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Comunicazione: Eugeni (Università Cattolica), “promuovere iniziative di comunicazione in sé non religiose ma civili e sociali”

“L’attuale contesto della società informazionale rende impossibile o comunque limitante pensare gli interventi comunicativi del mondo cattolico solamente in chiave di comunicazione interna e di annuncio. Tutto ciò chiede di ‘sporcarsi le mani’ partecipando o promuovendo direttamente iniziative di comunicazione in sé non religiose ma civili e sociali, al limite politiche in senso ampio e non partitico”. Lo ha sostenuto Ruggero Eugeni, docente di di Semiotica dei media all’Università Cattolica del Sacro Cuore, nel suo intervento al convegno “Utente e Password. Connessioni e profezia” organizzato dall’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei.

Dopo aver ripercorso le trasformazioni principali che hanno investito i media dagli anni Ottanta a oggi con le evoluzioni dell’atteggiamento del Magistero, Eugeni si è soffermato su tre termini che descrivono alcune tendenze salienti dell’ecosistema dei media contemporanei: sequela, immersione, consacrazione. “Se accettiamo l’idea che i media siano ecosistemi – ha precisato -, dobbiamo riconoscere che anche la religione cattolica ha costituito un media ovvero un ambiente sistematico di credenze, convinzioni, pratiche, che ha costituito l’esperienza dei soggetti”. La sequela la si ritrova in almeno due ambiti: “Noi ‘seguiamo’ in quanto follower determinati canali, personaggi, influencer all’interno dei social media. Si tratta di una fedeltà e di una sequela che hanno dato vita a un nuovo tipo di stardom e di divismo”; ma la sequela riguarda anche “le nuove forme della fiction: noi ‘seguiamo’ una certa serie televisiva che si sviluppa magari per molte puntate e molte stagioni”. Quanto all’immersione, “si parla oggi di ‘reality media’ per indicare i diversi strumenti di realtà estesa (extended reality, o XR): realtà aumentata, virtuale, mista”. Eugeni ha richiamato, quindi, “l’importanza che rivestono in questo campo i meccanismi del gioco”. Infine la consacrazione, con le “occasioni in cui i dispositivi ci chiedono di separarci di parti di noi e di non disporne più rendendole proprietà di altri”.

Carletta Di Blasio: