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Caritas San Benedetto: “Quasi sembra di vedere il mare in tempesta, di sentire le urla disperate nel buio della notte di bimbi, ragazzi, donne, uomini”

Pubblichiamo la lettera della Caritas diocesana di San Benedetto del Tronto

“Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.  (Mt 25,35-37).

Mentre in questo primo lunedì di quaresima risuonano in Chiese le antiche ma attuali parole di Cristo, il pensiero va all’ultimo naufragio avvenuto a Cutro in Calabria: 79 superstiti, 64 vittime e tra loro 13 minori e un neonato. Ero straniero e mi avete accolto.

I testimoni raccontano del pianto silenzioso dei migranti superstiti nel centro di accoglienza di Capo Rizzuto. E viene in mente uno dei versetti più brevi della Bibbia che riporta la reazione di Gesù davanti al corpo senza vita dell’amico Lazzaro e davanti all’indicibile sofferenza delle sorelle: “scoppio in pianto” (Gv 11,35).  Ha detto Papa Francesco ai giovani universitari di Manila: “certe realtà della vita si vedono soltanto con gli occhi puliti delle lacrime” (18.01.015).

Forse per questo generano un senso di nausea il sentire ancora tante parole a difesa di politiche miopi ed egoistiche, che vengono da un passato lontano, quando la ‘tribù bianca’ ha approdato in terre, allora sconosciute, conquistando, uccidendo, sfruttando le popolazioni indigene. Un colonialismo che non è finito, ma che arriva alle tante guerre di oggi, alimentate dai mercanti di armi di un occidente che alla dignità della vita umana ha preferito, ormai da tempo, il mercato. Non si tratta di bloccare migranti ma di andare alle cause di tante partenze che purtroppo si trovano in un occidente che ha messo da parte Dio per sostituirlo con gli idoli di sempre: il potere, l’avere, il piacere. Ero straniero e mi avete accolto.

“La vita è sacra e va salvaguardata, sempre: salvare le vite resta un principio inviolabile”. Da qui deve ripartire, non solo il nostro paese, ma l’Europa, l’occidente, il mondo intero! Perché non cercare vie sicure, che evitino i pericoli dei viaggi per mare e che diano prospettive reali alle persone migranti, come succede per tantissimi nostri giovani che migrano in altri paesi in cerca di una vita migliore?

Quasi sembra di vedere il mare in tempesta, di sentire le urla disperate nel buio della notte di bimbi, ragazzi, donne, uomini, travolti e ormai sommersi dalla morte. Sono anni che assistiamo con dolore, tra tanta indifferenza purtroppo, a tragedie come quella consumata a Cutro, cambiano stagioni e governi, ma la persona umana, violentata nella sua dignità, viene ancora abbandonata a sé stessa, al freddo, al gelo, al caldo asfissiante. Eppure sono vite come le nostre, al di là del colore della pelle, della lingua, della religione. Sono nostri fratelli, sorelle, figli, padri e madri. Fino a quando Signore?

E risuona la parola del Vangelo che proprio oggi ci ricorda che entreremo nella vita indistruttibile solo se saremo capaci di scorgere il volto del Cristo in quello del povero, di chi è malato, dei forestieri da accogliere, di chi scappa dalla guerra.

E intanto mentre le lacrime bagnano la terra, la preghiera s’innalza verso il cielo per chi è morto, per chi è rimasto, per chi ha soccorso, per chi silenziosamente e generosamente pone squisiti gesti di accoglienza.

Redazione: