M. Chiara Biagioni
“La voce del Papa non ha mai smesso di arrivare in Russia e questo lo dimostra, nonostante pochi, veramente pochissimi casi, la stima ultima che a tutti livelli c’è per il Santo Padre”. Così mons. Paolo Pezzi, arcivescovo di Mosca e presidente dei vescovi russi, commenta “le parole accorate di preghiera – dice – per le mamme dei soldati uccisi nella guerra”, pronunciate all’udienza generale di mercoledì 5 aprile. “Anche noi abbiamo pregato in questo tempo per le mamme, per gli stessi caduti”.“Come sappiamo benissimo, tutti i morti in guerra non hanno più colore, non hanno più segni distintivi. L’unico segno è il cuore grondante di sangue che grida e che si eleva a Dio perché li accolga nel suo Regno”.
Eccellenza, è mai venuto personalmente a contatto con madri che hanno perso figli in Ucraina?
Personalmente non conosco direttamente situazioni di madri in lutto per questa guerra, anche se sappiamo che ce ne sono. La mia esperienza riguarda madri di caduti in altri conflitti precedentemente. Non sono una madre ma attraverso l’esperienza di queste madri che ho incontrato, posso confermare che forse non c’è un dolore più grande che la perdita del proprio figlio soprattutto quando questa perdita avviene in un modo ultimamente incomprensibile, che appare senza senso.
Arriva la voce del papa in Russia? Quanto è importante la sua vicinanza anche al popolo russo toccato dal conflitto in Ucraina?
Si può non essere d’accordo con lui, si può pensarla diversamente ma certamente si riconosce in lui un uomo vero, un uomo di Dio che comunque non si può evitare, ignorandolo. Certo, si può non rispondergli, si può non accogliere i suoi appelli ma nessuno ignora invece la sua sincera vicinanza al popolo russo.
Il cuore del Papa è in Ucraina ma anche in Russia. Lo state aspettando? Quanto è importante la voce del vescovo di Roma per una apertura dei dialoghi per la pace?
Certo che lo stiamo aspettando il Papa. E direi che ogni giorno che passa, l’attesa si fa più sentita.
Ma non è possibile, almeno a me e ad oggi, sapere se ci siano delle ipotesi per questo viaggio. Però certamente posso dire che la voce di Papa Francesco è una voce che viene ascoltata per cogliere dei possibili canali e delle possibili aperture per iniziare un dialogo per una pace giusta, per una pace vera.
Oggi, Venerdì Santo, si ripercorre la passione di Gesù. Quali tappe della via crucis lei sta vedendo in questa terra con particolare intensità?
Come è tradizione qui a Mosca, abbiamo già fatto la Via Crucis il sabato prima della Domenica delle Palme. Normalmente la facciamo per le strade attorno al quartiere della cattedrale. Quest’anno, alla luce di una situazione che non è così tranquilla a seguito dei recenti attentati avvenuti a San Pietroburgo, accogliendo la richiesta delle autorità, abbiamo svolto questa Via Crucis, nel perimetro della cattedrale. Non sapevo quindi di queste parole del papa però mi sono in modo particolare soffermato sulla stazione della Via Crucis in cui Gesù incontra sua madre, le donne e la Veronica. In particolare, mi ha colpito riascoltare una poesia di Giovanni Paolo II sulla Veronica in cui dice: “Nacque il tuo nome da ciò che fissavi”. Penso che per le madri, soprattutto per le madri che perdono figli in guerra, non ci sia niente che possa consolare e far ricominciare, come il guardare fissi a Cristo. Questo sguardo che è uno sguardo di fede e di conversione, è quello che ci può far cogliere già nella Croce, la Resurrezione.
La Resurrezione. La pace oggi potrà risorgere ancora e come?
La Resurrezione è ciò che porta la pace. Ma la Resurrezione porta la pace nella storia. Non è già il mondo futuro. Non è la pace eterna, come recitiamo nelle preghiere per i defunti. E’ la pace nella storia. “Pace a voi”, dice il Risorto. La pace di Cristo Risorto è la luce che ci accompagna quando le circostanze sono così ingarbugliate e complesse, quando è realmente difficile venirne fuori.