M. Chiara Biagioni
(da Praga) “Prendere concrete e coraggiose decisioni sul ruolo delle donne all’interno della Chiesa e su un loro maggiore coinvolgimento a tutti i livelli, anche nei processi decisionali (decision making and taking)”. “Esplorare forme per un esercizio sinodale dell’autorità”. Superare “la frattura tra fede e cultura per tornare a portare il vangelo nel sentire del popolo, trovando un linguaggio capace di articolare tradizione e aggiornamento”. “Ascoltare il grido dei poveri e della terra nella nostra Europa, e in particolare il grido disperato delle vittime della guerra che chiedono una pace giusta”. Sono alcune delle “raccomandazioni conclusive” sottolineate nel comunicato finale che è stato diffuso a Praga al termine della prima parte dell’Assemblea sinodale europea. Dal 10 febbraio al 12 febbraio, si incontreranno solo i Presidenti delle Conferenze episcopali per rileggere “collegialmente l’esperienza sinodale vissuta insieme”.Sono stati quattro giorni intensi di ascolto e di dialogo dove i 200 delegati delle 39 conferenze episcopali europee si sono confrontati sulle sfide aperte della Chiesa in Europa.Hanno condiviso anche “il dolore delle ferite che segnano la nostra storia recente”, a partire da quelle che “la Chiesa ha inflitto attraverso gli abusi perpetrati da alcune persone nello svolgimento del loro ministero o incarico ecclesiale, per finire con quelle provocate dalla violenza mostruosa della guerra d’aggressione che insanguina l’Ucraina e dal terremoto che ha devastato Turchia e Siria”.
I lavori hanno seguito un programma serratissimo. Durante le sessioni di lavoro sono stati presentati 39 rapporti nazionali sulle domande del Documento per la Tappa Continentale. Tutti hanno avuto la possibilità di prendere la parola, non solo in plenaria ma anche nei lavori di gruppo. al termine del confronto, il Comitato Redazionale ha presentato all’Assemblea una bozza di documento finale. Si tratta – spiegano al Ccee – di un testo ancora soggetto ad “emendamenti” e ad alcuni aggiustamenti redazionali che sarà restituito a tutti i partecipanti, dopo le modifiche richieste, per una eventuale ulteriore revisione prima di essere consegnato alla Segreteria generale del Sinodo. “È stata – scrivono i delegati – “un’esperienza spirituale che ci ha condotto a sperimentare, per la prima volta, che è possibile incontrarci, ascoltarci e dialogare a partire dalle nostre differenze e al di là dei tanti ostacoli, muri e barriere che la nostra storia ci mette sul cammino”.Per questo, in maniera quasi unanime, è stato espresso il desiderio di continuare a camminare in uno stile sinodale: “più che una metodologia, lo consideriamo uno stile di vita della nostra Chiesa”.
“Sono veramente molto contento”. Non nasconde la grande soddisfazione per come si sono svolti i lavori il card. Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo e relatore Generale della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. “Sappiamo tutti – spiega – che l’Europa ha due culture religiose diverse, l’Europa dell’Est e l’Europa dell’Ovest. Potevano quindi esserci tensioni molto feroci ma questo non è avvenuto. Siamo rimasti fratelli e sorelle. Vogliamo camminare insieme. Ci sono diverse opinioni ma questa diversità non disturba l’appartenenza profonda di tutti a Cristo”. Riguardo ai grandi temi sollevati durante l’assemblea, il cardinale commenta: “La Chiesa è pronta a riflettere e a pregare su queste richieste. L’inclusione però è un’altra cosa, perché il Papa ha detto: tutti, tutti, tutti. Questo è chiaro, almeno per me. Non c’è discussione. Ma per il sacerdozio delle donne, per i preti sposati, bisogna pregare, riflettere insieme, pesare”. “Bisogna – aggiunge – “lasciare agire lo Spirito Santo per poter prendere tali decisioni. Una decisione presa sotto pressione sarà sempre una cattiva decisione”.
Anche mons. Gintaras Grušas, arcivescovo di Vilnius e presidente del Ccee, nel tirare le somme conclusive della prima tappa dell’Assemblea sinodale, esprime gratitudine. “Abbiamo sperimentato cosa significa essere una famiglia, laici e consacrati, uomini e donne, sacerdoti e vescovi. E abbiamo potuto sperimentale cosa significa esserlo a livello europeo. E come in ogni famiglia, ci possono essere differenze. Siamo tutti diversi. Ma abbiamo saputo mantenere un clima di rispetto per la dignità di ciascuno, anche nella diversità delle opinioni. E ringraziamo Dio per questo. Ringraziamo lo Spirito Santo”.
In Assemblea si è sentita anche la voce sofferente del popolo ucraino. “Stiamo subendo le crudeltà della guerra. È una terribile invasione, un vero genocidio”, ha detto il vescovo greco-cattolico ausiliare di Ternopil-Zboriv, mons. Teodor Martynyuk che ha riportato anche le cifre di questo martirio ancora in atto. “Centinaia di migliaia di uccisi tra cui 460 bambini. Circa 12 milioni di profughi, sia interni che quelli che sono partiti all’estero e che voi avete accolto generosamente. Una tragedia insopportabile al centro del continente europeo. Sono stati distrutti dai russi 1.100 ospedali. Sono state occupate le nostre parrocchie, due sacerdoti sono incarcerati, alcuni sacerdoti sono detenuti nei campi di filtrazione in Russia, alcuni sacerdoti, religiosi e religiose, sono stati feriti. Sin dall’inizio dell’Assemblea ci siamo messi d’accordo che la verità e la sincerità fossero al centro delle nostre riflessioni. Chiediamo perciò che nel documento finale si usino affermazioni chiare per quanto riguarda l’invasione russa in Ucraina. Chiediamo sinceramente che la necessità della pace giusta in Europa sia inserita nel Documento finale. Chiediamo che la gratitudine del popolo ucraino a tutte le nazioni d’Europa che sono solidali con l’Ucraina ella sua sofferenza sia menzionata nel Documento”.
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