La legge di conversione del decreto “milleproroghe” è stata promulgata dal capo dello Stato che tuttavia l’ha accompagnata con una lettera alla presidente del Consiglio e ai presidenti di Camera e Senato in cui si dichiarano “indispensabili, a breve, ulteriori iniziative di Governo e Parlamento” per correggere alcune norme che avrebbero potuto giustificare anche il rinvio del provvedimento alle Camere. Se il presidente della Repubblica non ha esercitato questa prerogativa, prevista dall’art.74 della Costituzione, è perché nel caso di decreti-legge in scadenza imminente il rimedio rischierebbe di essere peggiore nel male.Il rinvio, spiega Sergio Mattarella, avrebbe fatto “inevitabilmente venir meno, con effetti retroattivi, in molti casi in maniera irreversibile, tutte le numerose altre disposizioni che il decreto-legge contiene, determinando incertezza e disorientamento nelle pubbliche amministrazioni”.Il capo dello Stato ha individuato per alcune norme un problema di copertura finanziaria che “dovrà essere integrata con il primo provvedimento legislativo utile”.Ma oggetto del richiamo è soprattutto l’ennesima proroga delle “concessioni demaniali marittime, lacustri e fluviali”, disposta “per legge, in assenza di qualsiasi selezione tra i potenziali candidati”, in aperta violazione del diritto comunitario in materia di libertà di concorrenza, come esplicitamente rilevato dalla Corte di giustizia europea, e in contrasto con due sentenze dell’Adunanza plenaria del Consiglio di Stato.Tali sentenze avevano chiarito in via definitiva che ulteriori proroghe rispetto a quella fissata lo scorso agosto per il 31 dicembre 2023 sarebbero state “senza effetto perché in contrasto con l’ordinamento dell’Unione europea”. Con la conseguenza che gli enti titolati ad assegnare le concessioni balneari “potrebbero ritenersi comunque legittimati a disapplicare le norme e a indire le gare”, mentre i potenziali aspiranti alle concessioni “potrebbero essere indotti a impugnare eventuali provvedimenti di proroga”, alimentando ulteriormente il già cospicuo contenzioso. Un quadro insostenibile tanto più “in considerazione degli impegni in termini di apertura al mercato assunti dall’Italia nel quadro del Piano nazionale di ripresa a resilienza”. In barba a tutto questo è arrivata la nuova proroga, chiesta perentoriamente dalla lobby dei balneari, e il presidente della Repubblica è dovuto intervenire per affermare la necessità di “assicurare l’applicazione delle regole della concorrenza e la tutela dei diritti di tutti gli imprenditori coinvolti, in conformità con il diritto dell’Unione”, e di “garantire la certezza del diritto e l’uniforme applicazione della legge nei confronti dei soggetti pubblici e privati che operano in tale ambito”.
Ma una larga parte della lettera di Mattarella riguarda un aspetto per così dire “di sistema”:
l’abuso della decretazione d’urgenza.
Un problema che ovviamente investe in primo luogo i Governi – ormai i decreti-legge sono divenuti lo strumento di gran lunga prevalente per esercitare l’iniziativa legislativa – ma tocca anche il Parlamento. Quest’ultimo deve “consentire l’approvazione in tempi ragionevoli dei disegni di legge ordinaria” e in sede di conversione dei decreti non deve stravolgerne la natura.“Anche oggi – ha sottolineato il presidente della Repubblica con riferimento al milleproroghe – ho il dovere di porre in evidenza come varie nuove disposizioni introdotte in sede parlamentare non corrispondano ai principi e alle norme costituzionali in materia”.Sul tema dei decreti c’è da registrare un’apertura di credito di Mattarella nei confronti della recente iniziativa assunta dalla premier Giorgia Meloni in dialogo con i presidenti delle Camere. “Rispetto a questa iniziativa del Governo – ha affermato il Capo dello Stato – auspico piena collaborazione istituzionale e invito tutte le forze politiche a valutarla con senso di responsabilità”.
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