GROTTAMMARE – Si è svolta giovedì 16 febbraio alle ore 21:00, presso la Chiesa di Sant’Agostino a Grottammare, una Celebrazione Eucaristica per ringraziare il Signore in occasione del IX anniversario dell’istituzione dell’Adorazione Eucaristica Perpetua(AEP) nella nostra Diocesi. La Santa Messa, presieduta dal vicario generale della Diocesi, don Patrizio Spina, è stata concelebrata da don Giorgio Carini, guida spirituale dell’Aep.
Queste le parole pronunciate da don Patrizio Spina durante l’omelia: “Abbiamo ascoltato un passo del Vangelo bellissimo, intenso, in cui Pietro dice al Signore: ‘Tu sei il Cristo’, come a significare Tu sei il Signore della mia vita, il motivo per cui io ho lasciato tutto, il motivo della mia follia.
Ogni volta che ascolto questo Vangelo, ripenso, senza vergogna, ai miei momenti di prova, quelli che capitano a tutti. Chi di noi non ha avuto momenti di difficoltà? E, mettendosi davanti a Cristo, ha detto: ‘Signore, ma io per te ho fatto tutto e ora?’. Quanti di noi hanno vissuto un momento così? Diciamocelo, senza vergogna. Penso alle mie cadute, alle mie difficoltà, alle mie resistenze, ai momenti in cui Cristo mi si è fatto presente nella sua verità di croce, che è verità non comprensibile secondo i miei parametri. Quante volte mi è successo di proporre soluzioni a Cristo? Di proporre alternative a quello che la vita mi stava offrendo? E la risposta del Signore è la stessa che ha dato a Pietro: ‘Va’ dietro di me’. Stasera, pensando a questa Messa e a questo Vangelo, ho pensato a voi, perché voi sapete, quanto me, che per imparare ad essere autentici discepoli del Signore, si sta in ginocchio, dietro a Lui, perché è lì che impariamo a ricollocarci, è lì che impariamo che Egli sarà sempre il Maestro e che a Lui faremo sempre riferimento, a volte con difficoltà, ma sempre nella consapevolezza che sarà Lui ad indicarci la strada”.
“Quante volte il Signore è stato vostro custode e vostro scudo! – ha proseguito don Spina – Quante volte vi ha parlato, quando finalmente eravate rimasti in silenzio affinché fosse Lui – e Lui soltanto – a parlare! Certamente non sempre è facile, perché siamo come Pietro, carichi di passione, ma anche estremamente deboli. Eppure stare dietro al Signore significa avere la consapevolezza che Egli è l’unico Maestro, quello che ci indica la strada, ci protegge e fa di noi degli strumenti. Non maestri, ma strumenti. Discepoli che imparano da Lui che è mite e umile di cuore. In questo modo il silenzio che noi viviamo nelle donazione diventa farmaco delle nostre esistenze e farmaco per le esistenze delle persone che si avvicinano a noi. Impariamo, allora, a fare come Pietro, a metterci dietro a Gesù, nel silenzio e nell’umiltà”.
“Voglio fare un’ultima osservazione su questo passo del Vangelo – ha affermato don Patrizio – : ogni volta che lo ascolto, mi affascina l’immagine finale della scena. Mentre ricolloca Pietro al suo posto, Gesù si volta a guardare gli altri discepoli. Questo sguardo è molto importante. Non è uno sguardo di sfida o di derisione: Gesù, infatti, non rimette Pietro dietro di Lui per schernirlo. Al contrario, è uno sguardo di ammonimento per tutti i presenti: Pietro, infatti, è divenuto maestro, esempio della sua fragilità riconciliata“.
“Quanto è affascinante e per certi versi commovente – ha concluso don Spina – sapere che nel momento in cui noi fissiamo lo sguardo su di Lui, il Signore fissa il suo sguardo su di noi ed è sorridente: è il sorriso dello sposo, dell’amico, del fratello, del maestro. È commovente anche – come ha detto don Giorgio Carini nel saluto iniziale – sapere che come identità di colui o di colei che adora, c’è l’identità di essere capaci di intercessione. Un’intercessione che è per tutti, soprattutto per coloro che sono in difficoltà. Sappiate – ha aggiunto rivolgendosi agli adoratori – che la vostra adorazione silenziosa è una carezza che arriva e che solleva“.