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FOTO Centobuchi, al via la XXVIII rievocazione della Passione di Cristo

MONTEPRANDONE – Si svolgerà venerdì 7 aprile, alle ore 21:00, a Centobuchi di Monteprandone, la XXVIII rievocazione della Passione di Cristo, organizzata dall’Unità Pastorale Regina Pacis e Sacro Cuore, guidate dai parroci don Armando Moricone e don Matteo Calvaresi.
Per l’occasione abbiamo intervistato i coniugi Gabriele Benigni e Gabriella De Cesare che da sempre sono i referenti di questa manifestazione.

Da quanto tempo esiste questa tradizione a Centobuchi?
L’idea è partita dal primo parroco della parrocchia Regina Pacis, ora Mons. Federico Pompei, che nel lontano 1992 coinvolse un Gruppo Giovani molto attivo di cui facevamo parte anche noi che all’epoca eravamo fidanzati e prossimi al matrimonio. Don Federico ci diede un copione per fare una rappresentazione vivente della Passione di Cristo: eravamo una quindicina di giovani e, aiutati da un paio di adulti della Parrocchia, riuscimmo in questa impresa per noi faraonica all’epoca, sia per l’inesperienza sia per la giovane età che ci forniva sì energia, ma anche molto timore. Invece andò tutto bene: ci fu una bellissima risposta da parte dei parrocchiani e, nell’arco di qualche anno, la manifestazione divenne molto seguita sia dai parrocchiani che dai fedeli delle zone limitrofe. Da lì non ci siamo mai fermati, se non per causa di forza maggiore nei primi anni di pandemia. Quest’anno siamo dunque arrivati alla XXVIII edizione.

Quante e quali scene verranno allestite quest’anno?
La nostra rappresentazione sarà, come al solito, itinerante e tre saranno i punti della cittadina in cui si svolgeranno le venti scene messe in atto. Si partirà da piazza dell’Unità dove verranno rappresentate due scene: l’Ultima Cena e l’arresto di Gesù nell’Orto degli Ulivi. Poi si giungerà processionalmente in piazza Regina Pacis dove ci saranno installati due palcoscenici sui quali verranno rievocati alcuni episodi delle ultime ore di vita di Gesù tra i quali il processo presso il tribunale del Sinedrio, la rinnegazione di Pietro, il triste confronto con Erode, la condanna decisa da Pilato, la flagellazione, la decisione del popolo di crocifiggere Gesù e molti altri. Si proseguirà poi verso Colle Gioioso che per noi si trasformerà nel Luogo del Cranio. Lungo il cammino assisteremo alle cadute di Gesù e ai suoi incontri con Simone di Cirene, la Veronica e le pie donne. Giunti al Golgota, Gesù, insieme ai due ladroni, verrà inchiodato e crocifisso.

Si tratta dunque di un evento comunitario. Quante persone saranno coinvolte nella rappresentazione?
È chiaro che, per realizzare una rappresentazione così ricca di scene, abbiamo bisogno di molti collaboratori: quest’anno le persone che hanno un ruolo ben definito saranno un centinaio, ma a queste bisogna aggiungere i figuranti che rappresentano il popolo ebraico e che saranno molto numerosi. Di questo siamo molto orgogliosi, perché sono molte le comunità, i borghi, le cittadine che ricordano fedelmente gli eventi del triduo pasquale, ma nessuno è caratterizzato dallo spirito di collaborazione che contraddistingue la comunità di Centobuchi. Lo dimostrano l’accoglienza, l’inclusività, la cooperazione tra figuranti, il lavoro instancabile di tutti gli organizzatori e animatori che accompagnano in ogni momento l’evento. Fin dall’inizio la nostra comunità si è messa all’opera con entusiasmo e viva partecipazione. Ognuno di noi ha sempre dato quel che era in grado di dare: alcuni artigiani hanno messo a disposizione il legno necessario per le scenografie, in particolare quest’anno per rinnovare le croci; un imbianchino, che ha un buon tocco, ha ridipinto tutte le scenografie che, a causa del trascorrere del tempo, si erano un po’ rovinate; alcuni elettricisti hanno provveduto a risistemare l’impianto elettrico; alcuni imprenditori che hanno aziende nel settore tessile ci hanno regalato le stoffe per realizzare gli abiti di scena; alcune signore di buona volontà e una sarta ci hanno dato una mano per cucire gli abiti. Insomma ogni dettaglio è sempre stato preparato e gestito grazie alla generosità e alla disponibilità di tanti parrocchiani che credono in questo progetto. Ringraziamo anche l’amministrazione comunale per la fattiva collaborazione alla riuscita dell’evento.

Perché un cittadino delle zone limitrofe dovrebbe venire a vedere la vostra rappresentazione?
Perché è edificante, spinge al bene: durante la deposizione, infatti, cerchiamo di lasciare nel cuore di chi ci ha seguito alcune riflessioni dettate dalla letteratura dedicata agli accadimenti. Non manca mai un messaggio finale ispirato spesso alle difficoltà e alle problematiche della società odierna. Quest’anno in particolare parleremo di pace e coinvolgeremo anche molti bambini della parrocchia.
La Pasqua è un momento centrale nella vita di fede di ogni cristiano e, se dopo la Resurrezione, il nostro cuore non cambia, allora non è Pasqua! Noi facciamo questa rappresentazione con semplicità, ma anche con tanta fede e speriamo, nel nostro piccolo, di contribuire a cambiare il cuore di qualcuno. A tal proposito vorremo condividere con tutti i lettori una poesia dell’arcivescovo cattolico statunitense Fulton John Sheen dal titolo “Un uomo in croce”:

Ero uscito di casa per saziarmi di sole!
Trovai un uomo nello strazio della crocifissione.
Mi fermai e gli dissi:
“Permetti che io ti aiuti a staccarti dalla croce?”
Ma lui rispose: “Lasciami dove sono;
lascia i chiodi nelle mie mani e nei miei piedi,
le spine intorno al mio capo e la lancia nel mio cuore.
Io dalla croce non scendo
fino a quando i miei fratelli restano crocifissi;
io dalla croce non scendo
fino a quando non si uniranno tutti gli uomini della terra.
Gli dissi allora:” Cosa vuoi che io faccia per te? ”
Mi rispose:” Va per il mondo e dì
a coloro che incontrerai
che c’è un uomo inchiodato sulla croce!

Questa lirica è un inno all’unità, all’essere tutti fratelli, a camminare insieme e ad impegnarci insieme per distaccare ogni Cristo dalla sua croce. Se, una volta terminata la nostra rievocazione, tornata a casa, anche una sola persona, trovasse il coraggio e la forza per unirsi ad un altro per distaccare un Cristo dalla sua croce, allora vuol dire che avremmo raggiunto il nostro obiettivo.

Carletta Di Blasio: