M. Chiara Biagioni
Sono immagini e video preziosissimi. Perché dietro a quelle riprese, qualcuno rischia la vita. Sono immagini forti, difficili da vedere. Ritraggono giovani per strada che lottano, ragazzi giustiziati, madri che piangono. Ma diffonderle è vitale perché “il mondo deve sapere quello che sta succedendo in queste ore in Iran ed è quindi un dovere per noi diffondere queste notizie”. La resistenza iraniana è anche qui in Italia. A dare voce alle proteste qui nel nostro Paese sono soprattutto le donne e i giovani, figli di iraniani, legatissimi a quella terra. Azar Karimi è una di loro. E’ membro dell’Associazioni dei giovani iraniani in Italia. La contattiamo mentre dall’Iran arrivano notizie di orrore: dopo l’impiccagione di Mohsen Shekari, l’8 dicembre, e di Majidreza Rahnavard, il 12 dicembre, la magistratura ha dichiarato di aver emesso altre 11 condanne capitali contro altrettanti ragazzi scesi in strada per manifestare dopo la morte di Mahsa Amini. Un numero che secondo gli attivisti è inferiore a quello effettivo, valutato in almeno il doppio. E’ la spietata guerra degli ayatollah contro il popolo iraniano che punta a fare terra bruciata attorno alla protesta. Le persone condannate a morte – spiega Azar – fanno principalmente parte dei nuclei di resistenza che ci sono all’interno del paese e che coordinano le proteste. Due ragazzi sono stati giustiziati nel giro di pochi giorni e purtroppo ce ne saranno altri. Sono persone che sanno perfettamente a cosa vanno incontro ma sanno anche di essere parte di una rivoluzione che sta durando da più d 85 giorni e non si fermeranno”.
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photosmash_disabled-button mejs-volume-button mejs-mute”>Come state seguendo le notizie che vi arrivano dall’Iran?
Quello che è successo l’altro giorno ci spezza il cuore. Ci siamo svegliati la mattina con questa notizia terribile. L’ultimo ragazzo giustiziato ha subito un processo farsa, senza difesa e senza nessun rispetto dei diritti. Un tribunale lo ha condannato a morte, giustiziato e seppellito di nascosto senza neanche farlo sapere alla madre. Il popolo iraniano sa benissimo a cosa sta andando incontro quando esce per strada a manifestare. Ma il popolo è deciso a non tornare indietro, ad andare avanti con le proteste fino al rovesciamento del regime.
Avete contatti diretti con i ragazzi della resistenza?
Noi direttamente con loro no. Ci inviano informazioni. Purtroppo la rete internet è molto limitata. Ma attraverso nostri canali riusciamo a ricevere immagini, video, foto e notizie. La comunicazione per loro è molto pericolosa. Anche solo filmare, riuscire a portare fuori le immagini o anche una minima documentazione di quello che sta realmente succedendo, rappresenta un rischio altissimo.
E come fanno a parlare con l’esterno?
Riescono attraverso canali criptati. Quel poco che riusciamo a ricevere, è comunque già tantissimo per noi. Ma non è facile perché parlare con l’esterno è proprio quello che il regime vuole evitare a tutti i costi.
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photosmash_disabled-button mejs-fullscreen-button”>Parlaci allora di quello che ricevete?
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