“Il tema centrale che ha caratterizzato la lunga esistenza di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, da docente di teologia, da vescovo, da prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, da Papa, da emerito, è la ricerca del primato della fede”. Lo scrive Gianfranco Brunelli, direttore de “Il Regno”, nell’ultimo numero pubblicato. “Il primato della fede come dato esistenziale, ecclesiale, culturale – aggiunge -. Nella fede in Gesù di Nazaret nasce la Chiesa e si sviluppa la sua tradizione, una tradizione che è pensata come luogo della redenzione, che ha in sé una dimensione gnoseologica. In quella stessa fede s’addipana l’esistenza personale del cristiano. In quella stessa dimensione di fede si conservava e si sviluppava per Ratzinger la cultura occidentale ispirata dalla tradizione cristiana”.
Il giornalista ricorda poi come “al centro della sua personale e magisteriale riflessione vi è stata costantemente la questione della pretesa autosufficienza della modernità, espressa da quella formula: ‘dittatura del relativismo’”. “Benedetto ha cercato d’attraversare il dramma della modernità, caratterizzata da una forma di nuovo nichilismo che è, da un lato, il derivato di un’ipertrofia dell’io, di una dimensione dongiovannesca della vita, e dall’altro, la conseguenza della separazione della dimensione della libertà dell’uomo dalla sua natura trascendente”. Il Pontefice ha indicato che “solo la fede può aprire a un’autentica umanizzazione”. “Nella separazione tra le due dimensioni, per Ratzinger veniva meno ogni fondamento della dignità della persona umana. Questa impostazione è stata seguita in ogni intervento che egli ha fatto nelle principali capitali europee, divenute capitali laiche. Immaginando proprio l’Europa come il centro di questa sfida”. Ricordando le incomprensioni attraversate dal suo pontificato e la convivenza con Papa Francesco, infine, Brunelli si concentra sull’eredità di Papa Benedetto: “Sia sul versante della critica della ragione: quel suo giudizio sul ‘relativismo’ che nasconde un ‘totalitarismo’, quando la cultura attuale immagina che tutto il fattibile sia anche tutto il possibile, negando in questa sovrapposizione l’idea stessa di libertà. Sia sul versante della teologia: la tentazione di superare la ricerca di Dio con il nichilismo dolce dell’indifferenza”.