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Il Carnevale nella tradizione Picena

PICENO – I giorni del Carnevale sono un guizzo di festa – quest’anno a causa della guerra tra Russia e Ucraina, terremoto in Siria e Turchia, nessuna voglia di festeggiare, tuttavia per i bambini si cerca comunque di trasmettere un po’ di allegria e di valorizzare la speranza.

Ma quali sono le vere origini del Carnevale ? E soprattutto qui nel Piceno?

Secondo una ipotesi ormai desueta deriverebbe da “Carnem levare” cioè il periodo immediatamente precedente alla Quaresima dove appunto si evita di cibarsi di carne. Un’altra ipotesi probabilmente più corretta è che il Carnevale deriverebbe da “Carrus navalis” che era un festeggiamento pagano dedicato alla dea egizia Iside, importata dalle province romane egiziane con grande successo a Roma e in tutto l’impero, quindi anche da noi nel Piceno.. Questo “Carrus”, cioè “carro” rappresentava una nave con sopra gruppi mascherati. Il significato era di un presunto fugace ritorno dei morti , ai quali veniva prestato un corpo provvisorio, costituito dalle maschere. Recentemente è stata trovata una intera nave smontata pezzo per pezzo come fosse un puzzle in Egitto presso la tomba di un faraone. Infatti il funerale di un faraone contemplava un ultimo viaggio sul Nilo con una nave cerimoniale, atta a servire solo a propiziare un passaggio tra la vita dei vivi a quella dei morti, che poi tale nave veniva smontata e sepolta insieme a lui.

Ma tornando al Carrus navalis, da cui deriverebbe il Carnevale, era l’unico momento in cui i morti potevano ritornare tra i vivi e non a caso veniva scelto il periodo di febbraio, che prelude alla rinascita della natura, del risveglio primaverile che culmina nell’equinozio di primavera. Aggiungiamo che praticamente tutte le culture intorno alla fine dell’inverno celebravano dei festeggiamenti di ritorno all’equilibrio dopo il caos (rappresentato dall’ inverno, dalla morte, dalla paura). Infine una ulteriore ipotesi sulle origini lo farebbe derivare da :  “carmen levare”, cioè l’intonare canti di gioia per essersi liberati dalla schiavitù lavorativa -ma sappiamo che più di canti di gioia storicamente erano grida acute e sberleffi e schiamazzi .. Finalmente vediamo le nostre  tradizioni carnevalesche: qui nel Piceno il fenomeno del Carnevale è molto apprezzato: a San benedetto del Tronto vi sono grandiose sfilate di carri che portano in giro politici o rappresentano parodie ironiche su avvenimenti sociali. In Ascoli famosissime le “scenette” cioè piccole performances ambientate in ambienti tipo: L’ufficio comunale, l’ospedale, la scuola ecc., con 5-6 figuranti in costume che inscenano all’infinito sketch, quindi scenette comiche, anche musicali, presentate come “quadretti” viventi nella bella cornice artistica di Piazza del Popolo in Ascoli. Altre tradizioni locali del Carnevale piceno sono : “Lu bov fint” e “Li Vlurd” ad Offida . Quest’ultimo trae origine certamente dai tempi pagani : in pratica i giovani indossano un camiciotto volutamente macchiato e raccolgono fascinette che all’imbrunire verranno accese diventando “moccoli” o candele viventi , fiamme  urlanti, infatti l’accensione dei velurd va di pari passo con le corse dai vicoli alla piazza, grida che i giovani debbono far risuonare nel borgo che sembra veramente incendiato. Forse tale tradizione deriverebbe dalla purificazione tramite le fiamme che con l’avvento del Cristianesimo si è poi trasformata nella Candelora, il 2 febbraio. Analoga tradizione vi è a Castignano con i “moccoli”, in pratica molto simile a quella di Offida. Il Venerdì grasso, sempre ad Offida, si tiene “Lu bov fint” ( il finto bove ) che viene portato in piazza e i ragazzi vestiti con un tunicotto bianco detto “guazzarò” lo inseguono fino – simbolicamente, infatti è un pupazzo- ad ucciderlo sulla pubblica piazza. Certamente fa eco a questa tradizione singolare una sorta di reminescenza delle antiche tauromachie di anatolica memoria, poi importate dal mondo ellenico a quello romano fino ai confini dell’impero e nelle province nei nostri territori. Il tutto non dimentichiamolo, viene innaffiato da abbondanti libagioni dove scorrono fiumi di vino rosso, simboleggiante il sangue, quindi la vita e si conclude dunque con una abbondante sbornia. Il Carnevale, in altre parole, comunque lo si voglia rigirare, è festa paganissima e lo è anche dalle nostre parti. Ascoli, Castignano, Offida ne offrono particolare testimonianza e tali radici affondano realmente agli albori della civiltà.

Susanna Faviani: Giornalista pubblicista dal '98 , ha scritto sul Corriere Adriatico per 10 anni, su l'Osservatore Romano , organo di stampa della Santa Sede per 5 anni e dal 2008 ad oggi scrive su L'Avvenire, quotidiano della CEI. E' Docente di Arte nella scuola secondaria di primo grado di Grottammare.