Gianni Borsa
Un discorso duro, determinato. Concetti espresso con un linguaggio che non lascia intravvedere, almeno per ora, spiragli di una pace raggiunta con la mediazione politica e diplomatica. Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione europea, oggi, a un anno dall’aggressione russa all’Ucraina, ha ribadito la determinazione dei ventisette accanto a Kiev. Lo ha fatto da Tallinn, capitale dell’Estonia (uno dei Paesi baltici che si sentono costantemente minacciati da Mosca), con un intervento pronunciato avendo accanto la premier estone Kaja Kallas e – significativamente – il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg.
“Giovani russi, carne da macello”. “A un anno dall’inizio della sua brutale guerra, Putin non è riuscito a raggiungere uno solo dei suoi obiettivi strategici. Invece di dividere l’Unione europea, ci trova uniti e determinati a restare al fianco dell’Ucraina per tutto il tempo necessario. Invece di dominare il mercato globale dell’energia, ha visto tagliare la sua principale fonte di entrate. Invece di cancellare l’Ucraina dalla carta geografica, si trova di fronte a una nazione più vigorosa che mai”. Secondo Von der Leyen, l’Ucraina è diventata “una testimonianza del coraggio di una nazione che non cederà mai alla sua ricerca della libertà. Lo abbiamo visto in ogni singolo giorno dei 365 giorni dall’inizio di questa atroce guerra”.
Ma un anno dopo, “la lotta infuria”, è costretta a riconoscere la politica tedesca.
“E Putin ha alzato la posta in gioco. Sta mandando centinaia di migliaia di giovani russi come carne da macello nelle trincee in Ucraina. Ciò che abbiamo visto e sentito all’inizio di questa settimana da Mosca ci dice che mentre le perdite aumentano sul campo di battaglia, aumentano anche la disperazione, l’illusione e la disinformazione. Ciò dimostra la tensione a cui è sottoposto il regime di Putin. Ma comporta anche un pericolo reale e rinnovato per l’Ucraina. Quindi ora è il momento di continuare a dare all’Ucraina i mezzi per difendersi, fino a quando i russi non metteranno fine a questa guerra e lasceranno l’Ucraina”.
Mosca sempre più isolata. Mentre a Tallinn si pronuncia la presidente della Commissione, il presidente ucraino Zelensky, a Kiev, tiene un altrettanto duro discorso e chiede un minuto di silenzio per le vittime. Da Bruxelles arriva una dichiarazione congiunta (dopo tante divisioni interne) dei 27 capi di Stato e di governo Ue di vicinanza, sostegno e solidarietà con l’Ucraina. Von der Leyen ribadisce che i Paesi Ue continueranno a “sostenere l’Ucraina finanziariamente, economicamente e militarmente”, aumentando inoltre “le nostre capacità di difesa e la pressione sulla Russia”.
La Russia, dichiara, “è sempre più isolata”.
Quindi spiega: “penso che il voto di ieri all’Assemblea generale delle Nazioni Unite sia stato molto eloquente: 141 Paesi hanno votato a favore della risoluzione che condanna la Russia. La Russia sta regredendo verso un’economia autarchica, tagliata fuori dal mondo. Le nostre sanzioni stanno erodendo drasticamente la sua base economica, escludendo ogni prospettiva di modernizzazione. Continueremo a fare pressione sulla Russia e su coloro che la sostengono sul campo di battaglia. Continueremo a inseguire i compari di Putin. E inseguiremo coloro che aiutano la Russia a eludere le sanzioni o a ricostituire il suo arsenale di guerra”.
Ancora soldi e armi. Poi la presidente della Commissione europea vira verso un altro argomento. “Allo stesso tempo, lavoriamo per garantire la resilienza economica e militare dell’Ucraina. In primo luogo, con un sostegno finanziario continuo. Finora abbiamo mobilitato 67 miliardi di euro. In secondo luogo, con un maggiore supporto militare. Miriamo ad addestrare 30mila soldati ucraini nell’Unione europea. I nostri Stati membri stanno consegnando attrezzature militari. E ci rivolgeremo ad appalti congiunti per fornire forniture militari urgenti all’Ucraina”. Infine: “Non si tratta solo di vincere sul campo di battaglia. Gli ucraini stanno lottando per il diritto di scegliere il proprio futuro. E hanno già scelto. Hanno scelto l’Unione europea”. I soldati ucraini “che combattono nelle trincee di Bakhmut difendono questa unità di principi. In questi tempi bui, i cuori del popolo ucraino sono riscaldati dalla fiducia che un giorno l’Ucraina entrerà a far parte dell’Unione europea. È così che i principi modellano la geografia” del continente.
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