Nuove gravi accuse per alcuni imputati nell’ambito del processo in corso in Vaticano per gli investimenti finanziari della Segreteria di Stato a Londra, tra cui il reato di corruzione. Il promotore di giustizia Alessandro Diddi, al termine della 54ma udienza, ha annunciato infatti in aula – secondo il “pool” di giornalisti ammessi nell’Aula polifunzionale dei Musei Vaticani – di aver presentato nuovi capi di imputazione, sulla base del risultato degli interrogatori, nei confronti di Raffaele Mincione, Gianluigi Torzi, Enrico Crasso e Fabrizio Tirabassi, tra i dieci imputati del processo in corso. In particolare, a Mincione, Torzi e Crasso viene contestato, in aggiunta alle altre accuse, il reato di corruzione; a Tirabassi e Crasso invece viene addebitato il reato di autoriciclaggio. Al centro della 54ma udienza, il controesame di Luciano Capaldo, professionista specializzato a Londra nel settore immobiliare e finanziario. Il teste, in particolare, ha sostenuto di aver svolto un’attività di videosorveglianza nei confronti di Gianluigi Torzi “su incarico del Sostituto alla Segreteria di stato, mons. Edgar Peña Parra”. “Una persona stimatissima per la quale cui mi farei ammazzare”, ha dichiarato. Di rimando, l’avvocato Marco Franco, difensore di Torzi, ha commentato: “E per la quale ha commesso un reato”. Una replica, questa, subito censurata dal presidente del Tribunale vaticano Giuseppe Pignatone, che ha definito tale atteggiamento “una cosa ignobile”. “Non è questo il modo di condurre un controesame, la vogliamo smettere?”, il rimprovero di Pignatone. La prossima udienza del processo è calendarizzata per il 19 aprile.
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