CUPRA MARITTIMA – “La strage di Massignano del 18 giugno del 1944. Soldati, prigionieri, caduti e altre storie di guerra”, seconda edizione accresciuta, edito da Ager, è il libro a cura dello storico cuprense Luciano Bruni. In queste pagine l’autore riporta alla luce la dolorosa vicenda che decine di anni fa sconvolse il territorio: un soldato nazista venne ferito ad una gamba, quasi certamente durante uno scontro a fuoco ed ecco che il comandante ordinò di rastrellare la zona e di prendere i ribelli. Dodici civili innocenti vennero seviziati ed uccisi.
Lei afferma che “questo volume non è una semplice ristampa della precedente pubblicazione uscita nel 2015. Ma è una nuova edizione, ovvero è accresciuto notevolmente, oltre 100 pagine in più, nei materiali proposti”.
Sì, è così. La prima edizione era fondamentalmente dedicata esclusivamente all’episodio della strage: documenti d’archivio, testimonianze, diari, foto, contestualizzazione del fatto nel territorio, schieramenti di militari e partigiani ecc. Questa nuova edizione raccoglie anche tutta una notevole serie di schede, e foto, dei caduti e prigionieri di guerra di Massignano e di paesi limitrofi. Nonché di fatti tragici, quindi vittime di esplosioni o assassinati dai tedeschi, violenze, furti, distruzioni, ma anche episodi meno cruenti o addirittura di coraggio e salvataggio di militari e civili. Mi sentivo un obbligo: quello di ricordare oltre i 12 civili fucilati anche altri morti civili e i giovani morti in guerra, una quarantina tra Cupra e Massignano, nonché i poveri prigionieri nei campi alleati, nei campi tedeschi e russi, e i reduci: si sono salvati, ma hanno patito l’inferno delle più gravi privazioni.
Professore perché ha sentito l’esigenza di riportare in queste pagine questo storico efferato fatto di sangue?
Della strage di Massignano per mano tedesca se ne parlava solo nel nostro piccolo territorio, anche in maniera poco corretta. Solo a Massignano la scuola, con piccole ricerche, ne aveva fermato la memoria su carta e le lapidi nei luoghi di memoria. Sul libro di Secondo Balena (Bandenkrieg nel Piceno) vi si dedicavano solo 16 righe. In altre ricerche nazionali non veniva menzionata. Essendo un fatto di sangue tra i più gravi della nostra provincia era necessario dedicare una ricerca approfondita ed esaustiva. Inoltre con lo scorrere del tempo, con la scomparsa dei testimoni e lo spostamento geografico delle generazioni, si sta obliando la memoria della storia locale. Trovo che sia ingiusto, e poco educativo, dimenticare le decine e decine di giovani morti in guerra e le sofferenze che la stessa ha creato. Se non ci rendiamo conto dei disastri avvenuti nel Novecento il rischio di riviverli è molto reale. E le armi che vengono prodotte oggi sono tante e troppo potenti; sono troppi quelli che non si fanno scrupolo ad usarle e dicono di volerle usare.
Nella sua opera lei riporta anche una serie di eventi che hanno interessato i territori limitrofi rispetto al luogo dove è avvenuto l’eccidio.
Un po‘ era d’obbligo: uno dei fucilati a Massignano era di Cupra Marittima. Il nucleo partigiano che operava in zona aveva la sua base non a Massignano. I militari tedeschi che avevano la base a Villa Malerbi si spostavano nei controlli a Cupra, Massignano, Montefiore, Ripa. Villa Vinci, per esempio, era un via vai di tedeschi, partigiani, inglesi scappati dai campi di concentramento di Servigliano o Monturano o paracadutati dagli alleati. E poi gli stessi civili, o i soldati italiani sbandati, si muovevano e spostandosi dalla costa verso l’interno o di paese in paese più o meno limitrofo. Inoltre per comprendere un fatto non puoi decontestualizzarlo e alcuni fatti simili sono addirittura contemporanei.
In queste pagine lei riporta non solo eventi drammatici ma anche azioni di coraggio.
Salvare un ebreo dai nazisti, aiutare un soldato inglese ad imbarcarsi verso le zone liberate, nascondere e rifocillare un soldato fuggito dai campi di concentramento o proteggere un renitente alla leva della RSI, o un ragazzino di 11 anni che rischia di essere fucilato, cercare di evitare una esplosione distruttiva per un abitato, costruire una radio e cercare di ascoltare radio Londra mi sembrano tutte cose belle che meritano di essere ricordate. Alcuni di questi episodi hanno per protagonisti dei sacerdoti che sono stati molto, molto coraggiosi che hanno rischiato la vita. Se fossero stati scoperti come minimo sarebbero stati mandati a Dachau.
Quando ha iniziato il lavoro di documentazione, anche fotografica, e di ricerca per riportare alla luce questi eventi?
Da diversi anni mi occupo di microstoria locale del Novecento, a partire dai primi del secolo fino agli anni cinquanta. Ho pubblicato due lavori: uno sugli anni della Grande Guerra nel territorio di Cupra Marittima (2003) e uno su quelli della Seconda Guerra Mondiale (2007). In questi ultimi anni, consultando l’archivio comunale di Massignano, quello di Stato di Ascoli Piceno e le memorie di famiglie del posto, e consultando altre fonti, ho lavorato intorno all’episodio della Strage di Massignano del 18 giugno 1944 e a quelli coevi del territorio.
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