DIOCESI – Lectio delle Sorelle Clarisse del Monastero Santa Speranza di San Benedetto del Tronto.
C’è un percorso, quello del popolo di Israele, verso la terra promessa, un popolo che esce dall’Egitto ed è condotto da Dio attraverso il deserto invece che prendere la via del mare, certamente più breve e semplice.
C’è un percorso, quello di Gesù, che sale dalla Giudea verso la Galilea. Gesù non sceglie la via più comoda e sicura, quella lungo la valle del Giordano ma attraversa la Samaria.
C’è un percorso che compie la donna samaritana, dalla sua casa al pozzo dell’acqua, a mezzogiorno, mentre poteva scegliere un’ora meno calda del giorno.
C’è una strada, un percorso che compiono tanto l’uomo che Dio che accompagna l’uomo.
Ed è un cammino che genera sete, desiderio di acqua, di vita: il popolo di Israele ha sete, soffre la mancanza di acqua nel deserto; la donna ha finito l’acqua in casa e va al pozzo a riempire l’anfora ormai vuota; Gesù ha sete, affaticato dal viaggio, ma ha sete soprattutto di umanità e di relazione, una sete che da sempre lo perseguita e che non lo lascerà neppure sulla croce, quando con tutta la voce che gli rimane griderà: «Ho sete!».
C’è una sorgente d’acqua che Dio fa scaturire nel deserto per dissetare il popolo, c’è una sorgente d’acqua in fondo al pozzo presso cui Gesù sosta per incontrare la Samaritana.
E’ il cammino della nostra vita, una vita che necessita continuamente di salvezza, di liberazione, nel quale ci troviamo accompagnati da un instancabile Dio che non desidera altro che far venire fuori da ciascuno di noi la sete vera che ci anima, un Dio che ci viene incontro, che cammina senza sosta sulle strade della nostra storia perché vuole rispondere definitivamente al desiderio di altro che abita la nostra sete.
E’ un cammino in cui Dio ci accompagna fin dall’inizio, quando ancora non comprendiamo: come il popolo di Israele che si domanda e mormora «Perché ci hai fatti salire dall’Egitto per far morire di sete noi, i nostri figli e il nostro bestiame?»; o come la donna della pagina evangelica che chiede a Gesù «Come mai tu, che sei un giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana …?».
E Dio si siede, accanto al pozzo, e ci rimette davanti la nostra storia, ci aiuta a raccontarla e a rimetterla in ordine secondo i nostri tempi, così come avviene con la samaritana.
«Signore, non hai un secchio … da dove prendi dunque quest’acqua viva?» di cui mi parli: scetticismo, perplessità quasi a domandarsi “Cosa cerchi di fare?”.
«Signore, dammi quest’acqua …»: c’è una prima opportunità che viene colta dalla donna ma, inizialmente, solo nell’ottica di non far più fatica, di non andare più al pozzo ad attingere.
Gesù incalza la donna: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui…Io non ho marito …»: un Dio che ci accompagna nel dirci la verità, l’evidenza di ciò che siamo, e questo è fatica.
«Signore vedo che tu sei un profeta …»: ecco il primo movimento, un percorso che, effettivamente, comincia a smuoverla, non solo fisicamente.
E le sue ultime parole: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo …Sono io, che parlo con te»: una prospettiva, una certezza, c’è una speranza, comincia a venire fuori la sete vera, il bisogno di qualcuno che ci annunci ogni cosa, che ci riempia la vita.
E poi la donna non parla più … rimane un’anfora lasciata lì perché, da ora, non ne avrà più bisogno. Si è lasciata riempire dall’amore che Dio ha riversato nel suo cuore e da lei stessa, d’ora innanzi, scaturirà acqua di vita.
E’ un cammino di 40 anni, come quello del popolo di Israele per arrivare alla terra promessa, è il cammino di una vita, che ci vede impegnati singolarmente e come parte di un popolo, di una comunità.
La samaritana, lei che un giorno rientrò trasfigurata nella sua città, entra oggi nella nostra città, nella nostra vita e ci viene a raccontare la sua meraviglia di aver trovato l’uomo dell’acqua viva.
Vieni a vedere, ci dice. Accogliamo il suo invito, accogliamo l’invito che ci fa il salmista: «Ascoltate oggi la voce del Signore: non indurite il vostro cuore».