Nel pensiero cristiano delle origini i martiri sono coloro che donano la propria vita per amore del loro Signore e per questo vengono ricompensati. La parola martire dal greco martyr significa testimone ed è questo ciò che facevano questi uomini e donne di fede, testimoniavano l’amore per il loro Signore Gesù Cristo a costo della vita. Essi furono i primi testimoni davanti ai tribunali umani della divinità di Cristo e il loro sacrificio era l’adesione massima alla passione stessa di Gesù. Nei primi secoli nacque un vero e proprio culto sulle tombe di questi testimoni. Tale culto abbracciò presto la Chiesa universale, il martire non apparteneva alla singola comunità ma a tutto il popolo di Dio. Le notizie delle loro sofferenze venivano viste come delle vere e proprie vittorie e venivano inviate anche alle comunità più lontane, con lo scopo di essere da esempio ai cristiani nella prova. Il martire è colui che s’immola come l’Agnello, che fa l’esperienza più autentica di Cristo stesso; essi sono gli unici sicuri della salvezza e della partecipazione alla gloria di Dio subito dopo la morte. Secondo Paolo il martirio è diventare veramente simili a Cristo è il culmine e lo scopo della vita del credente, perché realizza la comunione totale con la Croce anche nelle sue implicazioni soteriologiche. Per l’apostolo il martirio è la salvezza più totale e completa. Vissute nella fede, tutte le prove e le sofferenze provocate dalla sequela di Cristo e dalla fedeltà al Vangelo diventano partecipazione alla Croce di Cristo e in qualche modo anticipazione del martirio. Il martire è colui che, con la grazia di Cristo e per amore suo, resiste e resta dove la chiamata di Cristo e la sequela di lui lo pongono, richiedendogli una qualche forma di sacrificio. Il martirio è dunque l’attualizzazione della Croce di Cristo nella vita dei suoi discepoli e di tutti i credenti in lui. Papa Francesco durante una catechesi dedicata alle beatitudini cristiane ha affermato: “I martiri di oggi sono tanti, sono di più dei martiri dei primi secoli”. Anche oggi infatti la persecuzione e la violenza nei confronti dei cristiani in molti paesi del mondo, soprattutto in Medio Oriente, è accompagnata da eroici atti di testimonianza di fede. Il martirio ed i martiri sono ancora oggi una realtà quotidiana. Il martire cristiano come Cristo e mediante l’unione con lui, accetta nel suo intimo la croce, la morte e la trasforma in un’azione d’amore. Quello che dall’esterno è violenza brutale, dall’interno diventa un atto d’amore che si dona totalmente. La violenza così si trasforma in amore e quindi la morte in vita e di questa vita diviene partecipe tutta la Chiesa. Profetiche e attuali le parole di Tertulliano che nel terzo secolo, nella sua Cartagine bagnata dal sangue delle persecuzioni cristiane, scriveva: “sanguis martyrum semen christianorum – il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani”. Il sangue dei martiri rende davvero fertile la terra e la fa germogliare.

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