Roberta Pumpo
Il ritratto di una donna che ha vissuto tutta la vita al servizio degli ultimi cercando di sopperire alle necessità fisiche, materiali e spirituali delle persone che incontrava tanto da definirsi il “mestolino” nelle mani di Dio, vale a dire un semplice strumento domestico nel quale si era identificata per offrire agli altri quanto lei stessa attingeva dalla Parola di Dio. È quanto emerge dal libro “Enrichetta Beltrame Quattrocchi (1914-2012) Il Mestolino di Dio” di padre Massimiliano Noviello, frate cappuccino e postulatore della causa di beatificazione e canonizzazione dell’ultima di quattro figli di Luigi Beltrame Quattrocchi e Maria Corsini, i coniugi beatificati da Papa San Giovanni Paolo II nel 2001.
Il libro, edito da Morcelliana, è stato presentato questa mattina, 27 marzo, nell’aula Newman della Pontificia Università Urbaniana. In quattro capitoli padre Noviello ripercorre la vita di una donna che definisce “inzuppata” di Vangelo. Nata a Roma il 6 aprile 1914 e morta nella sua casa di via Depretis il 16 giugno 2012, a 98 anni, Enrichetta dopo aver rotto un fidanzamento e accantonato il desiderio di consacrarsi, comprese che la sua vocazione era quella di prendersi cura della sua famiglia. Una “vocazione ‘nuova’” l’ha definita il cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle cause dei santi, intervenuto alla presentazione del testo. Una vocazione “non catalogabile negli schemi tradizionali della vita cristiana. È la vocazione dell’essere figlia”. Il porporato, che firma la prefazione del libro, ha rimarcato che Enrichetta “sapeva di essere figlia di genitori santi, ma soprattutto visse fino in fondo il suo essere figlia”. La famiglia, ha spiegato, non rappresenta “solo il luogo dove diventare santi, ma è lo strumento per diventarlo”. Ha quindi colto l’occasione per annunciate che nel prossimo mese di novembre il Dicastero sta organizzando un convegno sulla dimensione comunitaria della santità. “Alla chiamata del Signore non si risponde solo in famiglia ma con la famiglia” ha affermato. Padre Massimiliano Noviello, che conosceva bene la venerabile, si è soffermato su quella che ha definito la “pro-vocazione” di Enrichetta intesa “come azione intrigante e come chiamata invitante. La pro-vocazione di Enrichetta – ha spiegato – consiste nell’invito non solo e non tanto ad una santità del quotidiano, quanto ad una santità su misura del proprio essere, del proprio carattere, perfino dei propri ‘sentieri interrotti’. Una pro-vocazione inoltre a saper vestire di naturalezza e spontaneità il proprio percorso interiore, anche nelle sue fasi complicate e struggenti, perché la proposta non sia artefatta ma veritiera”. L’incontro si è aperto con il saluto del rettore della Pontificia Università Urbaniana, padre Leonardo Sileo, per il quale è importante “riflettere sul dono dei santi e delle sante di Dio che vivono accanto a noi. I nostri occhi devono saperli riconoscere”. Per Sandra Mazzolini, decano della Facoltà di Missiologia, è necessario rendersi “conto che la santità non deve essere relegata a quella da ‘santino’ che riguarda solo alcune persone. Riguarda ciascuno di noi. I santi già riconosciuti dalla Chiesa sono i modelli da seguire per raggiungere qualcosa che è possibile a tutti”. All’incontro ha partecipato anche Francesco Beltrame Quattrocchi, adottato da Enrichetta nel 2010. Ha ricordato la “grande capacità della venerabile di parlare e di intrattenere relazioni con chiunque”. Ha inoltre ricordato a quando Enrichetta accompagnò il fratello Paolino, monaco trappista, durante un viaggio in Cina nel 1979. Si intrattennero per alcuni mesi ed Enrichetta “fu molto colpita dalla profonda fede dei cattolici in Cina”. Arnoldo Mosca Mondadori, saggista e poeta, partendo dal dipinto “La Vocazione di San Matteo” e dalla particolarità del raggio di luce che illumina i personaggi, ha dichiarato che per tutta la vita Enrichetta “ha fatto sì che la luce di Gesù la contaminasse e la convertisse”. La mattinata è stata moderata da Cesare Salvi, già ministro e senatore della Repubblica, legato alla famiglia Beltrame Quattrocchi da una lontana parentela. Tra le varie caratteristiche della venerabile ha annoverato il suo interesse per le auto delle quali “conosceva molto bene marche e modelli. Sapeva anche guidare molto bene”.
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