso e specie un tempo, anche fonte di morte.

L’ immaginetta era collocata “sottocoperta” cioè nell’ambiente ristretto, scuro e legnoso dove erano le cuccette per dormire, quasi per esorcizzare la paura di essere sopra un legno appoggiati al baratro del mare.

C’era anche una filastrocca narrata ai bambini che raccontava la vita di questa Santa, invocata contro i fulmini e gli incendi.

“Quanne Sanda Barbara nascette la matre poveretta se morette, lu patre nun sapende comme fa, dan’gima lu monde la jette a vettà/Venne la nova dopo tand’anne che Sanda Barbara era grann /Lu patre ‘nce credì, pigghiò lu carre pe jjilla a vedè/ Vussò forte lla lu pertò/ Apreme fija! Te so purtate nu bello partito, tu ormà dda pijià marito/ – Babbo nun puzz .. so maritata : lu Figghie de Maria me so pijiata/ Porbie lu die che songo nata lu Figghio de Maria me so spusata/-Tu da fa qelle che te dice pardete, lascia cussò qui sull’istande/- No Babbo no lo lasso, je vuije troppe bbe fino a morì/- Mo te pije pe li capijie e te strascine pe tutta la casa, tu sci na disgraziata maledetta/-Aiuteme Maria, pensece tu, tu sci la Matre mia nun me lascià! / Lu patre se ne andò giù pe la strada bestemmienne – tanto rvinghe, te facce vedè.. tu da fa quille che te diche je/ ma mendre che imbrechì venne nu furmine e lu cojette in pieno.. Da quella vota noi diceme – Sanda Barbara benedetta libberace dar furmine e dala saetta!”.

Traduzione dal vernacolo: “Quando Santa Barbara nacque, sua mamma poverina morì. Il padre non sapendo come fare, dalla cima di un monte andò a lanciare la neonata( decidendo di ucciderla) /Si sparse dopo tanti anni la notizia che Santa Barbara era invece sopravvissuta, così il padre, incredulo, prese il carro e andò a vederla. Bussò forte al portone ( della casa dove viveva la figlia, che era stata raccolta e adottata), proponendole un matrimonio combinato. La figlia rifiutò in quanto fin dalla nascita si era consacrata vergine a Gesù. Il padre pretendeva che la figlia ubbidisse, forse anche per accaparrarsene la dote di nozze, così  riuscì ad entrare e la picchiò quasi a morte. Lei – in fin di vita – chiese aiuto alla Madonna e il padre furente si fermo e andandosene,  promise di tornare per minacciarla e obbligarla al matrimonio combinato . Una volta uscito dala casa, un fulmine a ciel sereno lo folgorò.

Da quella volta Santa Barbara, che sopravvisse al pestaggio –  fu invocata protettrice contro le tempeste, i fulmini, gli incendi”.

Gli anziani raccontano che il crudele padre aveva insanguinato la povera ragazza, a tal punto che il suo viso fosse gonfio, tumefatto, pieno di lividi e i capelli a chiazze sul cranio strappati con tutta la pelle..ma quando Santa Barbara si affacciò alla finestra e vide il padre a terra fulminato, i genitori adottivi, tornati, la videro bellissima, con nessun segno sul volto e con i lunghi capelli neri sciolti che sventolavano morbidamente al vento della tempesta.

Aldilà della leggenda, suggestiva e visti i numerosi casi di femminicidio e abusi sulle donne della nostra contemporaneità, di cui sono piene le cronache, niente di nuovo sotto il sole. Specie nel passato la donna subiva una sudditanza da parte dell’uomo, sia di padre che di marito, di cui spesso taluni delinquenti approfittavano.

Naturalmente si trattava pur sempre di casi sporadici.

Il culto per Santa Barbara, attestato fortemente nel Piceno sia in campagna che in città, come in marina, ha una origine sconosciuta:  è attestato presso le comunità cristiane d’Oriente (EgittoCostantinopoli) e Occidente (RomaFrancia) sin dal VI-VII secolo e conobbe una grande popolarità nel Medioevo grazie alla Legenda Aurea; rimossa dal calendario romano generale nel 1969 a causa dei dubbi sulla sua storicità, rimane una santa molto popolare grazie al numero dei suoi patronati (vigili del fuocomarina militareartificieriartiglierigenieriminatori, architetti, ecc.)”. Oggi si festeggia il 4 dicembre, un tempo il 16. “Santa Barbara” si chiama anche il deposito di munizioni delle navi da guerra, in pratica ogni cosa che si accende e brilla, ogni fuoco  e sparo viene dedicato a questa curiosa Santa. In campagna nella notte del 4 dicembre, venivano appiccati falò che puntinavano di luci le colline, creando quasi uno specchio del firmamento stellato. Sicuramente ci sono assonanze con i culti “ della Luce” di dicembre, in quanto con l’avvicinarsi del solstizio d’inverno, l’uomo antico aveva paura di restare al buio e che la luce non tornasse più. Ovviamente, con l’avvento del cristianesimo teli culti pagani originari vennero traslati e trasformati con una schiera di Santi “luminosi” che potessero rassicurare e rischiarare il cammino nelle notti buie di dicembre. Ancora oggi durante un temporale, si dice : “Santa Barbara benedetta, liberaci dal fulmine  dalla saetta!”

In foto: una suggestiva immagine invernale notturna del campanile di San Pio V a Grottammare.

 

Susanna Faviani: Giornalista pubblicista dal '98 , ha scritto sul Corriere Adriatico per 10 anni, su l'Osservatore Romano , organo di stampa della Santa Sede per 5 anni e dal 2008 ad oggi scrive su L'Avvenire, quotidiano della CEI. E' Docente di Arte nella scuola secondaria di primo grado di Grottammare.