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Libro “Spare”, un bel tacer non fu mai scritto

Prof.ssa Maria Francesca Santori

Il clamore mediatico levatosi alla pubblicazione di Spare, il libro del Principe Harry, induce a una riflessione che prescinde da qualsiasi giudizio moralistico sia sull’opera sia su chi l’ha scritta: oggi molti personaggi famosi, ma anche tante persone comuni, optano per una sorta di rielaborazione pubblica delle vicende, soprattutto di quelle drammatiche, della loro vita.
Perché non si può pensare che né l’avidità di denaro né il desiderio smodato di acquisire visibilità siano ragioni sufficienti a motivare certa pubblicizzazione del privato: ci deve essere, in qualche misura, la convinzione di compiere una scelta legittima, utile a fare ordine nella propria esistenza, a liberare lo spirito, a superare il passato, a farlo conoscere e comprendere ad altri.
Ma è possibile sciogliere i grovigli interiori, rielaborare la dolorosa materia delle personali sofferenze, perdite, offese subite e inflitte, attraverso una condivisione globale o comunque pubblica del vissuto?
Non sarebbe più naturale fare silenzio e cercare, caso mai, per le proprie intime confidenze l’accoglienza di un ascolto interessato, nel senso della partecipazione empatica, e disinteressato nel senso dell’assenza di morbosità?

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