“Oggi abbiamo l’occasione di ringraziare insieme il Signore per il Sermig, che è una specie di grande albero cresciuto a partire da un piccolo seme.
Così sono le realtà del Regno di Dio. Il piccolo seme il Signore l’ha gettato a Torino all’inizio degli anni Sessanta. Un tempo molto fecondo, basta pensare al Pontificato di San Giovanni XXIII e al Concilio Vaticano II. In quegli anni sono germogliate nella Chiesa diverse esperienze di servizio e di vita comunitaria, a partire dal Vangelo. E là dove c’è stata una continuità, grazie ad alcune vocazioni che hanno ricevuto risposte generose e fedeli, queste esperienze si sono strutturate e sono cresciute cercando di corrispondere ai segni dei tempi”. Sono queste le parole di Papa Francesco rivolte ai membri del Sermig-Servizio missionario giovani, ricevuti in udienza in Vaticano.
Dalla fondazione ad opera di un gruppo di giovani a Torino fino ad oggi, il Sermig è stato accompagnato dal Signore, ha sottolineato Bergoglio, per il quale “dai frutti si vede chiaramente che al Sermig non si è fatto mero attivismo, ma si è lasciato spazio a Lui: a Lui pregato, a Lui adorato, a Lui riconosciuto nei piccoli e nei poveri, a Lui accolto negli emarginati”. Papa Francesco ha evidenziato come la trasformazione dell’Arsenale militare di Torino nell’“Arsenale della pace” sia un fatto che parla da solo, soprattutto in questo momento. “È un messaggio, purtroppo drammaticamente attuale. Anche qui, dobbiamo stare attenti a non ‘uscire di strada’. L’Arsenale della pace – come le altre realizzazioni del Sermig, e in generale tutte le opere delle comunità cristiane – è un segno del Vangelo non tanto per i numeri che quantificano l’operazione. Non bisogna fermarsi a questo. L’Arsenale della pace è frutto del sogno di Dio, potremmo dire della potenza della Parola di Dio”.