“Vedi? Il romanzo, la letteratura legge il cuore dell’uomo, aiuta ad accogliere il desiderio, lo splendore e la miseria. Non è teoria. Aiuta a predicare, a conoscere il cuore…”. Padre Antonio Spadaro, direttore de La Civiltà Cattolica, ricorda questa affermazione che Papa Francesco gli rivolse quando lo intervistò nel 2016, verso la fine del loro incontro.
Nel quaderno 4.145 della rivista, in uscita oggi ma come di consueto anticipata al Sir, Spadaro spiega di voler andare, a 10 anni dall’elezione di Francesco al soglio pontificio (13 marzo 2013), “alla ricerca della formazione del suo pensiero e della sua attitudine pastorale proprio seguendo il filo delle sue letture. Sarà un modo per comprendere il pontificato di Jorge Mario Bergoglio da una prospettiva differente”. Un Papa da sempre appassionato di letteratura che “nel suo magistero pontificio include il logos poetico e simbolico come parte integrante del suo discorso”.
“Romanzi e poesie lo hanno accompagnato nella sua formazione. In una intervista del 2009 – racconta Spadaro – disse che, sin da giovane, la letteratura me gustaba mucho. In realtà, i suoi ricordi di lettore risalgono all’infanzia, quando il padre leggeva libri a voce alta dopo cena. Non esisteva ancora la televisione”.
Di qui la ricostruzione del percorso delle sue letture e dei “riferimenti letterari che sparge nei suoi testi e nelle sue interviste”. Una sorta di “mappa”, di “percorso tra i testi che hanno plasmato il suo modo di pensare”. Bergoglio, da giovane gesuita, è stato impegnato nell’insegnamento della letteratura al Liceo del Colegio de la Inmaculada Concepción, un’antica scuola di gesuiti di Santa Fe. Lì ha maturato la convinzione che l’esperienza creativa fosse determinante. Doveva fare in modo che i suoi alunni studiassero i classici della letteratura spagnola, ma ai ragazzi non piacevano. Chiedevano, invece, di leggere autori come García Lorca. Allora, racconta Spadaro, “Bergoglio decise che avrebbero studiato opere come El Cid a casa, e durante le lezioni lui avrebbe trattato gli autori che piacevano di più ai ragazzi. Ma soprattutto cominciò anche a farli scrivere”, convinto che “la mancanza di immaginazione è un serio problema per la fede”.
Non nasconde, da Papa, il suo amore per poesia e letteratura. Così in Amoris laetitia cita cita Jorge Luis Borges, Octavio Paz e Mario Benedetti; in Querida Amazonia Mario Vargas Llosa e Pablo Neruda. Ma tra gli scrittori più amati e citati dal Pontefice vi sono anche Dostoevskij e Benson, Malègue e Manzoni, Virgilio e Tolkien.
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