SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Anche quest’anno il Comune di San Benedetto del Tronto non ha voluto mancare alla commemorazione della tragedia del “Moby Prince” nel 32esimo anniversario della tragedia che, il 10 aprile 1991, vide il traghetto distrutto da un incendio sviluppatosi dinanzi al porto di Livorno. Tra le fiamme morirono 140 persone tra cui il sambenedettese, membro dell’equipaggio, Sergio Rosetti. La città era rappresentata dalla consigliera comunale Giselda Mancaniello con il gonfalone della Città di San Benedetto del Tronto scortato da un rappresentante della Polizia Municipale.
La giornata del 10 aprile si è aperta con la cerimonia di deposizione di una corona di alloro dinanzi al monumento che ricorda le vittime che sorge alla Fortezza Nuova: l’opera è costituita da un rettangolo di metallo da cui sporgono 140 “rilievi” che rappresentano le 140 richieste di aiuto purtroppo non ascoltate. La delegazione sambenedettese, di cui faceva parte anche Nicola Rosetti, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime, è stata accolta da Luchino Chessa, figlio di Ugo, comandante del “Moby Prince”. Quindi si è tenuta la cerimonia religiosa nella cattedrale della città toscana.
Nel primo pomeriggio, il Palazzo Civico ha accolto la commemorazione ufficiale con gli interventi del Sindaco, che ha ringraziato le delegazioni intervenute, e i rappresentanti delle istituzioni presenti. Nicola Rosetti ha voluto pubblicamente ringraziare l’Amministrazione comunale di San Benedetto del Tronto per aver voluto intitolare al padre Sergio e a tutte le vittime del Moby Prince un parco cittadino.
Toccante il messaggio del rappresentante dei familiari delle vittime di un’altra sciagura avvenuta in Toscana, quella dell’esplosione del treno in transito alla stazione di Viareggio, che ha ricordato la battaglia comune delle due associazioni per chiedere verità e giustizia per le vittime.
Nel pomeriggio, un corteo si è mosso da piazza del Municipio fino al porto dove è stato deposto un cuscino di rose donato dal Presidente della Repubblica mentre una corona di alloro è stata posta ai piedi della lapide che riporta tutti i nomi delle vittime. Sono seguiti la lettura dei nomi dei 140 morti e il lancio in mare di 32 rose rosse, una per ogni anno trascorso dalla notte del 10 aprile 1991.