“Ammiro oggi nel Santo Padre questo sguardo alto e lungimirante, proprio dell’uomo di fede, che affida le proprie sorti al Dio provvidente e Signore della storia, che dentro i fili e i nodi inestricabili delle umane vicende, nelle quali si intrecciano interessi, calcoli e umane miserie, tesse la propria storia di salvezza e di redenzione”.

Lo ha detto il card. Beniamino Stella, prefetto emerito della Congregazione per il Clero, intervenendo all’incontro che ad Assisi è stato dedicato al decimo anniversario dell’elezione di Papa Francesco. “Vivendo a Roma a un tiro di schioppo dalla Cupola di San Pietro e da Santa Marta, spesso mi chiedo quali siano i pensieri profondi che navigano nel cuore del Pontefice Francesco di fronte allo scenario presente dell’umanità e ai suoi conflitti, uno scenario – diciamolo pure – ben lontano da quello descritto dall’enciclica Fratelli tutti. Guardo anche alla Chiesa, sognata da Gesù come Madre e Maestra di comunione e di unità, in sofferenza invece tra una metà di santità a cui non può e non deve rinunciare, e le sue umane fragilità, legate a una mondanità che la insidia continuamente e alle divisioni che il Maligno opera in lei, da diavolo che è, per sua natura, dedito a seminare discordia”.
Soffermandosi sugli insegnamenti del magistero del Santo Padre, il cardinale evidenzia che “ci sta insegnando – come un tempo fece san Giovanni Paolo II – che l’infermità è ‘cattedra di vita’”. Prima col bastone e ora spesso con la carrozzina, Papa Francesco testimonia che la vita è importante, comunque ci sia donata; che la fragilità, il dolore, la malattia sono esperienza della vita che chiedono di essere accolte e vissute nell’orizzonte di ‘sorella speranza’”.

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