Di Pietro Pompei

DIOCESI – Mentre siamo in trepidazione per la salute del nostro Vescovo Emerito Mons. Gervasio Gestori e lo accompagniamo con la nostra preghiera in questi momenti di sofferenza, la nostra memoria torna ai tanti momenti trascorsi insieme, alle tante celebrazioni, ai tanti rapporti amicali che danno sapore alla vita: “poiché- come scrive lo psicanalista Mauro Mancia- la memoria, è certamente una funzione collegata all’affettività”.
Senza nessuna presunzione mi piace qui ricordare quanto scrissi nel decennale della Sua venuta in mezzo a noi.

“Le celebrazioni sono le occasioni in cui la penna scivola lungo il solco dell’elogio e potrebbe apparire insincera. Forse non ci si accorge che anche noi cristiani, spesso ci lasciamo convincere che della vita vanno ricercate le zone d’ombra ed oscure, quasi vergognosi di far apparire la luce, in un falso concetto di umiltà. Tant’è che, purtroppo, la parola assume quasi sempre il tono del rimprovero, come non ci fosse luogo, data la nostra misera natura, alla speranza. Eppure noi siamo i portatori della “Buona Novella”, e puntiamo sulla “risurrezione” anche se spesso dobbiamo passare attraverso la “croce”. Perché, allora, non aver il coraggio di guardare la vita in positivo e gioire dei doni che il Signore distribuisce lungo il nostro percorso? E senza retorica possiamo dire che per la comunità diocesana ogni Vescovo è un dono che lo Spirito sceglie come esempio e come guida. Ed allora la parola più semplice, ma più ricca di significato che possiamo usare nell’occasione, di un decennale, è: “Grazie !”; grazie, prima di tutto, a Dio per i tanti favori concessi alla nostra Chiesa locale, poi grazie al nostro Vescovo per aver accettato di venire in mezzo a noi “per l’onore di Dio, il servizio della Chiesa, il bene delle anime” come avvertiva il cardinale Schuster.
A voler cercare, com’è uso ai nostri giorni, un logo per sintetizzare l’attività apostolica del nostro Vescovo in questi dieci anni, vorrei proporre quello del “Vescovo delle tre A!”, al modo della pubblicità, vecchio stile. Senza nulla togliere alle tante altre peculiarità e senza tema di smentita, mi sento di definire il nostro Pastore come il “Vescovo dell’Accoglienza, dell’Ascolto, dell’Aiuto” e di tutto questo posso essere testimone.
Le celebrazioni degli anniversari si reggono, normalmente, sui ricordi e forse potrei vantare una “primogenitura” immeritata; ma fin da quando la Provvidenza mi permise di incontrare Mons. Gestori alcuni anni prima di diventare il nostro Vescovo, mi colpirono queste sue qualità nel rapportarsi con gli altri. Non credo ci sia qualcuno che possa dire di essere stato respinto; si è fatto spesso carico di tante sofferenze nascoste, dando il suo aiuto senza farlo pesare. Per questa sue virtù ha trovato grande accoglienza tra i giovani che accorrono numerosi ad ogni incontro. Grande attenzione ha riservato alle famiglie, facendone argomento di più lettere pastorali, invitando la comunità diocesana a riflettere, a pregare, ad aiutare questo istituto particolarmente in crisi e bersagliato. Ha insistito molto perché la Caritas fosse sempre più efficiente per accogliere più poveri ed emarginati possibile, facendo allestire per loro un luogo ed una mensa veramente accoglienti. Meraviglia, talvolta, ascoltare tra la gente umile la fiducia riposta nell’aiuto del Vescovo e non è raro avvertire tra i fedeli l’orgoglio di aver potuto confidare a Lui i disagi delle proprie famiglie.
Debbo confessare un certo disorientamento iniziale, quando furono richiesti uomini d’ordine durante le celebrazioni in cattedrale, interpretati quasi a voler accentuare il distacco tra il popolo e il celebrante; ma ben presto si capì che era un modo di solennizzare certe liturgie, tant’è che al termine di ogni celebrazione il Vescovo fa fatica a tornare in sagrestia tanta è la ressa dei fedeli che amano salutarlo.
Dopo dieci anni non ci resta che riconfermare il “Grazie”, per l’amore, la passione e la dedizione con cui il nostro Vescovo ha guidato e continua a guidare la nostra Chiesa diocesana”.

Eccellenza, ancora “Grazie”. Imploriamo l’aiuto di Dio in questi momenti di grande sofferenza.

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