“Le modalità vecchie o nuove per manifestare violenza sono sempre ferme sul territorio. Gli accoltellamenti continuano, il senso di violenza gratuito c’è sempre come dimostra un episodio di qualche giorno fa a Pianura, dove è stato dato un pugno in testa a un anziano, che stava al bar e ora è in fin di vita. Insomma, c’è un senso di impunità sul territorio, che al di là del grado di delitto, fino a un omicidio, come nel caso di Melito, è diffusissimo, come pure la violenza. Siamo ancora in un territorio in cui la gente crede che, o per appartenenza ai clan o per appartenenza a una certa cultura, può permettersi di ‘farsi giustizia’ o, comunque, di condizionare la vita degli altri attraverso la violenza”. A parlare al Sir è don Tonino Palmese, presidente della Fondazione Polis (strumento operativo della Regione Campania nell’ambito del sostegno alle vittime innocenti della criminalità organizzata e della valorizzazione dei beni confiscati alla camorra), commentando l’omicidio di un 57enne, Vincenzo Nappi, colpito a tavola nel ristorante “Gaetano e Teresa”, che si trova in via Lavinaio, a Melito, in provincia di Napoli. L’uomo, che sarebbe legato al clan Amato Pagano, i cosiddetti scissionisti, è stato ucciso intorno all’ora di pranzo di oggi. Sono in corso indagini da parte dei carabinieri della compagnia di Marano per ricostruire la dinamica dell’accaduto.
“Quanto più aumenta il livello di denuncia e di osservazione del territorio, tanto più questi fatto possono essere dimensionati. Insomma, quanto più videosorveglianza c’è sul territorio, ne avremo tanto di guadagnato. Ma anche le persone devono avere il coraggio di chiamare per nome i delitti e gli abusi che avvengono sul territorio. Altrimenti c’è il rischio che ognuno si rinchiuda nella propria paura e lo strapotere dei potenti diventi sempre più grande”, sostiene il sacerdote.
In questo momento, allora, non c’è un risveglio da parte della cittadinanza contro la violenza e la criminalità? “C’è solo – risponde il presidente della Fondazione Polis – davanti a fatti estremamente eclatanti, altrimenti il senso di impunità è molto diffuso: o il clan o il singolo cittadino sa che se la può cavare sempre”. Sul territorio, conclude don Palmese, “i presidi di legalità e di civiltà, rappresentati da associazioni, parrocchie, fondazioni, ci sono sempre, ma la lotta tra il bene e il male non troverà mai fine”.
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