DIOCESI – Nell’ambito degli eventi organizzati dalla Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto per celebrare la “Settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani“, si è svolto mercoledì 18 gennaio, alle ore 21:00, presso la Sala Blu sopra il teatro San Filippo Neri di San Benedetto del Tronto, l’incontro di formazione dal titolo “La cura di sé e la cura della Chiesa”. L’evento, rivolto in particolar modo a tutti gli operatori pastorali della Diocesi, ha registrato la partecipazione di padre Amedeo Cencini, presbitero e psicoterapeuta dell’ordine dei Canossiani e dal 1995 anche consultore della Congregazione Vaticana per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica.
Dopo il saluto e una breve introduzione del vescovo Carlo Bresciani, il sacerdote canossiano ha aiutato i presenti a comprendere cosa significhi avere cura, specificando la necessità di vivere in profondo la propria identità per potersi prendere cura della propria dimensione spirituale e di quella della comunità. Il relatore è partito da alcuni interrogativi a cui si è cercato di dare risposta durante l’incontro: “Di chi ci si prende cura? Di sé o degli altri? Di cosa ci si prende cura in realtà? Perché ci si prende cura? Che rapporto c’è tra Vangelo e cura? O tra pastorale e identità cristiana (o presbiterale) e cura? Il parroco è curante o curato? Dove nasce la cura? Cosa o quale esperienza c’è alla sua origine? Infine di fatto mi sento più curato o più curante?”.
Partendo dal “Cogito ergo sum” (“Penso dunque sono”) di Cartesio, attraverso le risposte, si è giunti al “Cogitor ergo sum” del teologo Barth (“Sono pensato dunque sono”). Il passaggio dall’uomo inteso come essere razionale all’uomo inteso come essere relazionale ha condotto i presenti a comprendere come la cura sia un fenomeno relazionale, passivo e attivo, che indica tensione all’altro e al suo mistero. Si è quindi passati a discernere il significato di cura dell’altro nella pastorale ecclesiale che è prioritaria nella vita della Chiesa.
Infine si è accennato anche a come la comunità debba prendersi cura del suo prete: la responsabilità reciproca, infatti, è all’interno della comunità presbiterale, ma anche all’interno di quella parrocchiale. In tal senso è un dovere della parrocchia dare attenzione alle condizioni e alla qualità di vita, anche materiale, del suo Pastore e di prendersi cura intervenendo in caso di necessità.
Queste le parole con cui padre Cencini ha concluso il suo intervento: “La cura è esperienza di amore vero e il vertice dell’amore, per me, è l’avermi reso capace di amare alla stessa maniera di Dio. Spesso ci lamentiamo perché desideriamo che gli altri si prendano cura di noi; invece dovremmo impegnarci di più noi ad amare gli altri per poterci prendere cura di loro.”
Al termine dell’intervento, alcuni presenti hanno rivolto qualche domanda all’illustre ospite o hanno condiviso con il resto della platea una risonanza personale sull’incontro appena vissuto. La serata si è conclusa con un momento di preghiera.