Di Ana Fron, Rubrica “Immigrazione”
Leggi la prima puntata: Quanti immigrati ci sono nel territorio della diocesi?
Leggi la seconda puntata: Immigrati e cure mediche – Informazioni utili
Leggi la terza puntata: Diocesi di San Benedetto, gli immigrati residenti sono 13.588, le nazionalità presenti nei vari comuni
Leggi la quarta puntata: Ana Fron: “La gratitudine”
Leggi la quinta puntata: Partenza senza arrivo
Leggi la sesta puntata: Le badanti e la loro condizione di vita
Leggi la settimana puntata: Considerazioni sulla Scuola e l’abbandono scolastico
Leggi l’ottava puntata: San Benedetto, Ana Fron: l’importanza della Comunicazione Interculturale
Leggi la nona puntata: I Sambenedettesi seguono con attenzione il caso di Omnia
Leggi la decima puntata: Ana Fron: “Zingaro!”
Mi occupo da qualche tempo della rubrica Immigrazione del giornale L’Ancora. Più o meno i miei articoli escono con cadenza settimanale. Sono cosciente che il tema Immigrazione è scottante perché divide l’opinione pubblica. Si insediano e cadono governi su temi come “sbarchi”, “cittadinanza”, “sicurezza” (legata all’immigrazione), i “campi rom” ecc.
Scrivo provando a far conoscere ai locali il mondo degli stranieri insediati nel territorio della Diocesi San Benedetto del Tronto, Ripatransone e Montalto delle Marche, perché ritengo che la conoscenza avvicinino le persone e porti ad una convivenza di qualità; sottolineando soprattutto ciò che unisce; secondo me, la voglia di vivere in pace.
All’uscita degli articoli, quasi sempre, condivido i link sui social per una maggiore diffusione. E proprio in quest’occasione noto un comportamento delle persone, alquanto bizzarro (con alcune eccezioni) e cioè, evitano di dimostrare interesse pubblicamente per i miei articoli.
Solitamente le pubblicazioni sui social suscitano dei riscontri, che dimostrano coinvolgimento e partecipazione. I social sono un mondo virtuale ma attivo; mi piace, non mi piace, commenti, simboli, emoticon e simili; le otteniamo sempre quando postiamo foto, per esempio.
La negata reazione agli articoli sui “social di piattaforma comune”, potrebbe essere motivata dal disinteresse per l’argomento o dal mio modo di scrivere, sicuramente imperfetto, ma la causa reale non è nessuna delle due. Gli articoli interessano e vengono letti, lo rilevo con certezza dalle risposte che ricevo in privato.
Allora mi viene in mente che c’è una resistenza nel affrontare il tema dell’immigrazione, al punto di non voler dimostrare pubblicamente complicità.
Il tema dell’immigrazione intimorisce la popolazione? Nel caso sia vero, proviamo a “trovare il bandolo della matassa” per capire il perché.
Sappiamo che la paura è un sentimento giusto, ancestrale, che ci aiuta a sopravvivere, tuttavia ostacola i rapporti interpersonali se fondata sui pregiudizi e sulla disinformazione.
Ma quali sono le nostre paure? Resistono ancora i soliti cliché sugli stranieri?
“Gli stranieri ci rubano il lavoro?”
No. Il lavoro c’è e ce n’è per tutti, anzi ad oggi ci sono settori che denunciano un grave fabbisogno di manodopera. In agricoltura, la mancanza di approssimativamente 100.000 lavoratori, rischia di compromettere la raccolta stagionale. Mancano sia braccianti che operai specializzati, come i potatori di alberi di ulivo e da frutta. Manca il personale per gestire gli animali da latte. Tuttavia, oltre l’agricoltura, anche il settore turistico, dei trasporti, quello industriale, soffrono mancanza di personale. Basta leggere Rapporti di associazioni di categoria (Coldiretti) o aprire un giornale o semplicemente accendere la televisione, per sentire notizie su tale problematica. Abbiamo necessità di invitare lavoratori dall’estero. I flussi di lavoratori stranieri destinati dallo stato da poco (69.000), si sono rivelati insufficienti e Coldiretti intende proporre un Decreto flussi bis. Non ripetiamo l’esperienza negativa dell’Inghilterra che, scegliendo la Brexit, con politiche di ingresso per stranieri fortemente limitative, rischia un’involuzione economica.
“Gli stranieri vengono da noi per delinquere?”
La sicurezza non viene compromessa dagli stranieri. L’associazione “straniero delinquente” è impropria e viene usata per fini elettorali da alcuni politici. Coloro che delinquono sono i delinquenti! Gli stranieri vengono in Italia con un progetto di vita ben preciso, che ha a che fare con l’aumento della qualità della loro vita. Sono interessati a lavorare, a studiare e ad integrarsi nella società per un futuro migliore.
Dai dati Eurostat si evince che nonostante l’aumento degli stranieri (richiedenti asilo), in Europa non cresce il numero di reati.
“Gli stranieri portano culture e religioni di cui fanno proselitismo?”
Partiamo dal presupposto che la Costituzione, con l’articolo 19, dà “… il diritto di professare liberamente la propria fede” …” tranne riti contrari al buon costume,..”
Rassicurati dunque da tale principio, ognuno può vivere la propria fede indisturbato. E, per quello che riguarda il proselitismo, possiamo rifarci al Vangelo di Marco, versetto 10:52, dove si racconta di Gesù che restituisce la vista ad un povero cieco “…Va, la tua fede ti ha salvato”…
Trattare la questione della nostra percezione circa il tema dell’immigrazione oggi è più necessario che mai; serve per sbarazzarci, una volta per sempre, dei giudizi preconfezionati e analizzare con oggettività il fenomeno.
C’è bisogno di famigliarizzare personalmente con questo argomento perché il futuro prevede una società multietnica e ci conviene recepirla per quello che in realtà è.
Ana Fron
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