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Continua il cammino sinodale

Di Don Gianni Croci

DIOCESI – Continua il cammino del sinodo dei Vescovi e quello delle Chiese che sono in Italia. Dal 5 al 12 febbraio 2023 si è tenuta a Praga l’Assemblea continentale europea. Le delegazioni dei vari paesi hanno ribadito l’amore alla Chiesa che, seppur segnata da alcune ferite, come la violenza mostruosa della guerra d’aggressione che insanguina l’Ucraina, gli abusi perpetrati da alcune persone nello svolgimento del loro ministero e il terremoto che ha devastato alcuni territori della Siria e della Turchia, rimane bella, portatrice com’è della varietà delle due grandi tradizioni latina e orientale.

L’esperienza dei tavoli sinodali che si sta vivendo nelle piccole comunità periferiche fino alle conferenze episcopali, dice come in questa Chiesa è possibile incontrarsi, mettersi in ascolto dello Spirito e dei compagni di viaggio, dialogare nonostante le differenze per capire cosa il Signore in questo tempo ci chiede.

Non è semplicemente una questione di metodologia ma di assumere uno stile sinodale per un discernimento comunitario e una lettura dei segni dei tempi. Sarà necessario individuare alcune priorità. L’assemblea continentale europea ne ha evidenziate alcune come l’approfondimento della pratica, teologia ed ermeneutica della sinodalità, la questione della ministerialità, la valorizzazione del ruolo delle donne, la considerazione delle tensioni intorno alla liturgia, il rinnovo del senso vivo della missione.

Ma insieme al sinodo dei vescovi continua il percorso sinodale delle chiese che sono in Italia. Lo scorso 31 gennaio c’è stato un incontro on line, con i delegati diocesani, organizzato dalla CEI. Mons. Erio Castellucci ha ricordato la buona accoglienza nelle Chiese d’Italia dell’icona biblica di Betania e l’esistenza di diverse iniziative nelle diocesi riguardanti i Cantieri. Si ha la sensazione che la richiesta, presente nelle varie sintesi diocesane, di rendere il sinodo, non un evento o un documento, ma uno stile, stia entrando almeno nel linguaggio e nelle intenzioni. Potrebbe essere un bel regalo del cammino sinodale la prassi di avviare ogni incontro con la Parola di Dio e un giro di ascolto reciproco, utilizzando così il metodo della conversazione spirituale. La grande novità è stata la rete che si è creata dei referenti sinodali, a livello nazionale e diocesano, che non dovrebbe andare dispersa anche nelle fasi successive (sapienziale e profetica) così da evitare ‘l’effetto imbuto’ (partire da un ascolto di popolo per finire alle decisioni di un gruppetto).

L’obiettivo è arrivare all’assemblea della Cei di fine maggio con una raccolta di quanto emerso nei due anni di ascolto del popolo di Dio per avviare insieme la fase sapienziale cioè una lettura in profondità per comprendere ciò che lo Spirito dice alle Chiese, per individuare i nodi pastorali concreti sui quali porre l’attenzione di tutti. In parte in questo tempo si è delineato il sogno di Chiesa che rispecchia quella narrata dal libro degli Atti degli Apostoli e dalla Evangelii Gaudium.

Ora occorre chiederci, non come fare per arrivare agli altri, ma cosa va cambiato nelle nostre prassi, forse anche nelle nostre normative, per diventare una Chiesa più fedele al vangelo. L’attenzione quindi va posta sugli strumenti e a questo contribuiscono i cantieri che, per la loro indole esperienziale ed in alcuni casi sperimentale, potranno dare ancora alcuni spunti. Per passare dai sogni alla traduzione concreta di questi sarà necessario quindi individuare degli strumenti e lavorare sui mezzi.

Anche la nostra Chiesa è chiamata a lavorare per poi raccogliere il frutto e condividere, a fine maggio, alcune prassi significative sperimentate nei diversi cantieri aperti.   Sarebbe bello innestare il nostro cammino sinodale sull’esperienza eucaristica che da un certo punto di vista è “un sinodo concentrato” mentre il sinodo è “un’eucarestia dilatata”, come sosteneva Mons. Busca al congresso di Matera, perché sempre punto di riferimento essenziale sono la Parola di Dio e il suo Corpo.