Di Matteo Calisi
Dopo quasi mezzo secolo di storia del Rinnovamento Carismatico Cattolico, Papa Francesco ha avvertito la necessità di richiamare la nostra identità in occasione di un Meeting ecumenico carismatico tenutosi in Piazza San Pietro nel 2015. Il Santo Padre ha definito il “Rinnovamento carismatico, una grazia pentecostale per tutta la Chiesa”.
Il motivo è ovvio. Ad oggi non siamo stati in grado di esprimerlo con chiarezza. Così rispondeva il Cardinale Raniero Cantalamessa a questo richiamo pontificio:
“Dobbiamo riconoscere che finora abbiamo dato alla Chiesa idee e rappresentazioni del Rinnovamento Carismatico diverse e a volte contraddittorie. Basterebbe fare una piccola inchiesta tra le persone che vivono al di fuori di esso, per renderci conto della confusione che regna intorno all’identità del Rinnovamento Carismatico.”
In risposta a questo appello del Papa, i Moderatori delle Comunità Carismatiche di Alleanza in Italia, si propongono con questa Conferenza di riflettere attentamente su questo aspetto che è cruciale per la vita del RCC:
“Se il RCC è una corrente di grazia per tutta la Chiesa, abbiamo il dovere di spiegare a noi stessi e alla Chiesa in che cosa consiste questa corrente di grazia e perché essa è destinata e necessaria a tutta la Chiesa. Spiegare, insomma, cosa siamo e cosa offriamo – meglio, cosa Dio offre – alla Chiesa con questa corrente di grazia.”
In quell’incontro ecumenico, appena ricordato, Papa Francesco evocò la visione che ispirava il Cardinale Léon Joseph Suenens, uno dei Padri al Concilio Vaticano II e promotore del Rinnovamento Carismatico Cattolico:
“Il Rinnovamento non è un movimento [nel comune senso sociologico; non ha né fondatore né Statuti; non è omogeneo; include una vasta gamma di manifestazioni.] È una corrente di grazia, un soffio ravvivante dello Spirito Santo destinato a tutti i membri della Chiesa – laici, religiosi, preti e vescovi. [È una sfida per tutti noi]”. “Qual è il segno comune di coloro che sono rinati da questa corrente di grazia? Convertirsi in uomini e donne nuovi, questo è il Battesimo nello Spirito”.
Più tardi, in occasione della celebrazione giubilare presso il Circo Massimo a Roma, la Vigilia di Pentecoste del 2017, Papa Francesco ritornerà in argomento rimarcando persino con insistenza l’identità del RCC:
“Siamo riuniti qui credenti provenienti da 120 Paesi del mondo, a celebrare la sovrana opera dello Spirito Santo nella Chiesa, che prese l’avvio 50 anni fa e diede inizio… a una istituzione? No. A una organizzazione? No. A una corrente di grazia, alla corrente di grazia del Rinnovamento Carismatico Cattolico. Opera che nacque… cattolica? No. Nacque ecumenica! Nacque ecumenica perché è lo Spirito Santo che crea l’unità ed è il medesimo Spirito Santo che diede l’ispirazione perché fosse così! [è ammonì i presenti n.d.r.] È importante leggere le opere del cardinale Suenens su questo: è molto importante!”
L’emergere di tendenze latenti nel RCC a livello globale esige da parte di tutti, pastori e fedeli, un attento discernimento degli spiriti e un forte senso di responsabilità nel fare chiarezza. Pena la confusione come dice il Cardinal Cantalamessa.
Anche noi convenuti in questa Conferenza, in quanto membri delle Comunità appartenenti a questa corrente di grazia, abbiamo il compito e il dovere di definire oggettivamente e quindi più precisamente la nostra identità e tutelarla per corrispondere in maniera univoca, a partire dalle realtà da noi rappresentate e alla missione che lo Spirito Santo ci ha affidato. Il Papa ci chiede con coraggio di “sdoganare” la corrente di grazia:
“50 anni di Rinnovamento Carismatico Cattolico. Una corrente di grazia dello Spirito! E perché corrente di grazia? Perché non ha né fondatore, né statuti, né organi di governo. Chiaramente in questa corrente sono nate molteplici espressioni che, certo, sono opere umane ispirate dallo Spirito, con vari carismi, e tutte al servizio della Chiesa. Ma alla corrente non si possono porre dighe, né si può rinchiudere lo Spirito Santo in una gabbia!”Le Comunità Carismatiche di Alleanza sorgono negli anni ’60 negli Stati Uniti d’America, per impulso dello Spirito Santo, nella “corrente di grazia pentecostale” che da oltre un secolo attraversa le Chiese Cristiane e la cui espressione nella Chiesa Cattolica è denominata “Rinnovamento Carismatico Cattolico”. Queste Comunità si diffondono rapidamente in tutto il mondo e in Italia a partire dagli anni ‘80. Esse si caratterizzano per una diversità di carismi, per diversificate attività apostoliche e per la pluralità di organizzazioni e denominazioni in vari contesti geografici, sociali e culturali, sia nelle proprie denominazioni sia in varie realtà a carattere ecumenico. Anche se alcune preferiscono associarsi liberamente tra di loro, non esiste un organismo centrale che le rappresenti tutte.
Le Comunità Carismatiche di Alleanza, oltre a condividere alcuni tratti peculiari della stessa “Corrente di grazia” fra i quali, il Battesimo nello Spirito, l’esercizio dei Carismi, la Preghiera di lode e di Adorazione, l’Ecumenismo spirituale e il Servizio ai poveri e ai bisognosi, s’identificano per una speciale chiamata dei propri membri ad un impegno particolare, comunemente denominato “Alleanza”, con la professione di alcune promesse, non di rado assunte davanti al Vescovo diocesano (per i cattolici), che rendono stabile il cammino comunitario ed ecclesiale secondo il proprio metodo di formazione. Pertanto, le Comunità Carismatiche di Alleanza, in Italia e all’estero, sono caratterizzate da una specifica vocazione e da un carisma di fondazione, suscitati dallo Spirito Santo (species) che le distingue da altre generiche realtà comunitarie, pure rispettabili, della stessa “Corrente di grazia” (genus).
Le Comunità Carismatiche di Alleanza nella Chiesa Cattolica accolgono vocazioni di tutti gli stati di vita: sacerdoti, laici coniugati e celibi per il Regno dei Cieli.
Ad alcune di esse appartengono anche rappresentanti di altre tradizioni cristiane. Altre hanno dato vita a delle case comunitarie con la messa in comune dei propri beni.
Oltre alle numerose opere di apostolato che ogni singola Comunità svolge in Italia e all’estero e alla fioritura di vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata, esse promuovono e realizzano frutti maturi di perfezione cristiana fra i propri membri. Alcuni di questi (a volte giovani) deceduti in concetto di santità e dichiarati “Servi di Dio” dalla Santa Madre Chiesa, hanno lasciato dietro di sé una scia luminosa di frutti spirituali e apostolici che ora sono all’esame della Congregazione per la Causa dei Santi per il processo canonico di beatificazione e di canonizzazione.
Alcune di queste Comunità esistenti in diverse Diocesi italiane e operanti sia su tutto il territorio nazionale sia all’estero, sono state riconosciute in Associazioni Private di Fedeli, a volte con la Personalità Giuridica Canonica, o erette canonicamente in Associazioni Pubbliche di Fedeli dalla rispettiva Autorità Ecclesiastica, secondo la competenza territoriale sia a livello diocesano sia a livello pontificio, mercé l’approvazione dei rispettivi statuti con l’identificazione della natura ecclesiale del loro carisma che si traduce in un’autentica testimonianza di fede vissuta e praticata. Per questi motivi le Comunità Carismatiche di Alleanza mantengono uno stretto legame di filiale, docile e obbediente comunione col Sommo Pontefice e con i loro rispettivi Vescovi.
Nel corso degli anni le Comunità Carismatiche di Alleanza sono state ricevute in diverse Udienze private e speciali in Vaticano dai Sommi Pontefici San Giovanni Palo II, Papa Benedetto XVI e Papa Francesco, i quali le incoraggiarono e le sostennero nella loro specifica missione anche attraverso chirografi, messaggi, allocuzioni e discorsi ufficiali. Fra i compiti affidati dal Magistero Pontificio alle Comunità Carismatiche di Alleanza ricordiamo quelli di: preservare l’identità cattolica del Rinnovamento Carismatico; identificarsi con la missione salvifica della Chiesa in comunione con il Papa; rimanere fedeli ai carismi dati loro dallo Spirito per edificare e rinnovare il Corpo di Cristo; diventare più profondamente consapevoli della appartenenza alla Chiesa Cattolica; garantire il pieno rispetto dell’insegnamento e del Magistero della Chiesa, in particolare per quanto riguarda l’ecclesiologia, la centralità dei sacramenti e la devozione alla Beata Vergine Maria e ai Santi; promuovere iniziative e programmi per l’evangelizzazione; cooperare con altre comunità e movimenti ecclesiali; lavorare per un autentico ecumenismo, in linea con le indicazioni della Chiesa Cattolica.
Nel desiderio di voler realizzare questi fini, in continuità della prassi ormai quarantennale, le Comunità italiane partecipanti a questa Conferenza hanno confermato di voler continuare a svolgere due incontri annuali: la Conferenza generale e la Riunione dei presidenti e dei moderatori, per lo scambio dei doni spirituali, per la formazione e per il reciproco sostegno fraterno, rimettendo alla libera iniziativa delle stesse altre attività di missione e di collaborazione comune.