M. Chiara Biagioni
“Portiamo aiuti di pace, non soltanto aiuti umanitari. Certo abbiamo 20 tonnellate di beni, 25 generatori che serviranno per i centri e i rifugi a Mykolaiv e Odessa, ma la cosa più importante che portiamo è il nostro corpo. Noi ci mettiamo la vita. Scegliamo di abitare il conflitto per cercare soluzioni di pace dal basso”. Con queste parole, Gianpiero Cofano, coordinatore della rete “Stop the War Now”, spiega la motivazione che ha spinto oltre 150 volontari di numerose organizzazioni della società civile italiana, a partire questa mattina per la quinta Carovana di Pace “Stop The War Now” diretta in Ucraina. I volontari si sono dati appuntamento a Padova dove dopo una conferenza stampa, sono partiti per raggiungere questa sera il confine ucraino passando dalla Slovenia e l’Ungheria. Percorreranno, tra andata e ritorno, 5000 chilometri e raggiungendo le zone assediate ad un passo dal fronte della guerra, per portare aiuto concreto alla popolazione civile e un messaggio di Pace e Nonviolenza. “Oggi partiamo in quasi 150”, ha ricordato Cofano, ma sommando i partecipanti a tutte le carovane organizzate fino ad oggi, sono andati nel paese nell’ultimo anno oltre 600 persone, con una missione permanente a Mykolaiv coordinata dall’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII. Molto è stato realizzato: sono stati portati a bordo di furgoni oltre 500 tonnellate di aiuti, 10 dissalatori che danno da bere a Mykolaiv ogni giorno a 50.000 persone, generatori elettrici per ospedali e centri di accoglienza. “Andiamo in Ucraina perché abbiamo scelto la via della pace e del dialogo che si concretizza attraversi gesti di condivisione diretta”, spiega Cofano che aggiunge:“La Costruzione della pace può e deve avvenire anche dal basso e sino a quando la politica non capirà che anziché il Ministero della guerra (chiamato oggi della difesa) non si promuoverà il Ministero della Pace non si avrà un mondo senza violenza, senza distruzione e morte, senza disparità e ingiustizie”.
Con questa iniziativa i movimenti e le associazioni di #StopTheWarNow vogliono lanciare un appello ai governi perché favoriscano un processo negoziale che consenta un immediato cessate il fuoco e si arrivi ad un accordo tra Ucraina e Russia. Lo ha sottolineato nel suo intervento Marco Mascia, direttore del Centro per i Diritti Umani dell’Università di Padova: “Abbiamo purtroppo un’Italia e un’Unione Europea che hanno perso la bussola. Quella bussola che ci era stata indicata dai padri fondatori, quelli che avevano dato vita alle Nazioni Unite, alla Comunità europea, al Consiglio d’Europa. Sta a noi oggi fare una forte pressione nel nostro paese per mobilitare l’opinione pubblica e fermare questa guerra”. A portare il saluto del comune di Padova ai volontari c’è Francesca Benciolini, assessora alla Pace: “siete qui in tanti e siamo orgogliosi che siete partiti da Padova per questa missione”, dice. “Siete tutte realtà che nel vostro impegno quotidiano costruite ponti di pace. Per questo il vostro ingaggio oggi è tanto più serio, perché non è l’emozione di un momento ma la costruzione di relazioni che attraverso le vostre attività intessete ogni giorno nel vostro territorio e nei territori del mondo in cui siete. È questa la garanzia del vostro impegno”. L’assessora ricorda che “sono le città, le scuole, gli ospedali ad essere distrutti dalla guerra. Sono le persone, le vite, le relazioni che saltano”. E aggiunge: “Ci deve essere qualche altra soluzione all’invio delle armi e finchè non continuiamo a farci la domanda, non troveremo risposte”.“Grazie di questo impegno perché se qualcuno non mostra che ci può e ci deve essere un’alternativa alla guerra, la strada della pace rimane invisibile”.
L’arrivo a Odessa è previsto per mezzogiorno di sabato 1 aprile. Il primo appuntamento è all’Ospedale pediatrico della città dove la carovana consegnerà alla presenza delle autorità e del direttore ungeneratore elettrico di 200 kilowatt acquistato grazie al contributo “significativo” dell’Arcidiocesi di Bologna e del cardinale Matteo Zuppi. A Mykolaiv, il gruppo sarà ospite della comunità evangelica della città che ha messo a disposizione il suo centro di recupero per alcolisti, un edificio a tre piani, dove saranno accolti i volontari. Il 2 aprile è la Domenica delle Palme. Sui furgoni, i volontari hanno caricato anche dei ramoscelli di ulivo. Si celebrerà una messa che vuole essere “un inno alla pace e alla fratellanza tra i popoli”.
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