SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Nuovo appuntamento con la rubrica del lunedì dedicata alle opere letterarie che raccontano e fanno conoscere il nostro territorio. Oggi vi presentiamo il libro “Carta, penna e calamaio…Il cammino dell’istruzione nel Piceno dall’età antica ai giorni nostri” scritto dalla professoressa Gabriella Piccioni, realizzato per il Bim Tronto, e presentato nei giorni scorsi presso il Museo del Mare a San Benedetto.
Professoressa, lei inizia un attento lavoro di ricerca quando era studentessa, iscritta alla Facoltà di Lettere Moderne dell’Università di Urbino. Come nasce questo desiderio?
Quando ero studentessa universitaria già lavoravo come supplente, per brevi periodi, nelle frazioni montane del Piceno, persino pluriclassi, attive fino a qualche anno fa in paesi come Montegallo o Montemonaco. Questa tesi mi ha dato la possibilità, anche grazie al mio professore di allora, Gilberto Piccinini, recentemente scomparso, di unire la mia passione per la scuola, soprattutto quella più antica che profuma di “carta, penna e calamaio”, all’altra mia passione, quella per la ricerca storica nel territorio: piccole ma importanti storie, spesso dimenticate, anche nel mondo della scuola, mentre sono le più autentiche e interessanti.
In quest’opera storica sono riportati alla luce documenti d’archivio: reperti personali di studenti delle varie generazioni che, in particolare, dall’Unità d’Italia in poi hanno popolato le aule scolastiche dei vari paesi del Piceno. Ci spieghi meglio
Il libro è un cammino nella scuola picena attraverso i secoli, dalle origini al nuovo Millennio, tuttavia la tappa più importante è quella relativa al periodo post-unitario, che vede la nascita della scuola popolare, pubblica e gratuita. Inizia da quel momento un crescendo di possibilità nuove per chi nasceva in un borgo sperduto della montagna, o in un borgo di pescatori sulla costa: grazie all’alfabeto si poteva scegliere un mestiere diverso da quello dei padri, di determinare il proprio destino grazie alla cultura. Ricordo un’acuta metafora di mia nonna, semianalfabeta: diceva sempre che lei avrebbe voluto usare “la penna” e invece era stata costretta ad usare “la zappa”, e la sua sfida fu quella di garantire ai suoi figli l’uso della penna.
Professoressa, possiamo dire che questa sua opera letteraria è un po’ una sorta di cammino verso l’emancipazione?
Esatto, è un cammino verso l’emancipazione, soprattutto una conquista di diritti che passa attraverso l’alfabeto, che già lo scienziato Galileo nel 1600 considerava la più grande invenzione umana: senza la scrittura nessuna sua scoperta scientifica avrebbe potuto essere comunicata alla comunità e migliorata e dunque non ci sarebbe stato un reale progresso di civiltà. Bambini, donne, contadini, operai, pescatori: fu la parte più ai margini della società a beneficiare della scuola pubblica, perché la classe nobiliare aveva un’ottima istruzione anche prima, anzi molto più alta di quella odierna. L’alto sapere di pochi era ritenuto più importante di una mediocre cultura di tutti. Poi lentamente si è affermata l’idea di offrire a tutti le stesse possibilità: sarà poi lo Studium (la passione) a far raggiungere i migliori livelli nelle varie discipline ai più predisposti.
Lei riporta anche fatti ed eventi che hanno determinato il sorgere di scuole e istituti gloriosi che fanno parte della storia e dell’immaginario delle genti picene?
Mi sono soffermata sulla storia dei singoli Comuni o delle singole scuole, perché sarebbe stato un lavoro enciclopedico, tuttavia ho realizzato dei focus su personaggi, luoghi ed eventi del Piceno che sono stati nel corso dei secoli dei fari per la cultura nazionale, e non possono essere dimenticati. Un luogo: Ripatransone, vera capitale della pedagogia nel secondo Ottocento; un personaggio, Nicola Gaetani Tamburini, di Monsampolo, primo Provveditore della Provincia e attivo protagonista del Risorgimento, che aveva corrispondenze epistolari con altri noti patrioti, come ad esempio Cantù, Manzoni, Tommaseo; un evento: l’arrivo ad Ascoli nel 1950 della pedagogista Maria Montessori, che spiegò ai cittadini e ai maestri dell’epoca il suo innovativo metodo “a misura di bambino”.
In questa sua raccolta storica racconta anche di una biblioteca, presente a Monsampolo del Tronto, già dal 1600.
A Monsampolo vi era l’antica biblioteca tomistica di Sant’Alessio. Per i singoli paesi mi sono in qualche caso affidata a ricerche già svolte da storici locali, in questo caso ho beneficiato del contributo dello storico di Monsampolo Luigi Girolami, uno dei maggiori esperti, tra l’altro, della storia del presepe, fortemente legato al mondo della scuola.
In quest’opera sono presenti delle testimonianze che riguardano anche il nostro territorio. Ce ne può citare alcune?
Tra le testimonianze di San Benedetto ho inserito quella del già professore di filosofia Giancarlo Brandimarti del liceo scientifico Rosetti e quella di una ex studentessa del liceo classico Leopardi Francesca Contisciani, ora studentessa di medicina al San Raffaele di Milano, tra l’altro figlia del presidente del Bim Tronto Luigi Contisciani, che ringrazio per aver dato la possibilità di pubblicare, a titolo gratuito, la mia ricerca e di farne sono ai cittadini piceni in occasione del decennale del Pacchetto scuola Bim. Infine, c’è anche una testimonianza di un professore di arte, il noto scultore Giuliano Giuliani, che ha da poco esposto le sue opere al parco del Colosseo invitando a far innamorare i ragazzi della bellezza dell’arte e della cultura. È proprio questo invito vorrei estendere a tutti i lettori e agli studenti di oggi è di domani.
Quanto è importante, a suo avviso, per le giovani generazioni conoscere il passato e le battaglie per la conquista dell’alfabeto portate avanti da chi li ha preceduti?
Conoscere il passato della scuola, e in particolare quello del proprio territorio, è fondamentale per capire le vulnerabilità e le potenzialità della scuola per progettarne il futuro. La politica scolastica degli ultimi decenni è stata miope. Una riforma del sistema scolastico deve essere pensata per il lungo periodo e soprattutto va prima sperimentata, e non può prescindere dalla conoscenza della storia della scuola e da un coinvolgimento di tutte le parti in causa. Nell’ultimo capitolo, a tal proposito, si dà voce ai vari protagonisti della scuola del 2020 nei Piceno, che riportano le loro esperienze e la loro visione della scuola, così come l’hanno vissuta come l’avrebbero voluta.