MARCHE – L’ok alle etichette allarmistiche sul vino che l’Ue ha concesso all’Irlanda preoccupa il settore vitivinicolo marchigiano.

Non tanto per il mercato in sé che appare davvero marginale rispetto alle esportazioni di vino dalla nostra regione (lo 0,3% del totale secondo una rielaborazione di Coldiretti Marche su dati Istat del 2021) quando perché questo via libera rappresenta un pericoloso precedente che arriva nonostante i pareri contrari di Italia, Francia e Spagna e altri sei Stati membri. “Così facendo – spiegano da Coldiretti Marche – il rischio è quello di aprire le porte a una normativa comunitaria che metterebbe a rischio la principale voce dell’export agroalimentare regionale. È del tutto improprio assimilare l’eccessivo consumo di superalcolici e criminalizzare singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate”. Un po’ quello che avviene con le etichettatura a semaforo o il nutriscore che mettono all’indice alimenti antichi, naturali e salutari come l’olio extravergine di oliva o i formaggi e allo stesso tempo danno luce verde a bibite light o senza zuccheri di cui si ignorano gli ingredienti. Nelle Marche il settore vitivinicolo conta circa 15mila ettari, circa 2mila aziende vinificatrici e una produzione di qualità che vale 106 milioni di euro l’anno solo per quel che riguarda le denominazioni di origine. L’export 2022, nei primi nove mesi, ha sfiorato i 56 milioni di euro (+33% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente). “Si tratta, in generale – sottolineano da Coldiretti Marche – di difendere un settore del Made in Italy che ha scelto da tempo la strada della qualità. Il consumo pro capite in Italia si attesta sui 33 litri all’anno con una sempre maggiore attenzione alla qualità, alla storia del vino, ai legami con i territori che spingono italiani e stranieri anche alla scoperta di cantine e aziende”.

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