“I corridoi umanitari non solo mirano a far giungere in Italia e in altri Paesi europei persone profughe, strappandole da situazioni di incertezza, pericolo e attese infinite; essi operano anche per l’integrazione, perché non c’è accoglienza senza integrazione”. Lo ha detto questa mattina, nell’Aula Paolo VI, Papa Francesco ricevendo in udienza i rifugiati giunti in Europa attraverso i corridoi umanitari, assieme alle famiglie e ai rappresentanti delle Comunità che li accolgono e ne curano l’integrazione. “Allo stesso tempo, nel vostro lavoro avete imparato che l’integrazione non è priva di difficoltà. Non tutti coloro che arrivano sono preparati al lungo cammino che li attende. Per questo è importante mettere in atto ancora più attenzione e creatività per informare meglio coloro che hanno l’opportunità di venire in Europa sulla realtà che incontreranno – ha aggiunto il Pontefice -. E non dimentichiamo che le persone vanno accompagnate dall’inizio alla fine. Il vostro ruolo finisce quando una persona è veramente integrata nella nostra società”.
Dopo aver rivolto un pensiero alle centinaia di persone, famiglie, comunità, che hanno “aperto i vostri cuori e le vostre case”, il Papa ha detto ai promotori dei “corridoi”: “Siete dei mediatori di una storia di integrazione, non intermediari che guadagnano approfittando del bisogno e delle sofferenze”. “Mostrate che, se si lavora seriamente a porre le basi, è possibile accogliere e integrare efficacemente. Questa storia di accoglienza è un impegno concreto per la pace”. Ricordando i profughi ucraini, poi, Francesco ha detto loro: “Il Papa non rinuncia a cercare la pace, a sperare nella pace e a pregare per essa. Lo faccio per il vostro Paese martoriato e per gli altri che sono colpiti dalla guerra”.

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