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FOTO Parrocchia Sant’Egidio Abate, Don Luigino al Vescovo Bresciani: “La sua presenza ha ravvivato lo Spirito e confermato la fede”

SANT’EGIDIO ALLA VIBRATA – Si è chiusa domenica 18 dicembre la visita pastorale del vescovo Carlo Bresciani nella parrocchia Sant’Egidio Abate di Sant’Egidio alla Vibrata. La comunità, guidata dal parroco don Luigino Scarponi con la collaborazione del diacono Giovanni Scarciglia, ha ricevuto Bresciani nei giorni 13, 15, 16, 17 e 18 dicembre.

Queste le parole con cui il vescovo Carlo ha salutato la comunità santegidiese durante l’omelia della Messa di domenica 18 dicembre alle ore 11,30 alla quale ha preso parte anche il primo cittadino Elicio Romandini: “L’Avvento è il tempo in cui siamo chiamati a riflettere su come stiamo aspettando il Signore e questo tempo ci fa comprendere che il cammino della fede non finisce mai. Camminare, infatti, significa mettersi in ascolto della Parola di Dio: del resto la Chiesa è l’ancella che si mette in ascolto. Ma in che modo lo facciamo? Come ci mettiamo in ascolto? Nella Prima Lettura ci viene raccontata la vicenda di Acaz, un uomo che ha fede in Dio e che si trova con la città circondata. Dio gli dice di ascoltarlo, ma lui non lo fa, fa di testa sua e la città viene conquistata. Nel Vangelo si parla di un altro uomo, Giuseppe, che si trova anch’egli in una situazione difficile: anche lui, infatti, è assediato, non come Acaz da un esercito, bensì da una vicenda che sta mettendo in crisi il suo progetto di vita. La sua sposa è incinta, non di lui, e il progetto di costruirsi una famiglia con lei non può più essere portato avanti. Ma Giuseppe è un uomo giusto: la Parola di Dio è entrata nel suo cuore. Seppur nella difficoltà, egli non si interroga su come mandare via Maria, bensì su cosa può fare per non accusarla pubblicamente. Allora decide di ripudiarla in segreto per non parlarne male, per salvarla anche dentro una situazione difficile. Giuseppe è un uomo giusto non perché segue i criteri umani di giustizia, la legge del tempo, bensì perché segue la giustizia e il bene dell’altro, anche a scapito di se stesso. L’uomo di Fede è così: guarda al bene dell’altro. Nel Vangelo viene detto che, mentre Giuseppe sta considerando queste cose, Dio gli parla attraverso il sogno, ma è un sogno che viene dalla meditazione e dalla preghiera. Giuseppe, infatti, ha un cuore interrogativo; sembra chiedere: ‘Signore, qual è il bene che io qui posso fare?’ Immaginiamo quali sentimenti possa provare quest’uomo: sicuramente paura e rabbia, ma, a differenza di Acaz, Giuseppe si fida di Dio, cambia i suoi progetti, rinuncia a qualcosa. Forse Giuseppe si sarà domandato: ‘Ma questa fiducia in Dio dove mi porterà? Non lo so, ma forse mi farà aiutare questa donna e questo bambino’. La Fede è questo: affidarci a Dio nelle scelte, saper prendere delle decisioni per il bene, qui ed ora, anche in una situazione difficile, in questo paese, in questo momento storico. La vicenda di Giuseppe ci fa comprendere allora che, per metterci in ascolto della Parola di Dio, dobbiamo metterci a disposizione. Non aspettiamo che lo facciano gli altri! Dobbiamo prenderci la responsabilità della fede. Giuseppe è un grande uomo, uno che parla poco, ma sa come comportarsi. Nel Vangelo non c’è una parola detta da Giuseppe, perché egli agisce con i fatti. La fede, in effetti, non è fatta di tante chiacchiere, bensì di decisioni di vita volte al bene. Chiediamoci: ‘Come posso imitare Giuseppe e non Acaz? Come posso collaborare con Dio per il bene nella situazione in cui mi trovo?’ Siamo dunque chiamati a camminare su questa strada, nella consapevolezza della presenza dell’Emmanuel, ovvero del ‘Dio in mezzo a noi’, che ci sostiene e ci guida quotidianamente. Siamo chiamati a camminare, annunciando con la parola e con le opere che il regno di Dio è in mezzo a noi”.

Al termine della Messa il parroco don Luigino Scarponi ha preso la parola per ringraziare il vescovo Bresciani: “Caro padre, nella nostra parrocchia suonano le campane nelle solennità, come Natale e Pasqua … Oggi, a mezzogiorno, abbiamo fatto suonare le campane per lei. Infatti, come diceva don Tonino Bello, il vescovo è quello che fa suonare le campane!
Ormai lei sta tornando a casa e ci lascia il dono del calice, un pensiero denso di significato, anche perché, se lo guardiamo con attenzione, c’è il suo stemma con la nave, la leonessa di Brescia, la stella della Madonna e la scritta ‘pro corpore Eius’, il motto episcopale come programma pastorale: la sua vita è tutta per noi, che siamo la sua sposa. Vogliamo contraccambiare anche noi come comunità per testimoniarle affetto a memoria. Perciò, oltre ai numerosi doni ricevuti nei vari incontri, in segno di gratitudine, vogliamo consegnarle una targa bassorilievo della chiesa del Sacro Cuore coniata per il cinquantesimo della fondazione. Ho messo come sfondo, la locandina con il programma della visita pastorale. In essa viene riprodotto un’immagine catechistica (fregio del Pauri nella chiesa di San Basso): c’è lei, che è pastore e nocchiero, poiché ci sono le pecore ma anche la barca, che simboleggia la Chiesa Diocesana, con la vela gonfia dello Spirito Santo con il Cristogramma JHS.
Abbiamo raggiunto lo scopo che ci eravamo prefissi? Sono convinto di si: abbiamo pregato tanto, da mesi nelle preghiere dei fedeli, perché la sua presenza confermasse la fede, ravvivasse la speranza e rendesse gioiosa e operosa la carità. La sua presenza non è stata come il passaggio del circo, che arriva, fa lo spettacolo e poi va via lasciando lo sporco; la sua visita pastorale, è stato un incontro che ha lasciato il segno, anche perché ben preparata dal Consiglio Pastorale Parrocchiale: ‘Lo Sposo e la Sposa hanno rafforzato i legami; il Pastore ha riconosciuto e meglio memorizzato i nomi delle Pecore; il Nocchiero ha orientato le vele al soffio dello Spirito’. E così è stato: come molti Santegidiesi hanno sottolineato, positivamente colpiti dalla sua affabilità. Perciò, caro Padre, le diciamo che la porta della nostra parrocchia è sempre aperta, è casa sua, venga anche senza preavviso! Grazie ancora e buon Natale!”
I fedeli hanno manifestato il loro assenso con un forte e prolungato applauso, affettuoso e grato. Dopo la celebrazione, a conclusione del soggiorno del vescovo Bresciani nella vicaria Santa Maria in Montesanto, tutti i sacerdoti e il diacono della vicaria hanno vissuto un bel momento di agape fraterna.

Questa la testimonianza di un ministro straordinario della Comunione: “Ho detto al vescovo che nell’attesa, prima del suo arrivo, c’erano un po’ d’ansia e un po’ di preoccupazione; poi invece la sua permanenza, i suoi incontri e le celebrazioni hanno cambiato tutto … è stato tutto così bello che dispiace proprio che sia finita la sua visita. L’ho anche ringraziato personalmente di essere venuto in mezzo a noi perché è stato ‘quella brezza leggera’ che porta dove si incontra proprio il Signore, ma anche ‘la lampada che illumina il nostro cammino’. Il vescovo si è quasi commosso. E io con lui”.

 

Carletta Di Blasio: