Giovanna Pasqualin Traversa
Prevedere percorsi di abilitazione anche per gli insegnanti delle scuole paritarie, altrimenti condannati alla precarietà, e stabilizzare una volta per tutte i contributi statali. Per la Fidae (Federazione istituti di attività educative) sono esigenze indifferibili e richieste da rinnovare al governo. All’indomani della 77ª Assemblea nazionale della Federazione (Roma, 23-25 novembre) abbiamo raggiunto la presidente nazionale Virginia Kaladich, secondo la quale l’effettiva parità è ancora lontana ma si inizia a intravedere all’orizzonte qualche segnale incoraggiante
Nei saluti al termine dell’udienza generale del 23 novembre, che ha aperto la vostra Assemblea, il Papa ha sottolineato il “rilevante ruolo educativo e sociale” delle vostre scuole e il segretario generale Cei Giuseppe Baturi vi ha esortato a farvi “portatrici di una vera cultura della libertà di scelta”…
Sì, il Papa ci ha invitato a non mollare, a continuare a lottare per raggiungere anche in Italia la vera parità scolastica. Noi siamo penultimi nell’Unione europea, davanti solo alla Grecia, per mancanza di libertà di scelta educativa da parte delle famiglie. Un diritto solo sulla carta, sancito da una legge che l’Italia si è data più di 20 anni fa, ma ancora negato nei fatti perché si può esercitare soltanto pagando una retta, mentre nella maggioranza degli altri Paesi europei è lo Stato a farsi carico degli stipendi dei docenti delle scuole non statali.
Quali altre richieste avete da presentare al governo?
Il superamento di un’altra grave discriminazione: tutti i docenti hanno diritto alla stabilità nel loro percorso professionale, ma il requisito obbligatorio per un’assunzione a tempo indeterminato è il conseguimento dell’abilitazione all’insegnamento. Mentre per i docenti delle scuole statali esistono percorsi abilitanti, da diversi anni il ministero dell’Istruzione non ne offre per i docenti delle scuole paritarie che per questo motivo, pur lavorando da anni nei nostri istituti, possono essere assunti esclusivamente a tempo determinato, e solo per un certo numero di anni.
In pratica, pur possedendo tutti titoli accademici per poter insegnare, i nostri docenti sono condannati a rimanere eterni precari con il rischio di trovarsi ad un certo punto disoccupati.
Una grave discriminazione che abbiamo sempre denunciato ma che non è mai stata tenuta nella giusta considerazione. Bisogna che l’Italia riconosca dignità alla presenza di una scuola non statale, come avviene in molti Stati d’Europa.
Intanto il nuovo governo ha risposto positivamente alla vostra nuova richiesta di contributo di 70 milioni di euro riservato gli alunni con disabilità…
Un segnale importante ma ne chiederemo la stabilizzazione: da oggi in poi vorremmo che questo contributo venisse erogato in modo automatico senza doverne fare richiesta ogni anno ad ogni Legge di stabilità. Un ulteriore segnale positivo ci è arrivato dal Gabinetto della premier Meloni. Dando, come Agorà della parità, il benvenuto al nuovo esecutivo, avevamo chiesto che con la Legge di stabilità questi 70 milioni venissero stabilizzati e per la prima volta siamo stati convocati lo scorso 24 novembre per un incontro online. Un segno di attenzione a seguito del quale abbiamo preparato un piccolo memorandum da inviare al Gabinetto della premier. E’ importante avere un luogo nel quale poter esprimere le istanze della scuola paritaria e della scuola paritaria cattolica, avere interlocutori con i quali confrontarsi nella ricerca di possibili soluzioni.
Che cosa pensa della nuova denominazione del ministero dell’Istruzione, ora anche “del merito”?
Di primo acchito (ride, ndr) ho pensato: ecco, ogni governo cambia il nome del ministero. Non mi è ancora chiaro che cosa sottenda questa integrazione, se si riferisca al riconoscimento dell’impegno dei ragazzi, dei docenti, o di entrambi; l’importante è che non si traduca in discriminazioni tra bravi e meno bravi. Questo non lo vogliamo; la scuola deve includere e non escludere, né esasperare il merito in termini di risultato da competizione. Vedremo come verrà articolato concretamente questo concetto.
Il mio auspicio è che sia inclusivo e non escludente.
Anche la Fidae ha contribuito alla stesura delle linee guida per la tutela dei minori nelle scuole cattoliche presentate il 17 novembre dal Consiglio nazionale della scuola cattolica..
Ho partecipato con piacere alla conferenza stampa di presentazione: sono il frutto di un lavoro condiviso. In appendice viene richiamata la struttura e l’azione della Chiesa italiana per la tutela dei minori e una serie di buone pratiche tra le quali il percorso di formazione per gli insegnanti che la Fidae ha avviato da anni (e che va a stretto braccio con la prassi di riferimento di prevenzione e contrasto al bullismo che abbiamo promosso nel 2018 con l’Uni – Ente italiano di normazione ).
La vostra Assemblea appena conclusa si è incentrata sul tema della “futurità educativa”.
Il futuro inizia oggi, diceva qualche anno fa Giovanni Paolo II. E’ con i nostri ragazzi che vogliamo delinearlo puntando su percorsi di educazione alla pace, alla solidarietà, a tutto ciò che educhi alla cittadinanza consapevole. La scuola ha un grande compito e un ruolo strategico.Radicati nella grande eredità dei fondatori delle nostre scuole, vogliamo proiettarci verso il futuro attraverso percorsi innovativi che includano anche l’uso del digitale e dell’intelligenza artificiale, accompagnando i nostri ragazzi a sviluppare competenze e senso critico ma anche capacità di guardare al loro futuro con speranza, senza subirlo, e da protagonisti.
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