Di Ana Fron, Rubrica “Immigrazione”
Leggi la prima puntata: Quanti immigrati ci sono nel territorio della diocesi?
Leggi la seconda puntata: Immigrati e cure mediche – Informazioni utili
Leggi la terza puntata: Diocesi di San Benedetto, gli immigrati residenti sono 13.588, le nazionalità presenti nei vari comuni
Leggi la quarta puntata: Ana Fron: “La gratitudine”
Leggi la quinta puntata: Le badanti e la loro condizione di vita
Leggi la sesta puntata: Considerazioni sulla Scuola e l’abbandono scolastico
Il processo comunicativo verbale è molto complesso, vuoi per un motivo prettamente linguistico, perché i tanti vocaboli che compongono una lingua vengono scelti a supporto del messaggio che si decide di mandare; perché “si preferisce” parlare a volte per metafore; perché il messaggio viene ridotto in frasi brevi, immediate, tipiche dell’era della velocità, dei mass media ma anche dell’età giovanile che si avvale dei gerghi, dei segni, dei simboli e quant’altro.
Dunque, la comunicazione verbale interpersonale di per sé è un’impresa già molto difficile e, a maggior ragione, nell’ambito dell’interculturalità diventa un’impresa mastodontica. Questo perché non conosciamo i codici linguistici di altre culture; anche imparando una nuova lingua non riusciamo a decodificare il significato perché non abbiamo vissuto in quella cultura.
Diamo spesso per scontato che il nostro messaggio sia arrivato al destinatario perché abbiamo parlato in modo chiaro, lentamente, ripetutamente, all’occorrenza con un buon inglese, e magari rimaniamo male perché non abbiamo avuto la risposta sperata.
Per spiegarmi meglio faccio un esempio: casa è una parola che ha un suono, una grafia e (per me) un significato cioè, “è un luogo accogliente, sicuro, che mi appartiene”; è costruita in un certo modo, “muri, finestre di vetro, porta di legno, ecc”.
Ma non dobbiamo dare per scontato che tutti intendano la parola casa allo stesso modo, con la stessa rappresentazione visiva. Esistono una molteplicità di idee di casa. costituite dai tanti modi di vivere: in solitario, in comune, a gruppi piccoli o a gruppi numerosi. Case di proprietà o in comodato. Ci sono varie rappresentazioni, case alte, basse, col tetto oppure a palazzina; case di vari materiali, ecc.
Ma, come il concetto di casa, ce ne sono altri, anche astratti, ancora più difficili da decodificare. Pensiamo al concetto di famiglia, di amore, di libertà, di viaggio, di amicizia, di alimentazione, di salute, di igiene, di prevenzione, ecc.
E proprio sulla prevenzione della salute è stato fatto un lavoro qualche anno fa dalla Regione Marche, per italiani e stranieri. Si è posto il problema di come potevano essere convinti gli stranieri a partecipare allo screening oncologico offerto dal Sistema Sanitario Nazionale. In quell’occasione si è scoperto che molti stranieri non conoscevano la strategia della prevenzione perché nel paese di appartenenza non era praticata. Inoltre, anche la gratuità del servizio induceva loro ad essere sospettosi “forse ci chiamano per fare il pap test per interromperci le gravidanze”, si dicevano alcuni. Avevano sentito da qualche parte in Africa che gli occidentali, a causa dei loro “troppi figli”, volessero controllare le nascite.
Con le dovute spiegazioni fatte in lingua e con la decodifica culturale delle mediatrici, hanno compreso il piano e hanno partecipato al progetto.
In quest’occasione è stato fatto del lavoro di comunicazione interculturale anche con gli operatori sanitari italiani, sprovvisti anche loro di certi meccanismi di approccio linguistico con lo straniero.
Presentata così, la comunicazione interculturale potrebbe essere percepita come impossibile da attuare. Non è vero. La comunicazione interculturale può avvenire ma è un processo di scambi di messaggi, dunque di interazione.
Solo interagendo possiamo ottenere una “risposta” che ci permette di “controllare” se il nostro messaggio sia arrivato o meno. Il contatto è fondamentale nella comunicazione interculturale anche per osservare la gestualità dell’interlocutore. La gestualità è una parte della comunicazione, altrettanto importante che aggiunge informazioni a quella verbale.
Una buona comunicazione tra persone di culture diverse avviene tramite un atto di avvicinamento, di osservazione e di relazione; con un approccio rispettoso, alla pari e mai pregiudizievole.
Cominciare con un saluto e un sorriso è il primo passo per una corretta comunicazione.
Ana Fron