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Fede e motori. Casco e stola: la pastorale su due ruote di don Filippo Cappelli

(Foto F, Cappelli)

Daniele Rocchi

“Benedire le due ruote è benedire la vita”: con queste parole don Filippo Cappelli, parroco della parrocchia di S. Maria di Cleofa, a Budrio di Longiano (diocesi di Cesena-Sarsina) lancia la tradizionale “moto-benedizione” che vedrà riuniti, domani 26 marzo, numerosi centauri e amanti delle due ruote. L’appuntamento, promosso in collaborazione con il moto club “Duc in altum” di Budrio di Longiano, è per le 8 di mattina in parrocchia quando don Cappelli benedirà, prima della messa, i bikers, i caschi e le moto. Al termine della messa tutti in moto-pellegrinaggio a Ridracoli per trascorrere una giornata insieme.

(Foto F.Cappelli)

Un motoclub di ispirazione cristiana. Non è la prima iniziativa del genere che il sacerdote promuove nella sua parrocchia dove, spiega al Sir, ha fondato un motoclub di ispirazione cristiana denominato “Duc in altum” (prendere il largo), che sono poi le parole usate da San Giovanni Paolo II all’inizio della sua lettera apostolica “Novo Millennio Ineunte”. “Il nostro motoclub, affidato alla protezione di Maria, ha come logo il simbolo ‘Christos’ ma al posto della lettera greca ‘X’ abbiamo messo due pistoni incrociati. Gli iscritti al motoclub sono circa 80, oltre ai simpatizzanti non tesserati. Siamo affiliati ad uno dei motoclub più grandi di Italia, il ‘Paolo Tordi’ di Cesena. Ci ritroviamo ogni mercoledì al ‘Circolino’, che è il bar della parrocchia, per organizzare le attività come uscite, passeggiate e moto-pellegrinaggi”.

“Tra noi non ci sono solo cristiani, ma anche non cristiani e atei. Coinvolgiamo tutti e così riesco a vedere persone che normalmente vivono al di fuori della nostra comunità ecclesiale”.

“Tutti sanno che le nostre attività cominciano con la messa e la benedizione e la meta scelta è spiritualmente significativa: siamo andati in pellegrinaggio a Roma, a Oropa, alla sacra di San Michele, a Camaldoli, a Vallombrosa, a Padova, a san Luca a Bologna e in altre località come Napoli dove ho amici preti motociclisti”.

(Foto F. Cappelli)

Una passione nata da piccolo. Don Filippo è un amante delle due ruote sin da piccolo grazie alla passione trasmessagli dal papà, carabiniere a cavallo, che non lo vedeva bene sulla sella di un purosangue. Meglio su quella di una due ruote. “Per questo – ricorda il sacerdote – un giorno mi regalò una moto. ‘Ecco. Adesso hai tutti i cavalli che vuoi’ furono le sue parole”. La vocazione, sopraggiunta in età adulta “a 29 anni”, non lo distoglie dalla passione per le moto – “mi divertivo molto a smontarle e rimontarle” – perché, racconta “nella vita il Signore non toglie niente anzi ti ridà tutto”. Anche una moto, aggiunge sorridendo. “Nel 2013, quando ero ancora diacono, mio padre mi regalò una Harley-Davidson. Questo fatto richiamò un folto gruppo di ‘Harleysti’, miei amici della zona di Cesena, per una benedizione. Da qui nacque l’idea di benedire le moto e i biker ogni anno. Iniziativa che ho voluto continuare anche qui nella parrocchia di Budrio di Longiano dove sono adesso, nella zona del Rubicone, dal momento che ho trovato altre persone con la mia stessa passione”.

Vivere cristianamente la strada. “Lo scopo – ribadisce don Filippo che scrive anche di cinema per il settimanale diocesano Corriere Cesenate essendo laureato al Dams – è vivere cristianamente la strada. Chi si mette ‘in moto’ ha una forte voglia di ricerca di libertà”.

“Viaggiare in moto significa fare attenzione agli ostacoli, alla strada, significa restare in equilibrio, significa anche scomodità, tutte difficoltà da affrontare con lo stesso stile di chi si mette in cammino e alla sequela. Ogni gesto di un biker richiama l’incontro, l’aiuto reciproco, la fratellanza. La strada è vissuta da tutti, sia per diletto che per bisogno o necessità”.

Una vera e propria pastorale della strada: non è un caso che don Gionatan De Marco, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale del tempo libero, turismo e sport della Cei, abbia chiesto al sacerdote del clero cesenate di coordinare un “Tavolo della pastorale della strada”. “Purtroppo la pandemia ha un po’ bloccato l’iniziativa che spero possa riprendere”.

In moto da prete.  “Amo andare in moto ma lo faccio da prete. Indosso il mio giubbotto di pelle avendo il colletto da prete bene in vista. È un messaggio: niente può colmare la voglia di libertà che ognuno di noi coltiva nel suo cuore. Solo Gesù può farlo. Andare in moto con Gesù  ha un sapore unico”. Don Filippo sta raccogliendo tutte le sue riflessioni, nate sulla sella della sua Harley, in un libro di “Esercizi spirituali in motocicletta”: “Racconto ciò che vivo e parlo del benessere psicofisico e spirituale che può derivare anche dal guidare una moto. Argomento, tra l’altro, che ho trattato nella mia tesi di laurea in psicologia”. Nell’attesa di partire, il mese prossimo, con il suo motoclub alla volta della Slovenia, don Filippo ha invitato più volte il vescovo di Cesena, Douglas Regattieri, a salire in moto con lui, senza esito però. Chi sale in moto convinta, invece, è la madre di don Filippo che fa sfoggio del suo giubbotto di pelle che porta la scritta “niente paura sono la mamma del don”.

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