DIOCESI – Si è svolto martedì, 20 dicembre, dalle ore 19:30 in poi, presso la sede della Caritas Diocesana in San Benedetto del Tronto, l’evento dal titolo “Nessuno può salvarsi da solo – Tracciare insieme sentieri di pace”. Presenti il vescovo Carlo Bresciani, il direttore ed il vicedirettore della Caritas Diocesana, don Gianni Croci e Fernando Palestini, tutti gli operatori Caritas, professionisti e volontari, gli ospiti della Caritas che vivono nella sede e anche molte persone che abitualmente ricorrono ai servizi dell’associazione.
L’incontro si è aperto con un momento di preghiera nel gazebo del giardino della struttura. Queste le parole del vescovo Carlo Bresciani: “Carissimi fratelli e sorelle, anche se gli eventi della nostra esistenza appaiono così tragici e ci sentiamo spinti nel tunnel oscuro e difficile dell’ingiustizie e della sofferenza, siamo chiamati a tenere il cuore aperto alla speranza, fiduciosi in Dio che si fa presente, ci accompagna con tenerezza, ci sostiene nella fatica e soprattutto orienta il nostro cammino. Scrive San Paolo: ‘Non dormiamo dunque come gli altri, ma vigiliamo e siamo sobri’. Accogliamo anche noi questo invito a restare svegli, a non rinchiuderci nella paura, nel dolore o nella rassegnazione, a non cedere alla distrazione, a non scoraggiarci ma ad essere invece come sentinelle capaci di vegliare e di cogliere le prime luci dell’alba, soprattutto nelle ore più buie“.
A seguire, una giovane volontaria ha detto: “Il Natale riaccende forte il desiderio della pace dentro di noi, attorno a noi e in tutto il mondo. Papa Francesco nel suo messaggio per la Giornata della Pace ci invita, dopo la tremenda esperienza del Covid e l’attuale tragedia della guerra, “a rimettere al centro la parola ‘insieme’. Infatti è insieme, nella fraternità e nella solidarietà, che costruiamo la pace, garantiamo la giustizia, superiamo gli eventi più dolorosi”. Anche noi sappiamo che solo la pace che nasce dall’amore fraterno e disinteressato può aiutarci a superare le crisi personali, sociali e mondiali, ma non sempre siamo capaci di sentirci, prima di tutto, fratelli e sorelle bisognose gli uni degli altri, perché nessuno può salvarsi da solo. ”
Dopo la lettura di due passi del Vangelo di Marco e Matteo riguardanti il tema della pace e di uno stralcio del messaggio di Papa Francesco per la Giornata della Pace 2023, il vescovo Bresciani ha condiviso con tutti i presenti una breve riflessione: “Non basta desiderare la pace. Tutti la vogliamo, ma come pensiamo di costruirla? Non basta chiederla; dobbiamo essere costruttori di pace. Tutti. Anche noi. Perché la pace parte dal basso, parte da quelle persone che da piccole vengono educate alla pace e la coltivano. Un tessuto sociale di ingiustizia non è un tessuto di pace. In questo mondo cerchiamo sempre più il progresso tecnologico, ma questo non ci dà la pace. In passato si usavano le pietre, le frecce, ora le armi, la bomba atomica. Perché al progresso tecnologico non corrisponde un progresso verso al pace? Perché la pace non è possesso di beni, non è mancanza di armi o assenza di guerra. La pace viene dal riconoscere la fratellanza umana, l’essere tutti figli di un unico Dio e quindi fratelli. Tutti dunque possiamo essere costruttori di pace, perché la pace dipende dalle relazioni che costruiamo. Basta una parola, una chiacchiera, un pettegolezzo per creare conflitti. Quante guerre familiari esistono? Quello che allora ciascuno di noi deve chiedersi è: ‘Come posso io portare più pace nelle relazioni che vivo?’ Se prego per la pace in Ucraina, ma non curo le relazioni con gli altri, sto facendo bene?! Se io mi preoccupo di me, ma non della sensibilità dell’altro, che relazione d’amore sto costruendo? L’Amore che Gesù ci chiama ad avere gli uni verso gli altri – e che Egli stesso ha sperimentato nella sua vita – è retto da tre azioni: prendere l’iniziativa; condividere; seminare piccoli semi di bene e di bontà. Solo così, ogni nostro gesto può diventare un albero che unisce l’umanità.”
“Cosa dunque ci è chiesto di fare? – ha concluso Bresciani – Anzitutto di lasciarci cambiare il cuore dalle emergenze che abbiamo vissuto, di permettere cioè che, attraverso questo momento storico, Dio trasformi i nostri criteri abituali di interpretazione del mondo e della realtà. Non possiamo più pensare solo a preservare lo spazio dei nostri interessi personali o nazionali, ma dobbiamo pensarci alla luce del bene comune, con un senso comunitario, ovvero con un ‘noi’ aperto alla fraternità universale, di un bene che sia davvero comune“.
Dopo alcune preghiere, una delle volontarie ha riportato alcune parole che il cantante Simone Cristicchi ha pronunciato in occasione della presentazione del messaggio per la Pace di Papa Francesco: “Non abbiamo bisogno di urla, ma di sussurri. Non ci servono schiaffi, ma carezze. Non dobbiamo apparire forti a tutti i costi, ma nella fragilità sentire la nostra potenza. Perché non siamo al mondo per essere perfetti, ma per essere veri“. L’augurio è che questo sia, per tutti gli operatori e gli ospiti Caritas, lo stile nella vita di tutti i giorni nella loro casa della Carità.
Dopo la benedizione da parte del Vescovo Carlo, tutti i presenti si sono spostati nella sala mensa della struttura per condividere insieme la cena. Il menù, completamente preparato dagli ospiti della Caritas, è stato internazionale: Fasule, piatto semplice della tradizione culinaria albanese; Mafé con riso, piatto della cucina senegalese, maliana e gambiana; Thiebou Dieune, piatto tipico senegalese; Cous Cous, piatto tipico dell’Africa del Nord; Chicken 95, piatto tipico indiano. L’incontro si è concluso con grandi sorrisi da parte di tutti.