DIOCESI – Sabato 31 dicembre il Vescovo Carlo Bresciani ha presieduto la Santa Messa per ringraziare Dio per tutti i beni che durante questo anno ha elargito ai suoi figli. La liturgia, concelebrata dai sacerdoti della Cattedrale don Patrizio Spina, Vicario Generale e parroco, don Romualdo Scarponi e don Luciano Paci, parroci emeriti della Cattedrale, è stata animata dal coro parrocchiale.
Nella sua omelia il Vescovo Carlo ha affermato: “Siamo alla fine dell’anno 2022, un anno come sempre di grazia, connotato da eventi felici e da eventi meno felici. Ognuno questa sera davanti a Dio potrebbe fare memoria dei propri. In questa celebrazione facciamo memoria di alcuni di quelli che abbiamo vissuto insieme. Si tratta di eventi che hanno toccato la nostra vita, ci hanno provocato a decisioni e ci hanno chiesto impegni. Ricordo quelli che ci hanno aiutato a scoprire che solo insieme si può affrontare meglio la vita e quello che essa ci riserva: insieme tra noi e insieme a quel Dio che si è fatto uomo per essere con noi. Con Lui siamo stati più felici nei giorni felici e ci siamo sentiti meno soli e più forti nei giorni tristi. Di tutto vogliamo rendere grazie al Signore. Grazie del tempo che ci ha donato e grazie di quanto ha arricchito questo nostro tempo. Grazie per il papa emerito Benedetto XVI che oggi ci ha lasciato: lo affidiamo alle sue mani di Padre misericordioso.
In questo anno abbiamo avuto la sventura di una inaspettata e imprevedibile guerra di invasione folle, insensata e drammaticamente crudele alle porte della nostra Europa, guerra che sta creando morti, dolori e ferite enormi. Pensavamo che cose del genere fossero solo di un passato che la nostra civiltà non avrebbe mai più avuto il coraggio di ripetere avendo imparato che la guerra non porta niente di buono, ma solo morte, distruzione e tante, tante lacrime e dolori di donne, uomini e bambini innocenti. La guerra continua purtroppo a provocare danni umani e materiali enormi e anche noi ne stiamo portando le conseguenze negative. Il cuore dell’uomo, indurito dal peccato, cerca solo il potere e il dominio ed è pronto a sacrificare anche la vita, quella degli altri naturalmente, per ottenerlo. Non è questo il modo di santificare il tempo che Dio ci dona. Questo è il tempo di satana che, come sempre, promette il paradiso e, invece, dona l’inferno. È sempre così che satana agisce.
In questo anno abbiamo continuato a convivere con il covid-19. Anche se la sua intensità è diminuita, continua a provocarne altri danni e sofferenze e a far aleggiare la paura della morte un po’ ovunque. Anche questa pandemia si è abbattuta improvvisamente su tutti noi e ha contribuito ad allontanarci gli uni dagli altri per evitare il contagio. Ci ha messo sulle difensive un po’ verso tutti. Ci ha fatto provare il peso della solitudine, oltre che la paura di incontrare altri, perfino i parenti, per paura di essere contagiati o di contagiare. Ma dobbiamo rialzarci e ripartire, reagendo a tentazioni di chiusure che non farebbero che aumentare solitudine e disagi psicologici e spirituali. Abbiamo fatto ulteriore esperienza che solo insieme siamo riusciti a contrastarne la diffusione e a combatterne le conseguenze. Se abbiamo imparato questo, non tutto è stato negativo.
Dentro queste negatività sono sorti segni commoventi di solidarietà, piccole luci che illuminano la notte e tengono viva la speranza. Abbiamo assistito a una pronta e generosa accoglienza di donne e bambini profughi dalla guerra in Ucraina; ci sono state generose donazioni di generi necessari a chi è stato colpito dalla povertà e soffre freddo e fame e tanti altri gesti di aiuto ai bisognosi che raccontano di un tempo reso santo dalla bontà umana testimoniata da tanti uomini e donne dal cuore generoso e sensibile ai bisogni degli altri. Rendiamo grazie a Dio per questi segni di luce nelle tenebre e di speranza per un futuro diverso, segni dei quali siamo stati abbondantemente testimoni anche nella nostra Diocesi.
In questo anno ho avuto la grazia di vivere la visita pastorale alla Diocesi. Evento per me e per la Diocesi di grazia davvero eccezionale: il Signore mi ha dato la gioia di poter godere delle tante ricchezze della nostra Diocesi; di incontrare tanti volti di persone semplici, ma buone e genuine che vivono con semplicità la loro fede in molteplici ambiti, di ascoltare storie reali di vita edificanti capaci di stimolare positivamente la mia fede; di avvicinare malati che pur nella loro sofferenza ringraziano Dio di quanto ha loro donato nella vita e dell’aiuto che ora dà loro nel portare la sofferenza. Mi ha edificato molto constatare che il loro ringraziamento a Dio elimina la lamentazione per la loro condizione, lamentazione che pur sarebbe umanamente comprensibile. Ho avuto la grazia di incontrare imprenditori, amministratori comunali ed operai che vivono con grande responsabilità il loro impegno. Ho avuto la possibilità di incontrare più a lungo i sacerdoti e ringrazio Dio per il loro prezioso e non sempre facile ministero pastorale in Diocesi. Tutte persone che santificano il tempo che il Signore dona loro. Persone che senza tanto rumore rendono migliore la nostra Chiesa e la nostra società e ci aiutano a camminare insieme. Bisogna aguzzare la vista per scoprirle, ma che grande grazia per me constatare la loro numerosa presenza! Questa sera rendo grazie al Signore per tutte loro, mentre prego perché continui a far sentire a loro la sua presenza confortatrice.
Carissimi il tempo ci è donato perché abbiamo in esso a costruire positivamente la nostra vita insieme agli altri. Non possiamo pensare di poterla costruire nelle chiusure egoistiche e individualistiche. La pandemia attraverso la quale siamo passati e che tante sofferenze ci ha inflitto, ci ha insegnato che nessuno può salvarsi da solo. Il tempo che ci è donato lo santifichiamo certamente con la preghiera che invoca l’aiuto di Dio, ma anche, e forse soprattutto, costruendo, con l’aiuto di Dio, relazioni di vera fraternità con coloro che vivono accanto a noi, superando lotte e divisioni, quando non addirittura la guerra aperta.
La fine di un anno ci ricorda inevitabilmente lo scorrere veloce del tempo della nostra vita e quindi della sua preziosità. Un tempo, quindi, da non sprecare, ma da santificare, da rendere santo. Come? Rispondo ricorrendo alle parole di papa Francesco: “Anzitutto, occorre lasciarci cambiare il cuore da quanto viviamo e abbiamo vissuto, permettere cioè che, attraverso il momento storico che viviamo, Dio trasformi i nostri criteri abituali [egoistici] di interpretazione del mondo e della realtà. Non possiamo pensare solo a preservare lo spazio dei nostri interessi personali, ma dobbiamo pensarci alla luce del bene comune, con un senso comunitario, ovvero come un “noi” aperto alla fraternità universale. di un bene che sia davvero comune”. Nella visita pastorale ho incontrato moltissime persone che vivono tutto questo, senza clamore, ma nella verità.
Carissimi santifichiamo il tempo che Dio ci dona. Non chiudiamoci nel nostro egoismo o nelle nostre comodità, ma ritessiamo sempre di nuovo le relazioni con la pazienza della carità cristiana, relazioni che hanno sempre bisogno di molta comprensione e spesso anche di perdono reciproco per le fragilità che sono proprie della natura umana che tutti ci accomuna. Santo è quel tempo che dedichiamo a costruire relazioni di pace là dove le tensioni rischiano di provocare divisioni e fratture o addirittura violenza. Santo è quel tempo quando rinunciamo a parole violente e aggressive che feriscono e rompono la comunione. Santo è quel tempo che dedichiamo ad aiutarci gli uni gli altri.
Dio ci dona il tempo: spetta a noi, con il suo aiuto, renderlo tempo di grazia per noi e per gli altri.
Questa sera dobbiamo chiedere anche perdono per il tempo sprecato in cose inutili, quando non dannose per noi e per gli altri; perdono per aver sprecato un dono prezioso, macchiandolo della nostra indolenza e talora perfino della nostra cattiveria.
Ora rendiamo grazie a Dio per quanto ci ha donato nell’anno che finisce e preghiamolo, perché i propositi di bene per il nuovo anno possano essere attuati con la necessaria perseveranza. Domani inizierà un nuovo anno: rendiamolo tempo di grazia per noi e per chi vive accanto a noi.
Buona fine anno e buon inizio dell’anno nuovo”.
La liturgia è terminata con il canto del Te Deum:
Noi ti lodiamo, Dio *
ti proclamiamo Signore.
O eterno Padre, *
tutta la terra ti adora.
A te cantano gli angeli *
e tutte le potenze dei cieli:
Santo, Santo, Santo *
il Signore Dio dell’universo.
I cieli e la terra *
sono pieni della tua gloria.
Ti acclama il coro degli apostoli *
e la candida schiera dei martiri;
le voci dei profeti si uniscono nella tua lode; *
la santa Chiesa proclama la tua gloria,
adora il tuo unico figlio, *
e lo Spirito Santo Paraclito.
O Cristo, re della gloria, *
eterno Figlio del Padre,
tu nascesti dalla Vergine Madre *
per la salvezza dell’uomo.
Vincitore della morte, *
hai aperto ai credenti il regno dei cieli.
Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre. *
Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi.
Soccorri i tuoi figli, Signore, *
che hai redento col tuo sangue prezioso.
Accoglici nella tua gloria *
nell’assemblea dei santi.
Salva il tuo popolo, Signore, *
guida e proteggi i tuoi figli.
Ogni giorno ti benediciamo, *
lodiamo il tuo nome per sempre.
Degnati oggi, Signore, *
di custodirci senza peccato.
Sia sempre con noi la tua misericordia: *
in te abbiamo sperato.
Pietà di noi, Signore,*
pietà di noi.
Tu sei la nostra speranza,*
non saremo confusi in eterno.