DIOCESI – Lectio delle Sorelle Clarisse del Monastero Santa Speranza di San Benedetto del Tronto.
Isaia, questa domenica, ci parla di una terra umiliata, quella abitata dalle tribù di Zabulon e di Neftali, una terra invasa e messa a dura prova dagli eserciti orientali assiro e babilonese e segnata dalle deportazioni. Una terra, però, scrive il profeta, che in futuro sarà di nuovo gloriosa: «Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse».
Isaia, con lo sguardo lungo del profeta, annuncia la liberazione e la speranza che un re, ancora bambino, avrebbe portato la pace; l’annuncio di un giorno in cui il diritto e la giustizia saranno ristabiliti, l’annuncio di una luce grande che entrerà nella storia proprio a partire da questa terra di confine.
Proprio a partire da questa terra, la Galilea delle genti, risuonerà, infatti, il primo annuncio della buona notizia da parte di Gesù, ce lo dice, oggi, l’evangelista Matteo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». Il Signore non esordisce con richiami morali, con discorsi tesi a suscitare pentimento o cambiamento di condotta. Lui per primo si offre, si dona: «Il Regno dei cieli è vicino». Quasi a dire “io ti sono vicino…”.
Sì, Gesù è vicino. Prosegue infatti Matteo: «Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea, suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori».
Gesù cammina e raggiunge gli uomini nel loro ambiente ordinario, nel loro posto di lavoro. Nessuna cornice sacra per la chiamata dei primi discepoli, ma lo scenario di un lago e lo sfondo della dura vita quotidiana. Un Dio vicino!
Gesù entra nella vita di questi uomini, entra nella nostra vita, prendendo la vita per quello che è in quel momento, non violentandola, non cambiandole volto e forma, non sconvolgendola ma esaltandola, dandole un significato profondo.
«Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini»: Gesù cambia il tipo di pesca di Andrea e Simone, come di Giacomo e Giovanni poi. Pescare uomini: trovare e far venir fuori la bellezza che c’è in ogni essere umano, trovare la profonda umanità che abita tutti.
«Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono». Lasciare le reti perché non c’è più nulla e nessuno da catturare, c’è solo da andare incontro alla bellezza di ogni uomo e di ogni donna. C’è solo da diventare “incapaci” di accostare gli altri se non per accoglierli.
E’ solo questo, per riprendere ancora le parole del profeta Isaia, che frantuma giogo, sbarra, bastone, simboli della schiavitù, dell’oppressione, della mancanza di libertà che spesso ci attanagliano; è solo questo che ci permette di guardare alla nostra vita con la stessa certezza che ha il salmista: «Il Signore è mia luce e mia salvezza: di chi avrò timore? Il Signore è difesa della mia vita: di chi avrò paura?».
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