Stefano De Martis
Solidarietà e interdipendenza, equità e diritti per tutti gli italiani. Da Monza, dov’è intervenuto al primo Festival della Regioni, il Capo dello Stato ha indicato le condizioni da rispettare per attuare secondo Costituzione quella che si suole definire “autonomia differenziata”. E lo ha fatto richiamando i discorsi dei due “governatori” di opposti schieramenti politici che lo avevano preceduto sul palco. “Entrambi i Presidenti – ha detto Sergio Mattarella riferendosi alle parole di Massimiliano Fedriga (Friuli-Venezia Giulia) e Michele Emiliano (Puglia), rispettivamente presidente e vicepresidente della Conferenza delle Regioni – hanno manifestato un atteggiamento aperto rispetto al tema della differenziazione delle competenze regionali, raccordandolo alla condizione che questo avvenga attraverso la contestuale considerazione e attuazione del dettato costituzionale, tenendo insieme lo sviluppo dell’autonomia con la garanzia, estesa all’intero territorio nazionale, dei diritti civili e sociali, nonché con adeguata attenzione alle esigenze perequative”. “Elementi questi – ha tenuto a sottolineare il Presidente della Repubblica – che non costituiscono limiti o correttivi della autonomia ma ne sono caratteri propri”.
Questa e non altra è l’autonomia prevista dalla Costituzione.
La logica è quella di cercare di superare insieme le disuguaglianze (che costituiscono anche “gravi fonti di inefficienza economica”), non di enfatizzarle. Lo richiedono gli stessi accordi che l’Italia ha sottoscritto a livello europeo, di cui si discute intensamente in questi giorni, particolarmente in rapporto alla manovra economica varata dal Governo e all’esame del Parlamento con tempi strettissimi. “I massicci finanziamenti erogati dalla Commissione Ue – ha affermato Mattarella – sono destinati esattamente ad accelerare l’infrastrutturazione del Paese colmando i divari, a partire da quello tra il Nord e il Meridione. Si registra un’ampia condivisione in ordine alla necessità di completare il programma di riforme e, per quanto riguarda gli investimenti, di considerare una priorità assoluta gli obiettivi individuati nel Piano per far crescere l’economia all’insegna della sostenibilità e dell’uguaglianza. Dinanzi a sfide di questa portata è richiesto l’impegno convergente delle istituzioni e di tutte le forze politiche e sociali. Un impegno che abbiamo assunto in sede europea e che va, ovviamente, onorato”. Se dunque ora vanno compiute scelte coerenti e tempestive, non bisogna dimenticare la necessità di uno sguardo lungimirante perché non si tratta di un’operazione di corto respiro, né tantomeno legata a scadenze elettorali.
“Il Piano nazionale di ripresa e resilienza, frutto dell’iniziativa del Governo e del Parlamento e condiviso con la Commissione europea – ha ricordato il Capo dello Stato – indica obiettivi, in termini di riforme e investimenti, ai quali è legato il futuro del Paese ben oltre il termine di attuazione del Piano, fissato come sappiamo al 2026”.
Mattarella ha registrato con interesse (“non mi sfugge il valore politico e istituzionale”), pur rinviando per competenza la questione a Governo e Parlamento, la richiesta avanzata da Fedriga a nome delle Regioni di “costituzionalizzare” il sistema delle conferenze, così da inserire nel nostro ordinamento una sede formale di confronto e di cooperazione. Per adesso è stata firmata dai “governatori” un’intesa che riconosce la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome come organismo comune di tali enti.
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